martedì 30 giugno 2009

Quando la trasgressione diventa regola

Mesi fa un gruppo di donne si incontrarono per una serata trasgressiva.
La serata ebbe molto successo tanto che si decise di ripeterla più spesso. Si sa i tempi delle mamme sono quasi tempi biblici ma le nostre eroine riuscirono nell'intento. Appuntamento al solito posto e alla solita ora ma il gruppo questa volta era aumentato.
C'erano ancora M. e M2., c'era C. e ovviamente io. Poi le solite assenti giustificate: B. che ha da poco sfornato un bellissimo bimbo e T. che tra poco sfornerà una bellissima bimba. E poi V., E. ed anche M3.
Le veterane mostravano una padronanza della situazione e dei sentimenti invidiabile, donne vissute che di fronte ai figli "cozza" che le hanno salutate sulla porta di casa hanno avanzato giustificazioni inconfutabili:"Mamma deve andare a lavorare ma torna presto!".
Pure le new entry si son fatte rispettare. M3 ha risposto ad una vicina di casa un po' troppo invadente e preoccupata per il figlio: "Non è un problema mio se ne occuperà il papà questa sera!"
Insomma donne disposte a tutto pur di vivere la loro trasgressione difronte ad una pizza fumante in un centro commerciale milanese. Donne che pur di sciorinare discorsi filosofico letterari comodamente sedute intorno ad un tavolo finalmente libere dai figli, avrebbero accettato anche un brodo di pollo con crostini. Donne che alla notizia della nuova maternità di M2. l'hanno abbracciata condividendo la sua gioia e hanno trascorso la serata parlando di quando sono nati i propri figli e di quanto sia difficile inziare ad essere mamma se non hai nessuno su cui contare.
Ordunque:
  • M, M2 ed M3 siete pregate di trovarvi dei soprannomi che mi sembra di prendere la metro ogni volta che rileggo il post
  • M2 un abbraccio mattutino grandissimo a te al tuo nuovo pancione
  • Un grazie sincero a 7 spendidi papà che per una sera hanno gestito tanto egregiamente le piccole pesti da farci pensare ad un prossima uscita di "soli papà e pargoli"

lunedì 29 giugno 2009

La barca dei Santi Pietro e Paolo

La notte tra il 28 e 29 giugno, la notte che precede la festività dei santi Pietro e Paolo, tradizione vuole che si prepari "la barca". Si posa un contenitore di vetro pieno d'acqua sul davanzale della finestra e si lascia cadere sul fondo un albume d'uovo. Durante la notte la parte più consistente dell'albume resta sul fondo e da questa si innalzano filamenti che assomigliano a tante vele: il miracolo della Barca!
Questa usanza, di origine veneta, è sempre stata molto diffusa a casa mia. La mattina del 29, dopo aver a lungo apprezzato la nostra barca, andavamo a trovare Maria e Angelina, due anziane cugine di mio padre, vere esperte dell'arte navale. Maria interpretava la forma delle vele e ci incantava con il suo racconto di orgine agreste, con i suoi pronostici sul raccolto dei contadini della zona e con il suo entusiasmo quasi infantile nei confronti di quella barchetta che era sempre più bella e più grande della nostra ma non abbiamo mai scoperto il perchè.
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Ieri sera Marco e Luca hanno preparato tutto l'occorrente per la loro barca. Marco continuava a fare domande, cercava di immaginare quello che avrebbe trovato l'indomani mattina e molto probabilmente nella sua testa aveva impressa l'immagine di una vera nave e quella sperava di trovare. Al risveglio però c'era solo un misera scialuppa di salvataggio che galleggiava a bordo barattolo. Probabilmente i due Santi si erano dimenticati di noi ma la delusione di Marco era tale che abbiamo improvvisato la barca del giorno dopo: infondo non erano ancora le sette e probabilmente i due Santi non avevavo ancora ultimato il loro giro notturno. Tempo quindici minuti la nuova barca aveva già vele molto alte, un vero veliero pronto a solcare il lago di Tiberiade.
Vuoi vedere che dopo tanti anni abbiamo scoperto il segreto di Maria e Angelina?

venerdì 26 giugno 2009

SESSO... dopo


L’altro giorno ho letto un articolo sul sesso in gravidanza e ho iniziato a pensare a come cambi dopo la gravidanza.
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Che bello, il bimbo è nato, tu stai bene, hai due tette da urlo causa allattamento, il marito è sempre più attratto da te e tu proprio di fare sesso non hai voglia.
A me succedeva spesso insomma di non avere una gran voglia di intimità e non dico subito dopo il parto, periodo in cui anche volendo è fisicamente impossibile, ma anche dopo i primi mesi. Ero tutta presa dal bambino o dai bambini e nei pochi momenti di tranquillità crollavo addormentata.
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I mesi passano e il desiderio ritorna e anche se non sfoggi più una quarta naturale, un po’ di sano esercizio fisico tra le lenzuola è sempre apprezzato.
Occorreva solo conciliare le esigenze della coppia over twenty con le esigenze della coppia under five. Conciliare i momenti in cui sei invaso dal sacro fuoco e non puoi con i momenti in cui potresti ma sei talmente stanco che il sacro fuoco non si accende. Per non parlare delle volte in cui il sacro fuoco si spegne “in fieri”:
"Luca piange"
"Non sento"
"Ti dico che Luca piange"
"Può aspettare"
"No vado a vedere… Avevi ragione si è riaddormentato… dove eravamo rimasti?"
"Noi qui ma “Lui”..."
Insomma ci siamo capiti.
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La mancanza di intimità quando ancora desideri il tuo compagno/a, può diventare frustrante. Non ti muovi per casa con un chiodo fisso in testa ma occorre una soluzione.
Abbiamo provato a distrarre i bambini con giocattoli e allontanarci dalla stanza ma tempo tre minuti scattava l'allarme "mamma, mamma, mamma!".
Migliore risultato l'assentarsi furtivamente dopo i pranzi domenicali a casa dei nonni a patto di non farsi prendere da strane inibizioni se la voce di vostro padre è un sottofondo costante. E poi le domeniche in un mese sono solo quattro!
Ottimo sostituire la pausa pranzo con fugaci incontri con il proprio compagno.
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Insomma per dire...non lo so vedete voi.

giovedì 25 giugno 2009

Champagne per tutti!

Nella azienda in cui lavoro tutti i dipendenti hanno diritto ad un parziale rimborso delle spese mediche purchè opportunamente documentate. Meglio non ammalarsi ma se capita, un rimborso è meglio di niente.
Lo scorso anno la mia bocca fu soggetta ad un restyling completo, conseguenza di due gravidanze o meglio di due lunghi periodo di allattamento.
Il primo dentista fece un pessimo lavoro e il secondo dovette rimediare allo scempio. Totale 8.500 euro circa.
L'assicurazione aziendale mi rimborsò una parte dell'importo. Pratica archiviata.
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Nell'azienda in cui lavoro i dipendenti accedono ad un server in cui mensilmente vengono caricati i cedolini con qualche giorno di anticipo rispetto all'accredito sul conto corrente. Come ogni mese ho stampato la mia busta paga e "sorpresa" mi sono trovata un accredito aggiuntivo di 695,76 euro sotto il codice "8781 assicurazione saldo rimborso".
Certa dell'errore ho mandato una mail all'ufficio del personale.
"L'onestà è la prima regola, la fesseria anche!" a detta di altri colleghi.
Entrare in outlook e richiamare il messaggio non mi sembrava una grande tattica e così sono rimasta in attesa.
Ok sintetizzo, l'accredito era CORRETTO! Si trattava del saldo dei rimborsi 2008!

Champagne per tutti, virtuale è :-)

PS: per i colleghi che si presentano alla porta: caffè per tutti! Onesta sì ma pur sempre brianzola! :-)

mercoledì 24 giugno 2009

Sensi di colpa

"Signora questo ginocchio non ha nulla. Il bambino continua a dire di non sentire dolore in nessuna posizione."
"Mamma visto che sono guarito, possiamo andare al parco adesso."
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Te ne stai seduta in ufficio, squilla il telefono e appare "Asilo Marco". Inizi a sudare. Una maestra abilissima nel fare emergere sensi di colpa, vuole da te conferma che sei una madre degenere e hai mandato un figlio all'asilo dopo una caduta mattutina, consapevole del suo zoppicare. Lei è anche disposta a tenerlo fino all'ora di uscita ma il bambino se ne sta seduto dolorante e non riesce nemmeno a recarsi in bagno da solo. Tu, ignara di tutto, spegni il pc e sei pronta a volare sopra Milano, poi rifletti e pensi che non può stare così male e che non puoi sempre uscire dall'ufficio segnando giorni di ferie per ogni piccolo malessere. Decidi di convivere con il tuo senso di colpa ancora per qualche ora e per qualche ora l'unica cosa che riuscirai a fare è proprio convivere con il senso di colpa e supplicare il fisioterapista di ritagliarsi un posto nell'agenda pomeridiana.
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"Marco fino a poco fa non camminavi."
"Mamma la pomata del rametto che mi hai messo mi ha fatto guarire, vedi che riesco anche a saltare. Andiamo al parco?"
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Tu non cerchi una spiegazione logica o psicologica, non ti rifugi nel bisogno di affetto e di attenzioni della tua dolcissima cozza e così difronte all'odierno mattutino zoppicare sfoderi la tua arma migliore.
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"Marco ti metto la cremina del rametto (Crema al Ginepro) e se non guarisci oggi stai seduto a disegnare o a giocare con il didò. Ti vengo a prendere prestissimo e poi andiamo al parco."
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Ora tu sii coerente con te stessa e smettila di pensare a tuo figlio.

martedì 23 giugno 2009

Sintomi

Venerdì al parco mi distraggo a chiacchierare per pochi secondi e ritrovo Marco alla fontana che si diverte con la sua amica Elena. Non c'era più bisogno della doccia serale.
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Domenica sera a tavola con i nonni appoggio distrattamente la bottiglia sul tavolo, urto il bicchiere colmo di vino che si rovescia su i pantaloni color crema del nonno.
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Lunedì pomeriggio ritorno dal solito tour recupero bambini al nido e alla scuola d'infanzia. Parcheggio l'auto in garage chiudo con il lucchetto la claire. Le chiavi di casa sono rimaste dentro l'auto.
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Il crescendo delle disattenzioni è significativo: è ora di prenotare le vacanze!

lunedì 22 giugno 2009

Nel suo viso

Ho incontrato Anna ed è stato piacevole come sempre.
Mi ha parlato dei suoi figli, di suo marito, delle sue giornate piene di impegni, dei suoi tanti interessi e delle vacanze che si avvicinano.
Poi davanti ad una bella cioccolata calda, ottima per la stagione, abbiamo ricordato un po' i tempi passati e nel passato c'è Paolo.
Capita di rifugiarsi nei ricordi con una certa nostalgia. Però Anna mi ha stupito ancora una volta: "L'altro giorno mentre il grande dormiva mi sono fermata a guardarlo, a pensare a quando è nato, a quanti anni sono già trascorsi e improvvisamente nel suo viso ho rivisto i tratti di Paolo. E' stato un tuffo in un passato a cui non pensavo da molto tempo."
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Pensavo a quello che mi ha detto, a come la storia con Paolo fosse finita prima di inziare, a come avesse scoperto di essere in attesa. E poi quel "pensavo a lui in quel periodo anche quando ero con mio marito".
Anna è molto razionale: troppo mamma per pensare a se stessa, troppo moglie per pensare di diventare anche amante.
Perfetta come il modello di donna con la quale è cresciuta, con l'educazione che ha ricevuto. Pensavo a quante donne non avranno mai il coraggio di vivere "Controvento".

venerdì 19 giugno 2009

Le Bolle

A chi prende la metro spesso sarà capitato di vedere un pannello appeso al muro in prossimità delle banchine, simile a quello che si vede nei bar con esposte cartoline pubblicitarie.
Su questo pannello vengono raccolti piccoli libri/racconti di poche pagine, stampati su carta reciclata e su ognuno è indicato il tempo, in fermate, che serve per leggerlo.
I racconti che trovate in questi giorni sono i vincitori del Subway-Letteratura 2009, se vi ho incuriosito fate un salto qui http://www.subway-letteratura.org/.
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Ieri ero spovvista di libro, mi sono diretta verso il citato pannello ed erano rimaste solo poche copie del racconto che ha vinto il Premio Speciale città di Milano, un racconto di Laura Tinti "Le Bolle". Era l'unico non avevo nemmeno l'imbarazzo della scelta.
Il racconto osserva la Milano di oggi come noi guardiamo gli scavi di Grumento in Basilicata, con gli occhi di chi sta ancora cercando di scoprire una civiltà sepolta, i suoi usi e costumi...
Un oggetto incuriosisce gli archeologi: strane bolle mollicce fatte con un derivato del petrolio che i ricchi borghesi del tempo portavano con sè nelle tombe insieme ad altri oggetti preziosi. In una tomba di una nobil donna ne trovano due sotto i vestiti sgualciti all'altezza del seno e due ad altezza glutei. Mistero...
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Un modo decisamente originale per ironizzare sui valori di oggi, sui beni più preziosi che abbiamo, sulle nostre fragilità.

giovedì 18 giugno 2009

..., dormire, forse sognare!

In trasferta, in vacanza, dai nonni, in ospedale...ogni volta che si cambia casa si cambia anche letto e non sempre si trova qualcosa che assomiglia al nostro materasso in lattice, nè tantomeno al nostro guanciale ergonomico che poi se non avete il materasso in lattice o il guanciale ergonomico fa lo stesso: il vostro corpo è abituato a quel letto e in lui riesce a riposare, altrove può risultare difficile.
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Poi ci sono le eccezioni ognuno ha le sue e quando le eccezioni divantano regole a quel punto sarebbe meglio tacere. Ma tra tanti anni quando il letto avrà ripreso il ruolo che deve avere nella vita di ognuno, quando le ore dedicate al sonno saranno tali da garantire la riprogrammazione di tutte le funzioni vitali forse mi farà piacere ricordare di quando vivevo di notte, dormivo dove capitava incurante del letto, di chi mi dormiva addosso o dell'alternarsi di uomini nel mio letto.
Sarà dolce ricordare, perchè il ricordo smussa gli eccessi e tende a cancellare gli aspetti negativi del presente:
"Pensare alle frenetiche notti in cui sto sveglia dall'una alle cinque perchè la musica tribale o catartica di Luca è rigorosamente dal vivo e senza il tasto volume; ricordare di quando mi addormento nel mio letto matrimoniale, per poi passare ad un lettino e poi ancora al divano e di nuovo al letto matrimoniale e poi al divano; pensare ai piedi di Marco conficcati dietro la schiena o alla testa di Luca che dimentica di essere già uscito dalla mia pancia; ripensare a tre uomini, due dei quali molto giovani, che fanno a turno per stare abbracciata a me di notte nonostante i trentacinque gradi della stanza non climatizzata."
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Che ricordi ragazzi!

mercoledì 17 giugno 2009

Corrotta

Ieri pomeriggio Marco e Luca sono rimasti per più di quaranta minuti sdraiati sul pavimento della loro cameretta, uno vicino all'altro silenziosi e avvolti da colpevole complicità. Perfetta sintonia tra loro.
Di tanto in tanto mi affacciavo non vista e guardavo il graffito realizzato con pastelli a cera e matite colorate avanzare lungo il pavimento.
Rimproverarli? Privarmi della possibilità di ascoltare l'ultimo CD di Ramazzotti con il testo delle canzoni in mano? Per una volta non ho impersonato la bisbetica non ancora domata o la burbera Rottermaier e li ho lasciati fare. Un'ora di assoluta tranquillità domestica cantando indisturbata non ha prezzo e poi con il folletto pulire la stanza è stato più semplice del previsto.

martedì 16 giugno 2009

Cercasi estetista

Molte donne convivono con il problema della peluria. Colpa delle scimmie nostre antenate?
Se far pulizia sulle gambe è fondamentale, soffrire inutilmente per eliminare il problema alla radice in altre zone l'ho sempre ritenuto pratica masochista.
Mai avevo pensato di ricorrere alla estetista fino a quando zia Lu, mia sorella, ha prenotato per entrambe.
Effettivamente il mio "fai da te" con la crema o la lametta nemmeno si avvicinava alla pelle glabra e liscia della professionista che incurante del mio dolore strappava con mano ferma e sicura. E così la pulizia all inclusive ha avuto il suo incipit.
Ad un anno di distanza pensavo di avere imparato la nuova tecnica e di poter far da sola: avrei risparmiato tempo e denaro.
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Acquisto le strisce depilatorie più costose, per quella strana concezione prezzo -qualità che a volte è veritiera.
I bambini giocano sul balcone tranquilli e io mi preparo.
Scaldo la striscia tra le mani, è biadesiva, applico a destra e a sinistra e... provate voi a tirare!
Digrigno i denti e riprovo, uguale.
Rimango con uno strato di colla rosa appiccicosissima in tutto l'interno coscia.
I bambini mi raggiungono in bagno, Marco commenta il lavoro in corso: "Mamma pasticciona! Ma non lo sai che la colla non si mette sul sedere?"
Così ripresa da mio figlio mi accingo a strofinare con abbondante olio extravergine di oliva, unico rimedio a detta di zia Lu.
AAA cercasi estetista discreta disposta a rimediare allo scempio e a non divulgare la notizia.

lunedì 15 giugno 2009

Vaticano S.p.A.

Una delle prime nozioni apprese al catechismo sono stati i dieci comandamenti.
Mentre leggevo "Vaticano S.p.A." di Gianluigi Nuzzi edito da chiarelettere (15 euro) non ho potuto non pensare a quel primo insegnamento di Suor Teresia, la suora che mi aveva "preparato" per ricevere la prima comunione tanti anni fa:
"Non uccidere!
Non rubare!
Non dire falsa testimonianza!
Non desiderare la roba d'altri!"
Non c'è un passo in tutto il libro in cui le tavole della legge date da Dio a Mosè sul monte Sinai vengano rispettate. Non c'è pagina che non mi abbia scandalizzato.
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Il libro ricostruisce, grazie ad un archivio segreto lasciato da monsignor Dardozzi, le reali vicende avvenute in Italia dagli anni ottanta a oggi. Il crack dell'Ambrosiano con il caso "Sindona-Calvi-Marcinkus", la maxitangente Enimont, lo Ior parallelo di De Bonis, il ruolo del papa o dei papi, e ancora i nomi di tanti politici e mafiosi che nella banca del Vaticano aprivano conti e "lavavano" banconote. Aprire un conto è semplice basta un aggancio col prelato giusto, entrare in Vaticano con una ricetta medica e da lì far transitare senza controllo fiumi di denaro a tassi di interesse altissimo e senza tassazione alcuna.
Emerge un quadro inquietante di uno Stato e di una banca (Ior) senza obblighi e doveri, che possono agire indisturbati senza controllo da parte di alcun organo di vigilanza, garantendo la massima riservatezza e discrezione. Silenzio. Nessuno è colpevole dentro le Sacre Mura.
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Un libro che davvero merita di essere letto, ma come era immaginabile, chi ne parla?
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Nutrivo già profondo diagio e disgusto su quello che la Chiesa predica dai pulpiti: aborto, omosessualità, fecondazione assistita. Troppo lontana da me e dal mio credo.
Chiesa e Fede sono due aspetti che sempre meno hanno in comune e leggere un libro come questo non fa che confermare i dubbi che avevo o forse darmi qualche certezza in più.
Il problema è che oggi non ci sono solo io. Che insegnamenti do ai miei figli? Qualche anno fa ho litigato con mio marito per riuscire a battezzarli? E ora? Come faccio a trasmettere loro la Fede e condirla con una profonda sfiducia nell'istituzione che sarebbe preposta a veicolare quel sentimento?

venerdì 12 giugno 2009

Michelle

All'asilo non avevi l'armadietto e nemmeno le ciabatte da riporre, hai giocato con Marco, hai corso come una pazza con lui, hai ballato incurante della immaturità di quanti vi deridevano al ritmo di un "uh, uh, uh" e sei stata così coraggiosa da salire sulla sua moto, di cadere a causa di una brusca impennata ma, medicate le ferite, gli hai letto una fiaba per farlo addormentare.
Angelo dai capelli raccolti in una bellissima coda, dagli occhi marroni e dagli occhiali arancio, abbastanza grande da portare un apparecchio ai denti che a volte depositi in una scatoletta azzurra, te ne sei andata senza aspettare il suo risveglio lasciandolo solo e in lacrime.
Hai rubato il cuore di Marco che ha parlato di te tutto il giorno allontanando persino i suoi amici Elena e Lorenzo, ti ha cercato nei vestitini rosa delle bambine incontrate al parco rimanendo deluso ogni volta che voltandosi apparivano diverse da te.
Marco mi ha chiesto di scriverti una lettera, a me che non sono mai stata brava a gestire nemmeno i miei sentimenti. Ha pensato a lungo alle parole, ripetendo in continuazione il tuo nome e poi poco prima di addormentarsi:
Ciao Michelle,
ci vediamo domani all'asilo.
Marco
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Cara Michelle,
vedi di esserci oggi perchè non sono ancora pronta a gestire le angosce amorose di un bambino di tre anni e poco più.
Mamma Renata

giovedì 11 giugno 2009

Capita

Capita di uscire di casa in gessato grigio, ricevere i potenziali fornitori, trascorrere un'interessante mattinata a parlare di una piccola società da incorporare.

Capita di lavorare.

Capita di essere felici nel fare quello per cui si è pagati ogni mese.
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Capita.

mercoledì 10 giugno 2009

Candid Camera in Ospedale, forse.

In vita mia sono ricorsa ai ferri chirurgici tre volte e tali spero rimangano.
A dieci anni l'appendicectomia di cui ricordo poco se non una lunga assenza da scuola e una telefonata a tarda sera perchè non volevo dormire da sola in ospedale.
A venticinque anni il laser a eccimeri per recuperare la vista e togliere i fondi di bottiglia dagli occhi e dal naso che è sì grande ma pure sensibile e mal sopporta gli occhiali.
A trentatre anni il cesareo d'emergenza che non vi descrivo. Però vi racconto il post intervento.
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Luca nasce un sabato mattina alle 00:23, io esco dalla sala operatoria con catetere, drenaggio e una flebo al braccio.
La mattina seguente la ginecologa di turno non si accorge del drenaggio che non è usuale nei cesarei e dà disposizioni di: "togliere tutto", alias catetere, drenaggio e alimentazione tramite flebo. Ora mentre il catetere viene tolto dalle infermiere, per il drenaggio occorre l'intervento di un medico che mi visita nel pomeriggio, vede il sacco del drenaggio pieno di siero, quasi insulta la dottoressa del mattino e mi rimanda in camera dicendo che è meglio aspettare.
Poco danno se non fosse che sono digiuna dal mattino, che dovrò passare la notte digiuna e tale resterò fino al pomeriggio successivo.
Il giorno seguente il medico mi riceve in una sala visite poco distante dalla sala parto. Mi siedo sul lettino ginecologico e allungo le gambe. Improvvisamente la parte terminale del lettino cade, io lancio un urlo di dolore.
Scuse generali, si ricomincia. Il medico estrae il tubo ma a causa di aderenze, fuoriesce parte della sottocute. Altro urlo di dolore. Serve qualche punto di sutura: il buco rimasto è un po' grosso e il rischio è una cicatrizzazione antiestetica. "Eviterò il bichini questa estate!" dico al medico.
Resto per trenta minuti con le gambe sospese per aria e tutto il resto in bella mostra, accanto a me la porta aperta sul corridoio: le infermiere entrano ed escono cercando di soddisfare le richieste del medico e non perdono occasione di insultarsi tra loro. Cucire senza anestetico, ago, filo e guanti della giusta misura non è semplice, ma quella è una sala visite anche se poco distante dalla sala operatoria.
Il giorno seguente mi dimettono.
Torno alcuni giorni dopo per togliere le graffette, i punti metallici del cesareo. Mi capita una stagista. Il primo punto non vuole uscire, l'infermiera insiste, insulta il chirurgo per il pessimo lavoro fatto e continua ad armeggiare. Al terzo punto Antonio la invita a chiamare una collega. I punti sono perfetti ma per estrarli bisogna sapere usare la pinza.
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Ho pensato più volte che uscisse Gerry Scotti dicendo: "Sorridi sei su Candid Camera", ma non è successo. Non è che avete trovato il video su You Tube? Almeno potrei rivendicare i "diritti di paziente".

martedì 9 giugno 2009

Il pisellino è solo l'inizio

Sabato mattina abbiamo portato Marco in ospedale, lamentava bruciori al pisellino e la pipì evidenziava tracce di sangue. Scongiurata l'infezione alle vie urinarie, restava da curare una infezione del prepuzio. Lavaggi con un detergente intimo, soluzione fisiologica per disinfettare e applicazione di Nefluan tre volte al giorno.
La cura è in corso, ha portato giovamento ma Marco avverte ancora bruciore e trattiene la pipì per ore.
Ieri ci hanno chiamato dalla scuola materna: trattieni, trattieni... se l'è fatta addosso!
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Ore dopo:
"Marco perchè non sei andato in bagno, hai visto che il pisellino sta guarendo e non ti fa tanto male."
"Mamma sta guarendo perchè il mio amico E. e il mio amico M. mi hanno messo una pomata buonissima."
"A davvero? E quella che ti metto io?"
"Mamma ma quella di E. e M. è una pomata che ha il magico potere di Bloom. Bloom è la Winx più bella sai."
"Vorrà dire che metteremo ancora la pomata delle Winx."
"Mamma non ce l'ho più, l'ho prestata a Stoner che anche a lui brucia il pisellino."
"Dove hai visto Stoner?"
"E a scuola cosa credi... è venuto a giocare con me e domani viene ancora."
"Io invece sono andata a mangiare una pizza con Superman e domani ho invitato anche Spiderman."
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Se la fantasia di tuo figlio galoppa anche nei momenti di effettivo dolore, se ti accorgi che realtà e finzione sono tutt'uno e che riprenderlo peggiora solo la situazione, non resta che giocare ad armi pari.
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Quindi se si vuole unire qualcuno oggi a pranzo con Superman e Spiderman! Speriamo solo che non abbiano bisogno della crema sul pisellino, non penso che Antonio approverebbe.

lunedì 8 giugno 2009

Non era una cicogna

Strana sensazione nei giorni scorsi. Ho fatto quattro volte il test ed è sempre risultato negativo nonostante il ritardo avesse raggiunto i 20 giorni.
Che fosse un salto di ciclo era abbastanza evidente, ma nella mia testa il dubbio rimaneva.
Chi ci è passato sa che nove mesi di gravidanza possono essere magnifici o un inferno; chi ci è passato sa che arriva il momento del parto: naturale o cesareo; chi c’è passato sa che quello è solo l’inizio e i due giorni di ospedale saranno una brevissima pausa su un’isola felice prima di buttarsi nella giungla domestica; chi c’è passato sa che due non è il doppio di uno e chi c’è passato spero mi rincuori dicendo che tre è solo uno in più rispetto a due; chi c’è passato fermerebbe il tempo e rimarrebbe per ore a guardare i suoi figli che giocano e si scambiano tenerezze o forse fermerebbe il tempo perché quei momenti sono talmente rari rispetto alle litigate.
Eppure ci speravo davvero questa volta.
La nostra ricerca di un figlio non è la soddisfazione di un bisogno egoistico, se c’è stata è già stata abbondantemente soddisfatta; non è la ricerca della femminuccia perché forse preferirei un altro maschietto; non è il tentativo di uscire da un’impasse lavorativa anche se ammetto che il lavoro oggi mi porterebbe a non farmi tanti scrupoli nel comunicare una nuova gravidanza; non è una improvvisa conversione al credo dei ciellini e questo per rassicurare il mio amico Stefano.
E’ il desiderio di volere regalare ai nostri figli un altro compagno di vita; il desiderio di poter donare ancora amore nonostante qualche scappellotto; il desiderio di scoprire giorno dopo giorno le emozioni che un figlio riesce a donarti.

venerdì 5 giugno 2009

Il mio acquilone

"I figli sono come gli aquiloni,
passi la vita a cercare di farli alzare da terra.
Corri e corri con loro
fino a restare tutti e due senza fiato…
Come gli aquiloni, essi finiscono a terra…
e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni.
Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri
che presto impareranno a volare.
Infine sono in aria:
gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne.
E a ogni metro di corda
che sfugge dalla tua mano
il cuore ti si riempie di gioia
e di tristezza insieme.
Giorno dopo giorno
l’aquilone si allontana sempre più
e tu senti che non passerà molto tempo
prima che quella bella creatura
spezzi il filo che vi unisce e si innalzi,
come è giusto che sia, libera e sola.
Allora soltanto saprai
di avere assolto il tuo compito."
(Erna Bombeck)
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Inziare con queste splendide parole la festa di fine anno della scuola d'infanzia non era quello che mi aspettavo.
Poi è iniziato lo spettacolo teatrale, una rivisitazione della fiaba di Collodi: bello ma non adatto a bambini di quella età che non capivano le metafore e che cercavano i personaggi della fiaba, quella classica. Pinocchio padroneggiava voce e mimica con arte ma i bambini si annoiavano, come dar loro torto?
Poi la scena si è aperta, in pochi minuti decine di bambini hanno iniziato a correre liberi e felici e gli attori li hanno coinvolti nello spettacolo rendendo le loro corse parte dello spettacolo. Sembravano tanti acquiloni colorati.
Guardavo il mio Marco: cercare i compagni, chiamarli per nome, abbracciare la sua amica Elena di quindici centimetri più alta di lui, correre via, tornare da me sorridendo e poi di nuovo in mezzo gli altri.
Guardavo mio figlio, il mio acquilone sereno e gioioso con i suoi amici ed è stato un regalo bellissimo, una emozione che mi è rimasta dentro e che non riesco a tradurre in parole.

giovedì 4 giugno 2009

Una tranquilla serata alla Fnac

Ieri sera alla Fnac c'era la presentazione del libro di cui vi ho parlato qui.
Ora io sono un po' stanca di perdermi tutti gli eventi mondani della mia città: bandito il cinema e il teatro perchè la nostra musica ha accordi diversi da quella di sottofondo, bandito lo shopping terapeutico in centro perchè dopo l'ufficio mi aspettano le corse al nido, bandite persino le camminate perchè la metro è più veloce.
Ieri armata di passeggino per Luca con annessa pedana per Marco, abbiamo preso il tram e poi la metro e siamo arrivati alla Fnac.
Ero fresca e profumata come fossi uscita da un centro benessere, nonostante i dieci minuti a discutere con un tipo che con la scusa "le piace leggere?" ha cercato di propinarmi l'ultimo libro di scientology e nonostante avessi portato a braccio il passeggino per le scale perchè l'ascensore "a Duomo" c'è, ma lontano dall'uscita di via Torino.
Insomma tutto perfetto: i bambini erano tranquillissimi, guardavano gli scaffali con i puzzle delle Winx, di SpiderMan e Cars con un contegno signorile, osservavano i ragazzi giocare con le Wii e le Playstation senza mostrare interesse o voler provare il gioco, nessuna corsa dentro i corridoi della libreria, nessun urlo del tipo "mamma Brioooooooches" vicino al bar interno.
Stanca di tutta questa tranquillità, prima che iniziasse la presentazione del libro, ho telefonato ad Antonio:"Fai un salto qui, è un luogo paradisiaco, siamo al reparto informatica, c'è un salottino, il bar e anche il bagno!".
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Sono uscita dalla presentazione con una sola certezza: i miei figli non saranno mai come i ragazzi descritti da Cristina nel libro, non mi diranno mai "mamma mi rifaccio questo." Non ne avranno il tempo. Li "rifaccio" prima di arrivare a 18 anni.

mercoledì 3 giugno 2009

Erba-Milano: andata e ritorno

L'aria è fresca ma non fredda. Mi fermo ad aspettare accanto al binario uno, sento il fischio e poi appare, sembra uscire dal verde delle montagne che dominano l'orizzonte. C'è pochissima gente nonostante sia l'orario dei pendolari.
Per buona parte del viaggio si sente solo un rumore di sottofondo che concilia quasi il sonno interrotto da poco. Fuori dal finestrino vedo correre la Brianza: prati verdissimi, orti protetti da mura antiche, giardini curati e ville. Poi dopo Giussano il paesaggio diventa cittadino e il rumore sul treno viene attutito da voci che raccontano le loro vite, incuranti delle orecchie dei vicini.
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Risalgo sul treno nel primo pomeriggio. Accanto a me tre signore parlano a voce alta. Ascolto mentre guardo fuori dal finestrino ma il paesaggio non regala emozioni. Superata Bovisa si inizia a vedere il cielo ma c'è ancora cemento, troppo. La voce viene coperta da continui fischi e i miei occhi iniziano a chiudersi. Dormo.
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Riprendere il treno Lunedì primo giugno è stato piacevole.

Ero lontana dai viaggi da studente in cui la mia mente si estraniava e ripeteva paragrafi di libri studiati, lontana dalle risate con i compagni di università o dalla lettura dell'oroscopo che ci attendeva ogni lunedì mattina; lontana dall'uscita all'alba e il ritorno a tarda notte dei primi anni di lavoro; lontana dall'ansia di dover lasciare Marco con la nonna proprio nei giorni in cui non stava bene e avrebbe voluto solo la sua mamma con sè.
Dovevo solo andare e tornare: i bambini e Antonio mi aspettavano dai nonni per riprendere il nostro lungo week end in campagna.

lunedì 1 giugno 2009

A 18 anni mi sarei rifatta

Due mesi fa ero andata alla presentazione di un libro .
Due giornaliste avevano intervistato lo scrittore. Una pubblicava quasi quotidianamente su un blog e qualche giorno fa è uscito il suo primo libro: "appena ho 18 anni mi rifaccio".
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Ho iniziato a pensare che molto prima dei 18 anni sarei ricorsa ad una rinoplastica se solo avessi avuto più soldi in tasca e meno paura di tutti i limiti che un naso nuovo mi avrebbe imposto (sport ...). Ne parlavo spesso ma in casa mi ripetevano che il mio era un naso importante, un naso di famiglia, il naso dei Rusconi e avrei dovuto "portarlo" con orgoglio. Peccato che intorno a me vedevo nasi orrendi forse più del mio.
Non avevo un rapporto idilliaco con i parenti che in quegli anni elargivano consigli gratuiti, non richiesti e non graditi sulla scuola: rifiutare e cambiare il mio naso era un altro modo per contrastare, ribellarmi.
Come fu come non fu il mio bel nasone ce l'ho ancora e tale resterà.
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Ho comperato il libro e l'ho letto. Mi sono accorta che il mio sogno di un bel nasino era piccola cosa: rinoplastiche, mastoplastiche additive e riduttive, protesi ai glutei e lipofilling, ricostruzione dei piedi...
Le storie, vere, raccontate abbracciano il problema adolescenziale, si fermano sulle famiglie, il contesto socio culturale in cui nascono e si sviluppano. Quello che mi ha colpito è la trasversalità. "Rifarsi" è un imperativo che non ha confini geografici, di età, sesso, ceto sociale o cultura: essere belli per sentirsi accettati, essere perfetti per sentire veri i propri corpi di plastica, essere e apparire dove l'apparenza diventa una finzione programmabile.
"I greci ritenevano che la bellezza esteriore fosse anche segno di bellezza e purezza interiore" Cristina Sivieri Tagliabue in "appena ho 18 anni mi rifaccio" edizione Bompiani-16 euro-... la differenza è che si è spostato il confine di ciò che è possibile e il "fine giustifica i mezzi" è un adagio che si adatta alle coscienze e alle azioni.
Uno spaccato interessante di Noi.