martedì 31 marzo 2009

Intervista alla redazione_marzo

"Buongiorno."
"Buongiorno a lei."
"Parliamo di blog oggi. Nella rete ce ne sono tanti, molti scritti da mamme. Cosa ne pensa?”
“Mi piace questa domanda. A dire il vero c'è un po' di tutto e mi ha stupito scoprire che molte donne riversano nella rete la loro quotidianità. Spesso vengono affrontati temi identici ma in modo diverso, personale. Differente è lo sguardo che osserva e descrive: alcune usano l'ironia, altre no; alcune parlano delle loro emozioni rendendole universali, altre sono più concettuali. Spesso il modo di raccontare varia con l’età e l'esperienza. Aggiungo che molte delle donne blogger che leggo sanno usare la penna o la tastiera (per citare una amica blogger)!”
“Ma legge tutti i blog che incontra in rete? Se no, come sceglie?”
“Quando incontro un blog nuovo leggo articoli sparsi. Se il blog mi interessa, se mi piace il modo di scrivere oltre al contenuto allora riparto dall’inizio. Molti blog sono dei veri e propri libri."
“Ancora una domanda. Perché non compare la parola "mamma" nel suo blog e nemmeno nella descrizione che dà di sé?”
“Perché “mamma” è uno degli aspetti della mia vita, il più importante e impegnativo in questo momento, il più appagante e il più stancante ma non il solo. E poi quando ho aperto il blog, l’essere mamma stava ostacolando non poco il mio lavoro fuori casa e forse la mia testa lo rifiutava. Quello che voglio è uno spazio mio, fisico e temporale, in cui parlare di quello che mi va: due minuti o tre appunto. Però nella descrizione avevo aggiunto la parola mamma.”
“Perché l’ha tolto?”
“Perché non so dare una descrizione di me, la sintesi è sempre stato un problema, preferisco fare parlare gli articoli. Prima o poi quando mi sarò capita meglio metterò una bella descrizione.”
“Un po’ di confusione insomma.“
“Sana confusione o sano caos. O per dirla con parole Altrui che ormai sono uno slogan pubblicitario ”Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante!”
“Partorire appunto… ma non ci aveva accennato anche ad un altro progetto?”
“Nella testa ho tanti progetti, tanti sogni, tanti desideri. Alcuni dipendono solo da me, in altri mi sto impegnando, vedremo.”
“Grazie e alla prossima.”
“Grazie a lei!”

PS di tarda sera: l'ho visto solo ora ma c'è un bellissimo post che si lega al tema trattato: piattinicinesi: di mamme blogger ed altre madri (the day after)

lunedì 30 marzo 2009

Lo strano caso dello scontrino perso a mezzanotte

Da quando abbiamo i bambini la farmacia è diventata un luogo familiare; complice la tessera punti fedeltà, l'apertura notturna e la vicinanza a casa: la farmacia è sempre la stessa.

Giovedì sono andata ad acquistare dei farmaci. Ho speso una discreta cifra e mentre commentavo con Antonio, mi sono accorta che c'era un errore: erano stati addebitati due volte i cerotti per i dolori reumatici e non la tachipirina per bambini.
Non avevo nulla a conferma dell'accaduto ma al telefono mi ha risposto il farmacista del pomeriggio che ricordava me o forse i bambini.
Mi ha rilasciato un buono da spendere entro 30 giorni.
Come fu come non fu... il buono è andato perso: nessuna ricevuta per il 730, addio sedici euro!
Ricordo che era tardi, stavo ultimando di pulire casa, volevo dormire; ricordo di aver pensato che era preferibile spostarlo onde evitare che andasse perso ma anche che se l'avessi tolto dalla vista me ne sarei dimenticata; ricordo di avere buttato in pattumiera diversi fogli colorati da Marco durante il pomeriggio; non ricordo altro.

Ieri sera avevo urgente bisogno di un farmaco, abbiamo guardato ovunque ma lo scontrino con annesso buono non c'era.
Sono andata in farmacia per il mio acquisto. C'era la stessa persona al bancone. Gli ho spiegato il fatto e chiesto se si poteva fare qualcosa. Già immaginavo la risposta che ritenevo ovvia e invece quell'uomo un po' sbadato -lui non io!- mi ha stupito, si ricordava dell'accaduto.
Tutto è bene quel che finisce bene!

A dimenticavo: mi sono appena accorta di avere lasciato la tessera sanitaria al farmacista, non sono mai stata smemorata, sarà mica amore questo!

sabato 28 marzo 2009

Luca

Ancora non parla, al suo "Knu" si sono aggiunti molti altri suoni tutti in egual misura incomprensibili se non associati a gesti, sorrisi, grida: "Eh gr! Eh kn! Eh ba! Eh ma! Ba Ba! Ah Ah!". Solo "Mamma!" viene scandito in modo chiaro.
Ci conquista ogni giorno con l'espressività dei suoi gesti silenziosi, con la comicità delle sue smorfie, con il suo guardarti in modo adulto con occhi che sembrano capire la gioia o la tristezza di chi lo osserva.
Ci intenerisce con i suoi abbracci, il suo appoggiare la testa sulle nostre gambe quando vuole le coccole, il suo dare piccole pacche sulle spalle, i suoi sorrisi a cinque denti e i suoi baci elargiti a bocca aperta quando gli chiedo "un bacino!".
Ridiamo per la sua buffa camminata molleggiata che abbandonato Chaplin non ha eguali; ridiamo quando rincorre il fratello urlando come un invasato e ci fa impazzire quando finge di fare l'offeso per qualche rimprovero e si mette a camminare stizzito con la testa bassa, china da un lato.
Ci affascina il suo sperimentare ogni cosa senza timore: il salire e scendere le scale in quasi totale autonomia, la sua precoce capacità di indicare il vasino per fare pipì.
Gioca molto insieme a Marco, ma ha anche capito che il fratello non sempre è disponibile al gioco, anzi spesso lo allontana in malo modo; a volte si ribella altre volte lo guarda stupito e aspetta con pazienza il suo turno, poi cerca di imitarlo e ride.

Trascorrere una intera giornata con lui, poterlo accarezzare, abbracciare e coccolare senza essere disturbati, è stato bellissimo!

venerdì 27 marzo 2009

Renata: power!

Mi chiamo Renata.
Non mi è mai piaciuto particolarmente il mio nome ma poteva andarmi peggio. Per quella strana combinazione di usanze, tradizioni, parentele e amicizie fossi nata maschio sarei stata quasi sicuramente Tarcisio. (non me ne vogliano i Tarcisio)
Si dà il caso che il mio nome è si bruttino ma non molto diffuso, così quando ieri ho letto che MAQ digitando il suo acronimo su internet era entrata nel suo blog, ho provato anche io.
Digito Renata ed esce . Caspiterina batterie per orologi, al litio, ricaricabili: POWER!
Mi sentivo galvanizzata nel leggere Renata fa questo, Renata fa quello o forse era la mia pessima traduzione dall'inglese. Ma come tradurreste voi: "Renata offers a suitable power source for any electronic device"? La mia diventa: "Renata è una fonte di energia inesauribile in ogni situazione.".

Il sapere di essere il top dei top delle batterie, di essere energia all'ennesima potenza mi ha ridato la carica per affrontare la giornata.
Così dopo l'uscita forzata dal lavoro per l'improvvisa febbre di Luca; dopo cambi plurimi di pannolini e biancheria intima per gli attacchi di diarrea del piccolo; dopo che Luca si è addormentato; mi sono rimaste due ore da super power: pulizie pasquali, tre camicie da stirare, passata veloce del silk epil. Tutto fatto ero pronta per andare a prendere Marco alla scuola d'infanzia e poi di corsa dalla pediatra e ancora in farmacia. E per finire bene la giornata: pizzoccheri freschi per tutti.

Inizio a pensare che se avessi trovato: Renata "cuscini e materassi" sarebbe stata una giornata migliore.


giovedì 26 marzo 2009

Saviano scrivi!

Lunedì ho letto l'intervista rilasciata da Saviano ad Internazionale, l'articolo cerca di spiegare il ruolo della mafia in questo momento di recessione economica, ma Saviano dedica anche qualche parola a quella che definisce la sua missione: "comunicare".
"Quando vado all'estero cerco sempre di spiegare che quello che ha messo in pericolo la mia vita non sono state le informazioni che ho dato, ma il fatto che queste informazioni sono arrivate a molte persone.
Se le mie parole non fossero arrivate sui giornali e sulle tv più importanti, non ci sarebbe stato nessun problema.
L'obiettivo di questo incontro è far capire che queste non sono storie particolari, sono storie universali."
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Se questa è la sua mission oggi, ieri sera ospite da Fazio, Saviano ha fatto centro: ha catturato la mia attenzione e nonostante le richieste dei bambini non ho staccato gli occhi dallo schermo.
Il suo "raccontare la verità" attraverso l'interpretazione dei titoli dei giornali; il testimoniare con fotografie come in quei luoghi si muore a sedici anni se si ha un lavoro legale così come se il lavoro è illegale; i bambini in prima fila difronte al corpo di un morto dal volto insanguinato testimonianza della guerra in corso...
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Saviano "non vive da tre anni" in luoghi segreti e sempre protetto dalla scorta per quello che ha scritto e comunica. Ma è deciso a non mollare e rifarebbe la stessa scelta, una scelta difficilissima.
Lo ammiro e stimo ma non avrei saputo cosa dire per incoraggiarlo a continuare, per domostrargli il mio sostegno.
Ci ha pensato David Grossman, ospite della seconda parte della trasmissione, gli ha suggerito "Io se scrivo sono libero. Riprendi un po' di controllo sulla tua vita, scrivere è un buon esercizio"
Il consiglio più semplice, il consiglio che mi sentii ripetere spesso prima di aprire il blog, un consiglio che io stessa propino.
La scrittura è una vera terapia. Aiuta a riflettere, a ritrovare se stessi, la propria dimensione, il proprio equilibrio. Scrivere non è un modo per isolarsi dal mondo, ma per comunicare con se stessi e con chi ci circonda.
Scrivere della Sua prigionia forzata, della scorta, del modo di comunicare con il mondo da dietro un bunker, scrivere di quello che gli pare. Se le Sue parole saranno riuscite a smuovere certi equilibri economico-politici, ci regalerà un altro capolavoro letterario.
Scrivi Saviano scrivi!

mercoledì 25 marzo 2009

Divergenze di opinione

Che Marco abbia paura dell'acqua è ormai assodato, che sia un tantino megalomane quando parla di sè camuffando la sua paura anche.
Ieri pomeriggio diceva di essere un abile nuotatore armato di occhialini e pinne, e sfidava gli squali che popolano la piscina comunale. Lui il "padrone degli squali" si vedeva nuotare sott'acqua e affrontare i feroci selaci, lasciando la timorosa madre e il piccolo fratellino a bordo vasca.
In realtà la piscina era la cesta delle costruzioni riempita di Lego, gli squali, e lui se ne stava seduto a gambe incrociate indossando gli occhialini di Antonio.
La cesta è 40 x 25 cm..
"Entra Luca, tuffati! Dai che ci sono gli squali."
"Eh ma."
"Dai Luca!"
"Eh Bo."
"Uffa Luca, non capisci!"
Per sedare il nascente litigio mi sono improvvisata squalo: "Sono lo squalo, adesso vi prendo!" e ho iniziato a sbaciucchiarli fingendo di mangiarli, loro ridevano di gusto e tra una risata e l'altra la piscina si è allargata e siamo finiti sul lettone.
Dopo più di dieci minuti di risate e sbaciucchiamenti:
"Mamma basta, tu sei uno squalo femmina non puoi mangiare uno squalo maschio!"
"Sono uno squalo femmina che ha tanta fame!"
"No non puoi!"
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Ieri sera ho raccontato ad Antonio il nostro pomeriggio e lui il suo.
"Sai oggi i colleghi mi hanno chiesto chi è il maschio dominante di casa?"
"Cosa hai risposto?"
"Mia moglie!"

martedì 24 marzo 2009

Un uomo tutto fare... o quasi

Sarà la laurea in ingegneria elettronica, saranno i lavoretti che faceva mentre studiava ma a casa nostra elettricisti, idraulici, fabbri non hanno pane per i denti.
Il suo pragmatismo è stato uno degli aspetti che mi aveva affascinato all'inizio e anche un po' stupito: da uno che passa le giornate davanti a un PC o un libro mi aspettavo altro. Invece ha rifatto l'impianto elettrico quando abbiamo comprato casa; ridato vita a lavatrice, frullatore e tv in occasioni diverse; riparato frigorifero e forno a mia madre.
Qualche settimana fa, convinto che la caldaia di casa fosse rotta, ha acquistato il pezzo di ricambio (70 euro) per poi scoprire che si erano scaricate le batterie.
Anche i migliori a volte sbagliano!
Ieri invece ha dato il meglio di sè. Da giorni la serratura della porta blindata dava problemi, io avevo rischiato due volte di restare chiusa fuori casa e ieri mattina di non riuscire ad uscire. Non so cosa abbia studiato durante il giorno, ma ieri sera ha smontato la porta, lavorato due ore sulla serratura e ora sembra nuova. Un fabbro non avrebbe saputo fare di meglio!
E come dice mio padre: "Se te ghet voja de laurà, ul pan el manca no!" (se hai voglia di lavorare, da mangiare non manca) e in tempi di crisi economica tutto fa brodo.
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Il post non vuole essere un annuncio di ricerca di lavoro. Si pregano i signori lettori di astenersi dalla richiesta di pronto intervento per problemi elettrici, idraulici o meccanici. Fanno eccezione le urgenze degli amici: "Ci avete invitato a cena e si è rotto il forno; dobbiamo partire per un week end insieme e la vostra auto non parte...". In tali estreme circostanze è gradito lo scambio di favori: il marito detesta orti e giardini, odia imbiancare e lavare l'auto, non pulisce casa e non stira!

lunedì 23 marzo 2009

Carramba che sorpresa!

Sabato mattina siamo andati allo spaccio della Chicco ad Arosio (Co) che proponeva la collezione estiva al 50% di sconto. Lì abbiamo incontrato una coppia di amici: S. e G. che è al quinto mese di gravidanza. Due chiacchiere mentre i nostri bimbi raccoglievano fiori nel prato vicino e mentre stavamo per ripartire mi viene incontro una ragazza, una amica in attesa all'ottavo mese, la cui bimba frequenta lo stesso nido di Luca, una amica che non ho riconosciuto subito e a cui ho avuto la finezza di dire: "Come sei cambiata!". Bella figura di m.!
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Sabato sera una pizzata con alcune amiche dell'università, ritrovate grazie a Facebook. Le stesse ragazze di allora, per nulla invecchiate, due mariti simpatici e due bellissimi bambini dell'età di Luca. Abbiamo ricordato un po' i vecchi tempi e un po' la nuova vita divisa tra lavoro e figli. Ho anche provato una certa invidia per il supporto che B. e R. ricevono dalle nonne nella cura dei loro bimbi e per il lavoro da donna in carriera di R. che rincasa ancora alle 21:30 dal lavoro ma la realtà non si può cambiare e va bene così.
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Se la serata era programmata, imprevisto è stato l'arrivo di zia Lu con fidanzato e famiglia. Ma non era finita, ce ne stavamo andando quando ho visto una ragazza.
"Ma la conosco, ma è lei?"
"Ciao, ti ho vista prima!"
"Ciao S. che sorpresa! Come stai? So che hai avuto un'altra bimba!"
"Bene, ma non sono sola."
Mi giro: "Ma dai F. femmina! Quanto tempo, tutto bene?"
"E Carramba che sorpresa ci sono anche io!"
"Noooo F. maschio, il bambino più bello della classe, il bambino di cui tutte eravamo innamorate, il biondino dagli occhi azzurri che ha ancora gli occhi azzurri. Ma dai quanto è passato? Non ci vediamo dalla quinta elementare!"
Insomma i miei tre compagni delle elementari abitano ancora tutti in zona e si sono ritrovati alla scuola d'infanzia, tutti hanno un figlio dell'età di Marco.
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La Carrà sabato non avrebbe saputo far di meglio!

sabato 21 marzo 2009

Brutto mongolo

Camminando per strada ci si accorge che la primavera è arrivata: le piante sono in fiore, gli uccellini cinguettano anche a Milano, l’aria è meno pungente e se non soffri di allergie è una bella stagione. Solo gli insetti possono diventare un piccolo problema.
L’altro giorno mentre ero comodamente seduta sul tram, è salita un’ape. Una piccola apina dal ronzio appena percettibile che se ne stava tranquilla per i fatti suoi quando una ragazza ha iniziato ad urlare: "Oh Dio cos’è quel mostro! Io ho il terrore delle api, mi fanno schifo! Lo so, lo so adesso arriva da me e mi punge!”
Ognuno ha le sue paure, io per esempio avrei reagito in modo simile se avessi visto un serpente, ma alla paura si aggiungeva una certa voglia di protagonismo e una altrettanto evidente maleducazione. La ragazza infatti per colpa della sua crisi da apina ha iniziato a trattare a male parole un signore seduto vicino alla porta d’uscita, signore sul cui corpo erano evidenti alcuni segni di handicap: "Brutto mongolo che cazzo fai, apri la porta! Ma sei rincoglionito, apri!"
Il tipo incurante delle parole e divertito dalla scena ha pigiato il bottone ma l’ape non è scesa dal tram e poi armato di giornale, ha colpito l’ape facendola cadere. "Oh Dio l’ha presa, l'ha presa! Dov’è? Non l’avrò addosso? Trovatela, trovatela, che schifo!!!".
Io stavo seduta e un po’ anche sorridevo e cercavo di capire se non fosse finita addosso a me, quando un altro signore si è alzato per cercare di recuperare l'insetto caduto su un posto libero. "Ammazzala, ammazzala! Che cazzo fa con quel fazzoletto? La vuole ammazzare o no?"
Recuperata l'ape con un fazzoletto, l’ha lasciata libera quando si sono aperte le porte alla fermata successiva. Nel frattempo un altro signore in abiti eleganti si era rivolto alla ragazza: "Perché ammazzala, non si ammazza nessuno qui, è un essere vivente! Voi siete quelle che accarezzano i cani che sbranano le persone e poi se la prendono con un piccolo insetto tanto utile!"

In quel momento ho pensato al miele che adoro, ho pensato che io forse l’avrei ammazzata l’ape perché non ho tutta questa sensibilità nei confronti degli insetti, ho pensato che in quei dieci minuti nessuno ha detto una sola parola di scuse al “Brutto mongolo!”

venerdì 20 marzo 2009

The Mauritius Dream Men

Da quando sono arrivati i figli, mio marito è meno geloso, ormai mi associa al ruolo di mamma prima che di donna e questo forse lo rassicura. Qualche mese fa mi ha persino stupito. Avevo incontrato un tipo che mostrava un certo evidente interesse nei miei confronti, il tale sapeva che ero sposata e con figli ma sembrava non gli importasse, comunque per farla breve ho provato a testare la reazione del marito: "Sai ho conosciuto un tipo…". Mi aspettavo: "Chi è sto stronzo che lo sistemo io oppure da domani il burqua!" e invece Antonio ha risposto: "Tanto lo sai mettere al suo posto!".
"Stai seguendo un corso di autocontrollo e non me l’hai detto? Hai la febbre a quaranta? Hai un’altra?"
Insomma pareva proprio che la gelosia, non quella sana e naturale in un rapporto di coppia, quella per intenderci che ti toglie il respiro, ti rende sospettoso di tutto e di tutti, quella che a lungo andare logora e porta alla separazione, fosse solo un brutto ricordo.
Pareva.

La scorsa settimana abbiamo assistito allo spogliarello dei “Mauritius Dream Men”, spogliarello casereccio improvvisato dalla animazione del Villaggio.
Al primo "uuuuh" il marito si è trattenuto, al secondo "uuuuuuuuh" ha detto ai bambini: "Cosa fa mamma?", al terzo "UUUUHHHH" mi ha guardato un po’ arrabbiato: "Ti sembra il caso? Guarda che sei una mamma!"

Lo so che sono una mamma, ho qui i bambini appollaiati su di me come sempre, ma sono anche una donna e quattro uomini in mutande possono anche essere piacevoli da vedere senza per questo sentirsi in colpa di chissà quale tradimento. Ma queste cose il marito non le capisce, è meno geloso ma a patto che esistano occhi solo per lui.

Comunque ho continuato con i miei "uuuhhh" ma arrivati al costume da bagno si sono fermati!

giovedì 19 marzo 2009

Il Lupo

“Mi dispiace proprio, non saprei cosa aggiungere. In bocca al lupo per tutto!”
“Mamma perché la deve mangiare il lupo?”
“Marco non c’è nessun lupo, è un modo di dire!”
“Sì invece, gliela hai detto tu, sì che c’è il lupo ha mangiato anche i sette capretti.”
“Il lupo e i sette capretti sono un favola, come cappuccetto rosso, ma a Milano non ci sono lupi che mangiano persone, stai tranquillo!”
“E allora perché glielo hai detto?”

Un mese fa circa ho improvvisato una fiaba per aiutare Marco a superare alcune sue paure, la storiella di Volpina recita più o meno così:

"Volpina aveva paura di tutto: paura di cadere, del buio e del lupo. Una notte Volpina sognò il vecchio saggio Gufo del bosco, gli parlò delle sue paure e il Gufo la rassicurò: "Non devi aver paura di cadere Volpina, se indossi le scarpe che ti consiglia mamma potrai correre veloce e qualche piccola caduta non sarà tanto dolorosa. Non aver paura del buio, dì alla mamma di metterti una lucina blu accanto al letto così se ti sveglierai di notte vedrai la tua cameretta, i tuoi giochi e non avrai nulla da temere. Il lupo? Ma la mamma chiude sempre la porta di casa e il lupo non può entrare; di giorno invece ci sono tanti amici con te e il lupo non si avvicinerà di certo, se poi dovesse arrivare quando sei sola chiama la mamma e il papà e vedrai che il lupo scapperà via. Sai Volpina tutti hanno paura di qualcosa, alcune paure ti permettono di evitare rischi e pericoli, altre imparerai a superarle con il tempo. Non ti preoccupare Volpina.” Volpina si svegliò serena e si accorse che la sua mamma le aveva già messo una lucina accanto al lettino per aiutarla ad alzarsi la notte senza cadere...."

La storiella viene richiesta quotidianamente più volte, qualche risultato l'abbiamo ottenuto: la paura del buio e la paura di cadere dallo scivolo o dall’altalena (Marco è un po’ fifone) sembrano superate ma la paura del lupo è più difficile da esorcizzare di ogni altra, forse perchè molte fiabe parlano di questo lupo cattivo che mangia animali e persone?!

mercoledì 18 marzo 2009

Sono entrati i ladri?

Uscita dal lavoro, sono passata da Mundial Pizza e ho acquistato il mio pranzo che ho divorato sulla metro, poi ho aperto il libro e ho letto distrattamente qualche pagina. Arrivata a casa, ho pensato "Sono entrati i ladri oggi!". Una salvietta tutta stropicciata, alcuni libri sparsi, calzini sporchi mi hanno accolto all'ingresso; pigiami abbandonati sul divano, ciabatte e altri libri in salotto; sul tavolo le tazze della colazione, biscotti e scatole di medicinali; due pannolini usati ai piedi del lettone come da consuetudine ancora da sistemare; in bagno carta igienica usata come stella filante; non descrivo la cameretta dei bambini.
Dovevo correre a fare la spesa, recuperare i bambini e iniziare a stirare le magliette, i calzoncini corti e tutto quanto avevo portato in vacanza. Ho chiuso la porta e sono corsa al supermercato. Ero davanti alla cassa quando mi ha chiamato Antonio sul cellulare: "Hai visto la casa? Stamane era impossibile gestire i bambini, ho anche cercato di sistemare un poco, ma..." "ma è uno schifo, non si può nemmeno entrare, fosse la prima volta passi ma che cavolo, in trenta minuti avete trasformato tutto in un porcile!"
Il mio sfogo, mitigato in parte dal luogo in cui mi trovavo e dal fatto che Antonio avesse chiamato per scusarsi è stato ascoltato dal cassiere che si è sentito autorizzato a dire la sua e per dieci minuti buoni mi ha elencato le sue doti e quelle di suo figlio, tre anni: loro non potrebbero mai fare simil scempio della casa perchè la moglie non lo permetterebbe e poi suo figlio è talmente educato e ordinato che non c'è nemmeno bisogno di chiedergli di mettere in ordine dopo aver giocato. E ha aggiunto:"Ha mai provato a non rifare il letto per qualche giorno vedrà che imparano!"
"Il letto??!! Fosse solo quello!" Così all'incazzatura crescente per il doppio lavoro che mi attendeva, sono pure passata per colpevole perchè incapace di dettare regole e di educare.
Ma le regole non si dettano ai figli? Il marito non dovrebbe collaborare, aiutare, condividere?

martedì 17 marzo 2009

Mauritius in sintesi

Uscire di casa alle sette con maglione e piumino, sentire la fresca aria marzolina sul viso, salire su un tram affollato e anonimo mi ha fatto pensare che là sono le undici, che là forse c'è il sole o più probabilmente pioverà ma certamente farà molto caldo, che là gli autobus sono colmi di persone che ti sorridono, che là fino a qualche giorno fa c'ero anche io e che l'ultimo giorno di vacanza ho trascorso una giornata indimenticabile.
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Sabato a Mauritius c'era il sole e la guida ha dato l'ok alla gita all'Isola dei Cervi rimandata per due giorni consecutivi a causa del maltempo. Scendendo lungo la costa est abbiamo visto splendide spiagge e rigogliose distese di alberi; poi un breve tragitto in motoscafo e l'approdo sull'isola: una lingua di sabbia bianchissima che si perdeva in un mare così trasparente da rendere difficile evidenziare il confine tra sabbia e acqua.
Abbandonati marito e figli sulla prima spiaggia, ho iniziato la mia solitaria comminata lunga la costa. A destra un immenso giardino verde fatto di alberi e sottobosco che mi hanno regalato la vista di una mangusta, a sinistra sabbia bianchissima punteggiata qua e là di pietre scure di roccia vulcanica e un mare da sogno a tratti azzurro, verde, blu. Non c'era nessuno. Mi avevano descritto l'isola come affollatissima, piena di negozi e ristoranti. Non è affatto vero. C'è qualche negozietto e forse due ristoranti dove approdano velieri e motoscafi ma la vista è rapita dal mare e appena ci siamo allontanati un poco dallo stretto canale di marea che fiancheggia le prime spiagge, ci siamo immersi in un luogo paradisiaco, incontaminato e desertico. L'isola da sola vale un viaggio a Mauritius.
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Ora devo proprio tornare con i piedi per terra, devo aprire il capitolo lavoro quotidino d'ufficio e cercherò di essere breve.
Mauritius è un immenso giardino, ovunque trovi piantagioni di canna da zucchero, di ananas, palme; spiagge coralline e bianchissime circondano questo giardino e degradano verso un mare azzurro, verde, più o meno profondo, limpido, trasparente. Ai colori della natura vanno aggiunti quelli dei sari femminili, abiti indiani dalle tinte cangianti arricchiti di ricami in oro e argento, ne abbiamo visti di splendidi nella nostra visita al tempio hindù. E poi musica, ritmo, movimento: dai balli indiani al sega, il ballo Mauriziano per eccellenza, dove il ravanne e il triangolo producono suoni indescrivibili. I sorrisi di creoli e indiani, la loro spontanietà, il loro guardare i bambini con dolcezza, abbracciare "Luca nigno" e scattare una foto con lui.

lunedì 16 marzo 2009

Il ritorno

Tredici ore.
Marco alterna i piedi nudi alle corse in calzamaglia, sta poco con noi, ha i suoi amici grandi e piccoli a cui far visita. Deve giocare con Gaia, Simone, Edoardo e Sara; raccontare la favola del "Lupo e Sette Capretti" ad Elena e Cecilia, due ragazze cardiologhe conosciute in vacanza; salutare Lucia e Carlo il gigante buono che si è innamorato di Marco e Marco di lui; chiedere i biscotti ad Anna ed Attilio, perchè i loro sono "buonissimi" e di tanto in tanto ritorna a dire "mamma ci sono".
Luca dorme come una larva su di me, a tratti urla e riceve come sedativo la sua razione di acqua e zucchero: la dissenteria non ci permette di dargli altro.
Antonio legge un libro, a volte va alla ricerca di Marco e per animare il noioso pomeriggio si incazza con le hostess per i criteri di assegnazione dei posti a sedere.
Io, sacrificata al ruolo di culla, chiacchiero con Genny e Marco, i nostri vicini di posto e guardo spezzoni di film.

Non ho mai desiderato tanto che arrivasse il lunedì mattina.

venerdì 13 marzo 2009

Sotto la pioggia

Se ieri siamo riusciti a visitare il Sud dell'isola lasciandoci sempre la pioggia alle spalle oggi la pioggia sta cadendo ininterrottamente da ore su tutta l'isola così la nostra escursione è rimandata a domani. Ci siamo rassegnati a tornare a casa senza tintarella e con un ricordo non proprio positivo di mare e spiagge, in compenso ci sono angoli dell'isola e caratteristiche delle persone davvero uniche.
Ieri era la Festa della Repubblica: i Mauriziani hanno festeggiato l'indipendenza ottenuta il 12 marzo del 1968 e soprattutto il riconoscimento dell'autonomia economica del 1992. Già prima di colazione Marco sventolava orgoglioso la sua bandiera e ripeteva di volere l'azzurro al posto del blu, non penso verrà esaudita la richiesta.
La ricchezza attuale di Mauritius, comunque, nasce anche dalle infrastrutture lasciate dai francesi prima e dagli inglesi e oggi la maggior parte delle fabbriche e dei terreni è di proprietà dei "francesi" come si sente ripetere ovunque e come abbiamo avuto modo di approfondire durante la gita di ieri. L'autista-guida infatti era ben disposto a parlare della politica locale, di come sia distribuita la ricchezza, della reciproca tolleranza tra razze e culture diverse; ci ha parlato delle difficoltà di ottenere il visto turistico per la Francia: lui stesso ha provato due volte ma non è risultato idoneo e così l'avere dichiarato i suoi guadagni, l'esistenza di una sorella che vive in Bretagna e l'aver pagato la tassa per la commissione esaminatrice, non è servito a nulla.
Parla parla siamo arrivati al Grand Bassin, il lago sacro per gli hindù. Qui abbiamo visitato il tempio, naturalmente scalzi, e partecipato alle cerimonie: centinaia di fedeli, in abiti eleganti e coloratissimi, stavano in adorazione davanti a divinità zoomorfe, portavano cibo e lo disponevano in piattini davanti alle statue. Poco distante dal tempio la statua del Dio Shiva, la massima divinità hindù, alta trentacinque metri.
E poi ancora le Black River Falls e le più spettacolari cascate a Chamarel, dove abbiamo visitato anche le "terre dei sette colori". La terra assume tonalità diverse a causa di un differente tempo di raffreddamento della roccia fusa, roccia di origine vulcanica. A fine giornata la spiaggia di Flic & Flac, finalmente una spiaggia e un mare da cartolina.
Oggi la fabbrica dei velieri, la lavorazione dei diamanti, il Bazar di Grand Baie, insomma oggi acqua e shopping.

giovedì 12 marzo 2009

In taxi: Mauritius si' e no

Noleggiare un taxi e' decisamente il modo piu' comodo per visitare l'isola se non si vuole sperimentare la guida a sinistra. Per 1200 rupie (circa 30euro) un auto con conducente e' stata a nostra disposizione per tutto il pomeriggio. Prima tappa il Giardino Botanico di Pamplemousses. Spettacolare! Lo abbiamo visitato con una simpatica guida che ci consigliava l'angolatura migliore da cui scattare le foto e si proponeva come fotografo per consentirci alcuni ritratti di famiglia. Ci ha mostrato piante, fiori, foglie e ogni volta che si presentava una pianta aromatica, coglieva un frutto o sbriciolava una foglia nelle nostre mani invitandoci ad indovinare di cosa si trattasse: chiodi di garofano, cannella, la pianta delle quattro spezie e tante altre. C'erano fiori di loto che cambiano colore a seconda del giorno di fioritura: bianche, rosa, violetto; il giardino delle ninfee giganti, ognuna dal diametro di un circa un metro e simile ad un grosso vassoio dai bordi rialzati e coperti di aculei, bordi che diventano rossi se esposti al sole e restano verdi se all'ombra; tanti laghetti e rivoli d'acqua attraversati da ponticelli in legno e poi piante secolari di ogni specie: palme, bao bab, l'albero della gomma, quello che piange sangue. Se io mi sentivo rigenerata in questo meraviglioso giardino, i bambini si sono un po' stancati. Fortunatamente al termine del percorso si trova una colonia di cervi e alcune tartarughe giganti delle Seychelles.
Abbandonato l'orto botanico il nostro autista ci ha accompagnato nella spiaggia di Trou aux Biches per scattare alcune foto e poi ci ha aspettato per quasi un'ora mentre facevamo il bagno a Mont Choisy: una bella spiaggia corallina circondata da una fitta pineta, un mare più profondo rispetto alle altre località del Nord e tanti bagnanti del luogo, tutti colorati. L'undici marzo è la festa del colore a Mauritius e si incontrano ovunque gruppi di ragazzi o intere famiglie completamente imbrattati: capelli, viso, corpo, abiti dalle più svariate tonalità del verde, del fucsia, del giallo, alcuni scendono in spiaggia e si buttano in acqua. Questo e' il bello qui: la vitalità delle persone, il loro entusiasmo, i loro sorrisi.
E poi tra un paese e il successivo sei al centro di un immenso giardino verde: coltivazioni di canne da zucchero, palme da cocco, piante a basso fusto dai fiori gialli, fucsia, rossi e in lontananza i monti. Se tutto questo affascina, il mare e le spiagge che abbiamo visto fin'ora non ci hanno regalato grandi emozioni, la più caratteristica resta la piccola spiaggetta del Villaggio.
Martedì con la famiglia di Gaia, amica di Marco, abbiamo fatto un bagno alla spiaggia di Pereybere e qualche foto alla piccola baia di Cap Malhereux famosa per la caratteristica chiesetta dal tetto rosso dedicata a Maria Ausiliatrice. Poi una passeggiata per i negozi di Grand Baie alla ricerca della protezione 50 per i bambini e un sosta al centro della omonima baia le cui estremita' racchiudono le acque a cerchio, particolare e forse unica per la forma ma l'acqua e la spiaggia sono state una vera delusione.
La vacanza continua!
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Aggiunta del 23 marzo 2009:
Ho aperto il numero di Internazionale di questa settimana, ha pagina 9 trovo:
"Holi, ovvero la festa dei colori, è una delle più importanti ricorrenze della tradizione indù. Si celebra in India e Nepal con l'avvicinarsi della estate. Durante i festeggiamenti le persone accendono falo e si lanciano acqua e polveri colorate." Chennai, India.

mercoledì 11 marzo 2009

Uomini che vivono di notte


Li porti al mare, un mare limpido e cristallino, un mare le cui tonalita' variano dall'azzurro cielo al verde, un mare calmo e tranquillo perche' la barriera corallina impedisce alle onde di arrivare a riva e loro se ne stanno tutto il giorno sotto l'ombrellone, sulla salvietta a giocare, ben attenti a non sporcare troppo mani e piedi di acqua e sabbia. Se fai un'escursione, senti ripetere in continuazione: "Maaaaaaaammaaaaa, mi preeendi!" e "ah ah ah ah" accompagnato dal gesto delle braccia alzate in segno di supplica.
Poi cala la sera, si mangia sulla terrazza all'aperto sull'oceano e alle 21:00 inizia la musica, rigorosamente dal vivo. Gli animatori sono simpatici, gentili, coinvolgenti e Marco e Luca sono parte attiva dello spettacolo notturno.
Francesi, Inglesi, Indiani e in prevalenza Italiani, ospiti del Villaggio, assistono allo spettacolo organizzato senza togliere lo sguardo da Marco e Luca che fino alle 23:00 alternano balli sulla terrazza, intrusioni nel bar dove ci sono bigliardo e calcetto a corse sulla spiaggia alla disperata ricerca di due cagnolini che si lasciano fare di tutto e che a volte si spostano annoiati dalla loro insistenza.
Ieri sera Marco ha ballato "SCALZO" sulla sabbia urlando "non ho più paura!", ha piroettato sulla pista da ballo, ha strisciato con i vestitini nuovi lucidando la pista stessa, ha giocato con la sua inseparabile amica Gaia, undici anni, ha suonato la batteria con Adriano, un simpaticissimo animatore creolo, e gli è stato offerto un wisky a fine concerto; Luca ha rincorso i cani sulla spiaggia urlando "Ah Ah Ah" e ridendo come un invasato, ha seguito il fratello sulla pista ballando e correndo, ha cercato di fare amicizia con un bambino tedesco e di coinvolgere l'unico altro bimbo italiano della sua età che è rimasto comodamene in poltrona. Non ci sono molti bambini, a quelli citati va aggiunto Luisien, due anni, amico francese di Marco alto quindici centimetri più di lui.
Già abbiamo i nostri limiti e difficilmente riusciamo a tornare a casa senza aver conosciuto l'80% delle persone, quest'anno il 100% è garantito.

martedì 10 marzo 2009

Port Saint Luis: andata e ritorno

Ieri pomeriggio abbiamo lasciato alle spalle l'acquazzone e preso l'autobus per Port Saint Luis, la capitale. L'autobus, mio coetaneo, aveva i sedili in pelle blu danneggiati dal tempo e tagliuzzati, finestrini aperti ed era privo di ammortizzatori. Ho pensato:" Qui Marco non si siederà mai, schizzinoso com'è!" Mi sbagliavo.
L'autista correva tenendo la sinistra: vedere le auto venire verso di noi metteva una certa ansia, abituati a guidare a destra avevamo l'impressione che ci venissero contro.
Sull'autobus c'erano tante ragazzine di ritorno da scuola, tutte in divisa da collegiali: abitino blu, camicia bianca abbinata al calzino: belle, molto belle. E poi tante persone tranquille, gentili e disposte ad un sorriso. Per un breve tratto siamo stati anche in compagnia di due elettricisti saliti con i ferri del mestiere.
In un'ora e trenta minuti abbiamo attraversato le localita' marine della Costa Nord e della Costa Ovest: mare e rigogliosa vegetazione intervallate da villaggi dove le insegne dei negozi richiamano cartoline di altri tempi, cartoline animate e vitali che contrastano con il lusso, la cura e la ricercatezza dell'interno. Siamo arrivati nella capitale poco prima che partisse l'ultimo autobus per il ritorno, abbiamo cercato un taxi che di là a qualche ora ci avrebbe riaccompagnato al Villaggio, Antonio ha anche contrattato il prezzo come da usanza locale. Il Caudan Waterfront, il più grande centro commerciale del pacifico, ci attendeva a braccia aperte (la struttura è all'aperto) ma a serrande chiuse! A Mauritius tutti i negozi chiudono alle 17:30. Siamo saliti sul primo taxi e abbiamo lasciato Port Saint Luis, l'acquazzone ci aveva raggiunto. Addio contrattazione!


lunedì 9 marzo 2009

Prime impressioni

E fuori piove. Marco e Luca sono in veranda e si stanno divertendo con due sedie che spostano in continuazione; Antonio scatta foto ai bambini e a me che scrivo da dietro la vetrata aperta; io vedo loro, il giardino oltre la veranda e la piscina oltre il giardino. A Milano quando ci alziamo con la pioggia, imprechiamo perchè la corsa tra nido, scuola d'infanzia e lavoro diventa piu' ingestibile. Qui mentre sta piovendo guardiamo inebetiti le gocce, respiriamo l'odore che esala dalla terra e aspettiamo con tranquillità.
Di fatto il Calodyne sur Mer è un posto molto tranquillo. Ieri stanchi per le ore di volo abbiamo trascorso la giornata come da pacchetto vacanze: pranzo, spiaggia, cena e dopocena. I bambini hanno ballato mentre l'animazione suonava dal vivo e poi un'ora sulla spiaggia a rincorrere tre sprovveduti cagnetti che accettavano le "spavalde" carezze di Marco e gli slanci impavidi e affettuosi di Luca. Proprio così, alle ventitre eravamo in spiaggia con le maniche corte: noi e l'oceano.

sabato 7 marzo 2009

Si parte?

Tra qualche ora Antonio andrà al commissariato di zona a ritirare i passaporti.
"Non vi preoccupate c'è tempo" ci hanno detto la prima volta; "è presto per richiedere la pratica d'urgenza" dissero la seconda; "tranquilli sono stati rilasciati", le parole di lunedì scorso, "richiami giovedì mattina".
"Sono stati stampati" mi hanno detto ieri "ma se fossi in lei andrei in via Cordusio 4, la sede centrale a ritirarli".
Vado. Dopo un'ora di coda l'ufficio informazioni mi dice che mancano timbri e firme e che devo ritornare di lì a tre ore. "Erano stampati, stavano per essere spediti e mancano timbri e firme?".
Poteva andare peggio: otto anni fa dalla questura di Como rilasciarono il mio passaporto con un cognome che non era il mio, poca cosa una R era diventata B e ci misero sei mesi per scoprire l'arcano.
Telefonata dal commissariato prima che ritorni in Cordusio: "Signora, è già andata in Cordusio? I passaporti sono qui da noi, li hanno già spediti!"

Ecco, tra qualche ora i passaporti dovrebbero essere nelle nostre mani. Spero non ci siano altre sorprese perchè sempre tra qualche ora dovremmo essere in volo per le Mauritius: 9 giorni e 7 notti, all inclusive (marito e figli!).

Non garantisco alcun articolo la prossima settimana anche se mi piacerebbe riuscire a farlo.
Fate un salto sul blog, se non ci sarà nulla di nuovo sceglietene uno a caso di quelli che non avete ancora letto!

venerdì 6 marzo 2009

Non vi lascerò orfani

Mi ero persa l’intervista di Fazio a Daria Bignardi, poi un amico ha scritto un postarello interessante che commentai “Le parole sono bellissime, fanno riflettere e mi offrono un altro spunto per una lettura... anche se in questo momento vorrei suggerimenti su una lettura leggera leggera.”
Il giorno successivo ne abbiamo parlato, ho comperato il libro, l’ho letto e solo ieri ho guardato l’intervista televisiva.
Il libro si legge in due giorni ma non è una lettura di quelle che passano e dimentichi in fretta.
Rimane dentro la storia di Daria, della sua famiglia: alcuni avi illustri e persino un santo, la madre Giannarosa che può vantare sangue blu ma che fa l'insegnate, il padre Ludovico che trascorre tutti i mercoledì sera con gli amici in montagna, nonni, zii, cugini e le loro vite e poi la morte, l’amore e tutti i sentimenti che riaffiorano dai ricordi.
Rimane dentro la voglia di pensare alla propria vita: di riflettere sul passato e sul presente. Viene voglia di alzare il telefono e dire: "Pronto mamma come stai?" anche se conosci la risposta e il tono con cui risponderà; di andare a trovare una zia che non vedi da tempo, di portare i bambini perché la vita è ora e del doman non c’è certezza; di riprendere la cassetta delle lettere in cui conservi tutto: i biglietti d'auguri, le lettere delle amiche e quella di Nonna Anna, un articolo di giornale che parla di Guido che se n’è andato troppo presto…

Un libro da leggere!

giovedì 5 marzo 2009

Copertine di Linus

Marco e Luca durante i primi mesi di vita hanno dormito in una culla rivestita di stoffa color corda con stampati tanti orsetti blu.
Avevo conservato alcuni ritagli di quella stoffa e li ho ripresi questo inverno per un collage che stavo facendo con i bambini.
Luca era piccolo e non può avere associato la stoffa alla culla, non credo, resta il fatto che da quel giorno non ha più abbandonato quei brandelli colorati: sono diventati la sua copertina di Linus. Ho fatto tante striscioline onde evitare di rimanerne sprovvista e le ho sparse ovunque: all’asilo, utili per il sonnellino pomeridiano e per superare i momenti di nostalgia, dai nonni, in auto, nella tasca delle giacche e nel suo lettino.
Quei brandelli gli sono utili per calmarsi nei momenti di pianto e sono diventati parte fondamentale nel rito della nanna: mentre sorseggia la sua ultima tazza di latte della giornata inizia a strofinare lo straccetto tra le mani e continua anche con gli occhi chiusi fino a che il sonno diventa profondo. Se si sveglia la notte, prima di cercare me, cerca la sua pezzolina. E’ più potente di qualsiasi sedativo ma deve essere quella, non altre tinte o altro materiale. In realtà è abbastanza frequente che i bambini adottino un “oggetto transazionale” come viene chiamato dagli psicologi, un qualcosa che li rassicuri specialmente quando la mamma non c’è.
Frequente ma non universale.

Marco non ha mai manifestato questa necessità. Solo recentemente ha iniziato a prendere di mira alcuni oggetti dai quali non si separa per due o tre giorni e poi passa ad altro. Nulla di male se non fosse che sceglie oggetti assurdi: il tappo verde della fialetta contenente estratto di limone per aromatizzare le torte, il tappo rosso dei fermenti lattici arricchiti con vitamina B, il bastoncino trasparente che unisce le confezioni monodose del medicinale usato per l'aereosol, a volte rinsavisce come la scorsa settimana e dirotta le attenzioni su peluches, animali in gomma, per poi ricadere nel microscopico: il cerchietto verde che si trova sugli appendiabiti dei bambini e che indica la fascia d’età: 0-3 mesi, 3-6 mesi…
Ora che questa sua passione per il minimalismo abbia un senso a me ancora sconosciuto può essere ma che la ricerca del prezioso talismano si ripeta da tre notti inizia ad infastidirmi. Perchè l'oggetto prescelto diventa un compagno di letto e di notte si sveglia urlando e piangendo perché ha perso chissà dove il suo cerchiolino verde. Una notte passi, la seconda anche, alla terza basta! Ok l’amore materno, ok lo spirito di sacrificio ma sono le due e tu urli per uno stupidissimo cerchiolino verde e che ca…volo!
AAA soluzione cercasi.

mercoledì 4 marzo 2009

Un posto incantato

"Però quel cimitero a me sembra ancora un posto incantato,..., e me lo ricordo sempre uguale da quando ero bambina." "Mi son sempre piaciuti, i cimiteri," Daria Bignardi in "non vi lascerò orfani"

Sono cresciuta vicino ad un cimitero, unico insediamento abitato a duecento metri da casa, visibile in tutta la sua estensione dalla finestra della mia camera da letto. Là nel verde della campagna si intravvedeva appena avvolto dalla nebbiolina che si alzava dai prati nelle mattine invernali e sempre là restava la sera quando il buio nascondeva mura, tombe, cipressi e due enormi pini, lasciando spazio a tante piccole lucine gialle.
Un luogo che ai più suscita sentimenti tristi, dolore e un certo reverenziale timore. Io a quel luogo ero abituata: meta di passeggiate mattutine quando ero piccola, di pellegrinaggio serale durante il mese di maggio quando insieme a mamma e papà recitavamo il rosario con un "requiem aeternam" particolare per la bisnonna Giuseppina la cui tomba si intravvedeva dalla grata che dava sul piazzale antistante il cimitero.
Quel luogo così famigliare divenne meta di escursioni serali durante le vacanze estive, penso frequentassi le scuole medie o il primo anno delle superiori all'epoca. La sera venivano spesso a trovarci i cugini F. e D., a volte si univa anche S. e poi c'era C. che abitava al piano terra, sotto di noi. Verso le dieci, complice il buio, la squadra partiva. Obiettivo: entrare nel cimitero scavalcando la grata posta sul lato che volge a Sud, fare il giro di qualche tomba, scendere nei colombai ed entrare nella stanza del morto. Se fino ai colombai chi per coraggio chi per non restare solo arrivavamo tutti, quella stanza era solo per gli impavidi.
La stanza in realtà era il ripostiglio degli attrezzi del becchino di allora, il "sutéra mort", dentro c'era un tavolo in legno, una pala, qualche scopa di saggina e una in ferro, qualche vaso in metallo e poco più, ma per noi era la stanza del morto. Non ricordo di essere mai entrata, ma ricordo bene lo spavento di F. che abbiamo chiuso per scherzo nella stanza: è uscito pallido, l'unico zombie che abbiamo mai incontrato.
Poi terminato il nostro giretto notturno, stando ben attenti a non farci vedere dalle poche auto che passavano sulla strada, non fosse mai che qualcuno venisse colto da malore urlando ai fantasmi, uscivamo dalla rete posta a Est, alle spalle del cimitero. La rete era piuttosto allentata e sulla sommità c'era del filo spinato. Una sera mio cugino F. prestò poca attenzione e rimase appeso per i pantaloni che non si strapparono subito, ebbe tutto il tempo di urlare a più riprese "Mi fan male i c...., tiratemi giù!" ma per quanto supplicasse noi tutti eravamo impegnati a ridere a crepapelle e l'abbiamo lasciato lì fino a che la stoffa lacerandosi ce l'ha restituito.

Non ricordo spedizioni le estate successive o forse mi rifiuto di pensare che "da grande" mi dilettavo ancora in questo modo.
Però un agosto del 1992, avevo diciotto anni, la mia amica L. era rimasta qualche giorno a casa mia. Il suo ragazzo di allora ci ha raggiunto il sabato sera, con lui un amico. Lei aveva il divieto assoluto di uscire in macchina, di certo non con lui e men che meno con me, neo patentata, ma da casa mia a piedi non potevi andare molto lontano e così mi è venuta un'idea. "Ma veramente io un posto da proporre l'avrei!".
Siamo entrati nel cimitero, abbiamo fatto un giro per le tombe ma non c'era più nulla di paurosamente misterioso in quella passeggiata e così ci siamo seduti sulle scale di accesso alla chiesetta interna, tutto intorno i cipressi e sopra di noi un cielo stellato. E' stata l'ultima incursione notturna, una incursione quasi romantica.

martedì 3 marzo 2009

Chiare, fresche et salate acque

Ogni anno stessa spiaggia, stesso mare: Sanremo, dieci giorni ad agosto.
Ogni estate stesso comico rituale: mio padre gambe larghe, mani sui fianchi controllava che nonna Grazia, zia Lu, zio Giò e io, non entrassimo in acqua perché potevamo affogare! Solo la furbizia di mia madre ci permetteva qualche bagnetto di tanto in tanto. Un corso di nuoto era improponibile.
Gli anni sono passati e la paura interiorizzata non ha avuto più bisogno di guardiani: per anni sono entrata in acqua quel tanto che bastava per non collassare sotto il sole.
Poi complice una estate passata sul bagnasciuga in attesa che il marito rientrasse dalle sue chilometriche nuotate e un costume rosso da piscina regalatomi da mia sorella, mi sono iscritta ad un corso di nuoto.
Corso principianti sulla tessera, acquaticità nella sostanza.
Alla seconda lezione volevo abbandonare.
“Claudio, la prossima volta non vengo, io mollo.” Claudio è entrato in acqua, mi ha aiutata ad assumere la posizione del morto, a restare distesa "rilassata" e anche a ritornare in posizione eretta, perchè far scendere le gambe era più difficile che sollevarle, almeno per me.
A fine anno mi ha promosso al corso “delfino”.
Avevo ventinove anni. Ora nuoto, ma solo dove "tocco".

Per la legge del contrappasso Marco e Luca hanno fatto il primo corso di nuoto a quattro mesi.
"Se iniziano presto non avranno i miei problemi!?"
Marco detesta l'acqua, la piscina, il mare; sembra aver interiorizzato tutte le mie paure e quelle del nonno.
Abbiamo provato ad iscriverlo anche lo scorso anno, corso genitore bambino, ha voluto andare con il papà.
"Marco come è stato in piscina, ti sei divertito?"
"Mamma ho fatto i tuffi con la palla sono stato bravissimo, non ho pianto è, mai."
"Ma è vero?"
"Sì mamma non ci credi?"
Il racconto paterno sarebbe stato più veritiero, in effetti Marco è entrato in acqua, ha urlato per tutto il tempo, è rimasto aggrappato come una cozza al padre, stremato e senza voce è uscito dicendo "non torniamo più vero?".
Gradasso con la mamma, eroe a parole, fifone nella realtà. Marco è così, quasi sempre.
Finito il corso, abbiamo deciso di fare una pausa, non è così fondamentale saper nuotare a tre anni.
Luca è l'opposto del fratello, tutto suo padre, adora l'acqua, in piscina è un pesciolino e al mare è difficile allontanarlo dalla riva. Si butta, beve, si rialza, sputacchia e ti guarda soddisfatto. Fratelli?!
Tra un po' ci riproviamo: Luca si divertirà, Marco si lamenterà tutto il tempo. Dite che non sarà così? Vi racconterò.

lunedì 2 marzo 2009

Non solo "Studio Illegale"

Anni fa, quando ancora lavoravo per una società di consulenza, ho conosciuto una donna. Aveva la mia età di oggi, era molto determinata e aggressiva e il suo look rifletteva i suoi atteggiamenti: pantaloni elasticizzati, preferibilmente leopardati, magliette attillate e tacchi altissimi. Pretendeva molto da sè stessa e dalle sue collaboratrici, sembrava dovesse sempre dimostrare di essere la migliore.
Era una senior manager, il ruolo più alto su un progetto dopo quello di partner. Restava in ufficio fino a tarda sera, spesso fino a tarda notte.
In realtà il lavorare la sera tardi era una prassi delle società di consulenza che non approvavo, non si rimaneva per effettiva necessità ma per dimostrare al cliente la massima professionalità. Ovviamente il mattino prima delle dieci nessuno era all'opera e spesso il pomeriggio le pause proliferavano.
Torniamo alla donna. Una mattina era molto arrabbiata, taceva e fulminava chiunque le facesse domande anche la più comune e banale "Caffè?". Il silenzio si ruppe quando entrò nella team room il responsabile IT del progetto: gli si scagliò contro insultandolo per la scarsa professionalità, il mancato presidio e il disinteresse per il team; perchè Lei e le sue collaboratrici erano rimaste in ufficio fino a tarda notte senza aver potuto ultimare le brochure per il meeting del mattino seguente. Il guasto presto risolto dal responsabile IT era abbastanza banale: mancava la carta nella stampante, ore 2:10.
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Non la critico, non potrei visto che anni dopo ci sono passata anche io da quel circolo vizioso anche se non per scelta o non solo. Spesso in azienda più fai e più ti viene richiesto di fare e ti trovi dentro un loop da cui non riesci ad uscire perchè hai stimoli, motivazione, possibilità di crescita, visibilità e così cerchi di fare sempre di più, sempre meglio, sempre il massimo e rischi di rovinare te stessa e i rapporti umani.
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Ho letto un libro in questi giorni: "Studio Illegale". L'autore, un giovane avvocato d'affari milanese, scrive su un blog: ironico, divertente, spassoso ma molto realistico. Pensavo di farmi due risate anche con il libro invece mi ha riportato indietro di anni, ho rivisto quella collega, ho rivisto me stessa anni dopo. Un bel libro, scritto con ironia, che fa ridere ma anche riflettere, un romanzo che ruota attorno alla vita degli avvocati d'affari e non solo.
Se vi sembra che il vostro lavoro vi stia rubando la Vita, leggetelo.