domenica 23 febbraio 2020

Come la peste

 Il  tam tam di notizie di questi due giorni mi ha fatto riaprire un libro che non rileggevo da tempo “I PROMESSI SPOSI” e oggi ho tutto il tempo per riprendere questo capolavoro. Nel capitolo XXXI:

“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrare con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, com’è noto; ed è noto parimenti che non si fermò qui……

Il Tadino e il Ripamonti vollero notare il nome di chi ce la portò per primo, e altre circostanze della persona e del caso: e in fatti, nell’osservare i princìpi di una vasta mortalità… nasce una non so quale curiosità di conoscere que’ primi e pochi e nomi che poterono esser notati e conservati….

Sia come si sia, entrò questo fante sventurato e portator di sventura, con un gran fagotto di vesti comprate o rubate a soldati alemanni; andò a fermarsi in una casa di suoi parenti, nel borgo di porta orientale, vicino ai cappuccini; appena arrivato, s’ammalò; fu portato allo spedale; dove un bubbone che gli si scoprì sotto un’ascella, mise chi lo curava in sospetto di ciò ch’era infatti; il quarto giorno morì.

Il tribunale della sanità fece segregare e sequestrare in casa la di lui famiglia; i suoi vestiti e il letto in cui era stato allo spedale, furon bruciati. Due serventi che l’avevano avuto in cura, e un buon frate che l’aveva assistito, caddero anch’essi ammalati in pochi giorni, tutt’e tre di peste. Il dubbio che in quel luogo s’era avuto, fin da principio, della natura del male, e le cautele usate in conseguenza, fecero sì che il contagio non vi si propagasse di più….”

Non siamo nel ‘600 ma le paure dell’uomo sono irrazionali e sono le stesse di un tempo. Un grazie a tutte le persone che stanno lavorando per gestire questa emergenza!!!