Zio Giò ha deciso di vendere la sua moto verde.
In realtà, nessuno crede che lo zio si priverà a lungo del suo più profondo e intimo amore: forse la venderà ma siamo certi che prima dell’estate ritornerà sui suoi passi.
La moto è parte di zio, del suo vissuto e si potrebbe scrivere un libro su di loro.
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Era inverno e mio fratello, da poco zio, sfrecciava felice a 120 km orari su una impervia e innevata statale alpina. Con lui la fidanzata, in equilibrio sulle due ruote.
Un click, una foto in bianco e nero per la sua collezione privata: panorama innevato sullo sfondo, la moto ritratta da dietro e due figure ricurve e abbracciate di spalle. In bella mostra la targa.
Zio Giò pagò regolarmente la multa ma pensò di notificare quale autista del suo bolide 636, nonna Grazia. In effetti tutti sanno che nonna ha un passato da centauro delle due ruote: ha la patente da quarant'anni, ha guidato l'auto una sola volta in vita sua giusto il tempo di andare dalla scuola guida a casa con l'auto del fratello: lei a casa ci è arrivata, l'auto no.
Ma per non far perdere quei due o tre punti di patente al figlio, la nonna era disposta a sacrificarsi e a giurare il falso anche al telefono: come centauro ha qualche speranza, come attrice nessuna.
Io avevo ricevuto l’incarico di spedire la documentazione, arrivata in posta avevo notato che mancava una firma e per non tornare… insomma la penna l’avevo.
Tutti convocati in caserma per accertamenti: zio, nonna e io.
Il mio ruolo in realtà era di solo supporto psicologico, sostegno morale: avevo studiato, potevo essere d'aiuto. Si perchè per mia mamma la laurea serve a tutto, quando serve. Hai studiato: improvvisati avvocato. Hai studiato: la medicina è il tuo pane. E che è? Ho fatto Economia Aziendale, giusto il supporto morale vi posso offrire.
E poi nessuno sapeva che la firma era mia, almeno non lo sapevano ancora.
Dicevo: zio, nonna, io e Marco che aveva quattro mesi, ciucciava solo il mio latte, non poteva stare altrove.
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Entriamo in questo piccolo commissariato di montagna, ci presentiamo, ci guardano, ci additano e ridacchiano. Un poliziotto si allontana e dopo alcuni secondi escono altri due colleghi che ci guardano e ridono anch'essi.
Invece della nonnetta centauro che sfreccia con la sua 636 sulle cime alpine portando a passeggio il figlio più che ventenne si trovano davanti mia madre: altezza 1,58 cm. per 90 kg di peso.
La prima cosa che mi viene in mente ora è "assomiglio al papà", la seconda "non aggiungo altro".
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In sintesi:
_interrogatori separati per zio e nonna (esonerata in seguito);
_nonna agitata e fuori di sè durante l'interrogatorio del figlio: "è più di un ora che è dentro! Lo stanno picchiando, tu non sai come vanno le cose, si sente tutti i giorni: ti prendono per una stupidaggine e ti rovinano. Chiama l'avvocato, no chiama la polizia prima!";
_Marco ha fame: "C'è un posto dove posso allattare un bambino in questo commissariato?"
_zio: aveva raccontato tutto, cercato di salvare la faccia della sorella falsaria madre di una creatura innocente, tutelato la nonna appellandosi alla sanità mentale, perso i due punti della patente e affidato il tutto ad un suo amico avvocato.
_poliziotti: "chiama noi la prossima volta e se non vuoi perdere due punti sulla patente basta che paghi il doppio della multa. "
Lo zio aveva cercato di fare il furbo ma chi fa le leggi è molto più “furbo” di lui! Questa è la giustizia in Italia.
Insomma zio Giò, se vendi la moto cosa scrivo nei prossimi articoli?