"Sto per diventare mamma, sono felicissima. Devo informarmi di questo esserino che ho dentro, di lui non so nulla. Solitudine, io? Neanche per sogno."
Poi i miei figli sono nati: il parto naturale “che sguscerà via in una sensazione liquida e piacevole che si imprimerà nella memoria per sempre”; il senso di vuoto e di strappo per quel cesareo improvviso; la stanchezza; il bisogno di non farsi assorbire totalmente dai figli e il riuscire a dire: “spesso gioco con i miei bambini e li coccolo mentre leggo un libro".
E Marilde tutto questo lo racconta traducendo in un linguaggio semplice e fluido sentimenti, dubbi, paure che ho vissuto e che pensavo fossero solo mie. La solitudine del silenzio, del non detto, del credere particolare ciò che dovrebbe urlare la sua universalità.
Grazie alle sue parole sta aumentando dentro me la consapevolezza di ciò che non voglio essere.
Parla di madri, di donne, di uomini e di padri , del loro ruolo: "... e dimenticare un rapporto paritario con i propri figli, perché non è affatto sano per un figlio avere un padre per amico.”
Ma il libro va oltre, introduce in un mondo affascinante e a me sconosciuto: i laboratori di arteterapia e l'esperienza delle donne che ne hanno preso parte.
Mi sono chiesta perchè non consigliano il libro al corso preparto (o forse ora lo fanno): la parola "solitudine" mi avrebbe fatto desistere dalla lettura durante la gravidanza ma avrei sentito il bisogno di leggerlo subito dopo.
PS: Grazie Marilde!
bello da leggere. Però io non so che madre sono stata e sarò. Da mamma di adolescente ogni giorno cambia l'opinione di me come madre: un giorno penso di aver fatto un buon lavoro mentre un altro penso di aver sbagliato tutto. Penso si possano leggere tanti libri che fanno sentire solidali ma penso che ogni madre è unica con suo figlio e unica la sua esperienza difficile da confrontare con altre lapatrizia
RispondiElimina@lapatrizia: Il confronto è difficile e se c'era un aspetto che proprio non sopportavo i primi tempi erano i consigli, spesso invadenti, partendo dal proprio vissuto, un vissuto a volte vecchio di anni, generazioni. Però se è vero che l'esperienza di ognuno è unica, oserei dire unica per ogni figlio, per le peculiarità che ciascuno ha, è anche vero che la maternità accomuna. Marilde in questo libro non dà consigli, non ti dice cosa è meglio fare, parla di esperienze, di biografie in cui si può trovare parte di sè o da cui attingere. Poi ognuno vive la sua vita più o meno arricchito da quello che legge e impara. Condivido i dubbi sull'avere fatto un buon lavoro o meno. I miei figli sono piccoli ma io mi ripeto ogni sera "io speriamo che me la cavo..."
RispondiEliminaVengo a leggerti stamattina e guarda cosa trovo! Grazie. Anche io non sopportavo i buoni consigli
RispondiElimina(terribili) e coltivo il dubbio sulla madre che sono stata e che sono. Le certezze in alcuni campi penso siano pericolose.
@Marilde: Grazie a te, sinceramente.
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