venerdì 3 aprile 2009

Un primo stop alla Legge 40/04

Avete letto il giornale? Legge 40, stop della Consulta "No a limite di tre embrioni", citava l’articolo riportato su Repubblica.
Per chi contro la legge 40/04 ha inveito, per chi ha esultato speranzosa nel referendum del giugno 2005 per poi piangere in silenzio (ero in attesa da poco, ma molte altre donne no), ieri è stata una giornata di sole nonostante fuori piovesse. La mia storia in parte la conoscete e se non la conoscete la potete leggere qui. Oggi però voglio aggiungere qualcosa.
Quando la legge 40/04 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, avevo da poco scoperto che tutte le cure fatte negli anni precedenti erano quasi inutili perché gli esami prescritti dal protocollo FIVET avevano rivelato una traslocazione robertsoniana simmetrica tra il 14 e il 15 cromosoma, che tradotto: c’era un minuscolo cromosoma ribelle che invece di stare al suo posto si era seduto nel banco del vicino. Questa presenza indisciplinata poteva non creare alcun danno o crearne molti: poteva far vivere un ovulo fecondato per sole poche ore, poteva impedire che lo stesso sopravvivesse oltre il terzo mese o portare ad un bambino con notevoli ritardi mentali, ci disse la genetista. Viste le premesse era consigliabile effettuare un'analisi preimpianto, ma la legge incriminata lo vietava. Capo VI, Art 13. comma 3.b: Sono, comunque, vietati ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell'embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo” e il comma 2: “La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative.” Non cercavo un figlio alto, bello, biondo con gli occhi azzurri, avrei voluto solo saper se un particolare embrione crescendo avrebbe avuto o meno problemi gravi, avrei voluto poter fare quello che durante le mie successive gravidanze è stato fatto grazie ad esami specifici sul liquido amniotico. Ma proprio qui stava il punto: avrei potuto ricorrere a "metodologie alternative", verificare se quell’embrione era sano anche dopo l'impianto ed eventualmente sopprimerlo, dopo averlo partorito, nel rispetto della legge. Ma c’era un altro aspetto della legge che proprio non digerivo: il non poter conservare gli embrioni per un successivo impianto. Capo VI, Art 14. comma 2: “ Le tecniche di produzione degli embrioni, tenuto conto dell'evoluzione tecnico-scientifica e di quanto previsto dall'articolo 7, comma 3, non devono creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre”.
Visto che di cure ormonali ne avevo già fatte molte, visto che sapevo come reagiva il mio corpo e la mia testa, non è che fossi così felice all’idea di dover provare ogni volta con un ciclo di stimolazione ovarica, scegliere tre ovuli arrivare a tre embrioni e impiantarli tutti subito. E se nessuno fosse sopravvissuto? Se la Fivet non avesse portato ai risultati sperati? Avrei dovuto rifare tutto dall’inizio quando sarebbe stato tecnicamente possibile tornare in laboratorio, recuperare i miei ovuli fecondati e provare di nuovo. Il referendum voleva restituire alle persone il diritto di scegliere. I punti su cui eravamo chiamati ad esprime il consenso o meno, recitavano più o meno così: consentire la produzione di embrioni in eccedenza rispetto a quelli necessari per un unico e contemporaneo impianto; consentire la crioconservazione degli embrioni eccedenti; consentire interventi sull'embrione con finalità diagnostiche e terapeutiche generali; ampliare i diritti della donna nella procreazione assistita; permettere la fecondazione eterologa; utilizzare gli embrioni per la cura di nuove malattie, permettere quindi alla ricerca di utilizzare cellule staminali embrionali. Ero di parte ma non mi pareva che il referendum fosse contro la vita come è stato pubblicizzato da molti politici e altrettanti prelati, ma il referendum è stato inutile per mancato raggiungimento del quorum elettorale. Ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità del citato Art.14 comma 2: non più un unico e contemporaneo impianto e con un massimo di tre embrioni; e dell’Art 14 comma 3: non più il trasferimento degli embrioni appena possibile senza prestare troppa attenzione alla salute della donna. E ancora la Corte ha dichiarato inammissibili l’ Art. 14 comma 1 e 4 e quindi sì alla crioconservazione degli embrioni come alla possibilità di riduzione embrionaria di gravidanze plurime; e l’Art.6, che impediva di revocare il consenso all’impianto dopo la fecondazione dell'ovulo. Un primo passo avanti, un passo verso il rispetto per le persone, un aiuto per tutte le coppie che stanno ancora cercando un figlio e che non hanno un conto in banca tale da permettere di varcare i confini italici e provare altrove. PS: Sono madre oggi. Ho provato una gioia indescrivibile quando la mia 73° ecografia interna ha rilevato la presenza di un battito cardiaco: in quel momento non avevo davanti agli occhi una cavia da laboratorio ma quello che speravo diventasse mio figlio. Ho pianto e inconsciamente camminato per quasi due chilometri senza accorgermene mentre ripetevo in continuazione ad Antonio che c'era, questa volta qualcosa c'era davvero. Oggi più di ieri non trovo giusto che una legge mal scritta impedisca ad un uomo e una donna di diventare un padre o una madre. Ed è ancora più ingiusto che ci siano voluti cinque anni prima che qualcosa cambiasse.

5 commenti:

  1. Ti mando un abbraccio
    Isa

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  2. Ciao, ho letto qualcosa di te qui sul tuo blog e su VereMamme.
    Oggi ti lascio questo commento, perché anch'io ho accolto la notizia del pronunciamento della Consulta con la speranza che sia un buon inizio, sulla strada dello smantellamento di una legge che proprio non mi va giù.
    Ho avuto di la grande fortuna di non avere difficoltà a concepire i miei bambini e, ti dico la verità, non so fino a che punto mi sarei spinta con le terapie, soprattutto per la paura di illudermi e soffrire tanto...
    Però cosa importa?
    Ognuno deve avere il diritto di scegliere, di difendere la propria salute e quella dei propri bambini dal rischio di difetti genetici gravi.
    E nessuno deve avere l'arroganza di giudicare, di vietare e, soprattutto, di pensare che certe questioni non lo riguardino...
    Perché, secondo me, nel 2005 l'astensionismo non è stato frutto solo di una certa campagna elettorale, ma anche di un moralismo facile da esibire quando si pensa di non essere coinvolti.
    Speriamo, davvero, che questo si un buon inizio, contro l'ottusità.

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  3. @Isa un abbraccio a te e grazie per la chiacchierata di oggi!
    @Mamma in 3D: un grazie per essere passata prima di tutto. E' difficile pensare a cosa si farebbe in situazioni che non ci toccano da vicino e condivido pienamente il tuo pensiero: si può anche pensare che una tematica non ci riguardi o che in situazioni analoghe ci comporteremmo in modo diverso e avere comunque rispetto per le scelte altrui. Quanto meno consentire di scegliere.

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  4. cara, io non so cosa voglia dire un calvario del genere, ma da giornalista che si occupa di temi legati alla salute e alla scienza credo fermamente nelle possibilità che offre la ricerca scientifica e a stento nascondo l'irritazione quando sento parlare, spesso con toni pseudo etici e ancor più spesso senza che chi parla ne abbia capito un acca, di bloccare la ricerca sulle staminali o di fermare la ricerca (???). Stessa irritazione quando si parla della Legge 40, nata per colmare un vuoto legislativo in materia, quindi legge necessaria, è venuto fuori un provvdimento assolutamente sbagliato.
    La vita nasce con la donna e nasce solo quando una donna la accetta nel suo grembo e le permette di crescere, non quando due cellule vengono unite in laboratorio. La legge 40 è sbagliata perchè sbagliato è il suo presupposto di base: non viene prima la donna, viene prima l'embrione; non si pensa al diritto alla salute della donna ma al diritto a vivere dell'embrione; ma non parliamo dei milioni di embrioni abbandonati nei centri di fecondazione assistita che per legge non possono essere eliminati e nemmno essere utilizzati per la ricerca sulle staminali embrionali... ci manca solo che qualcuno ci dica che dobbiamo, per legge, metterceli nella pancia a forza e dargli la vita
    scusa la parlantina... mi sono fatta prendere dal discorso
    baci

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  5. @MammaNews: che scusa, mi fa piacere tu sia passata. Con me sfondi un muro mai costruito. Inutile dirti che condivido tutto, purtroppo però di leggi ingiuste ce ne sono e per quanto non ne senta parlare da un po' anche quella sul testamento biologico almeno nella bozza che avevo visto tempo fa non mi sembrava un capolavoro. Strano sai per legge qualcuno si avoca il diritto di decidere se e come nascere e morire: non dico che non ci voglia una regolamentazione, ma cum grano salis.

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