mercoledì 30 marzo 2022

Empatia

Questo pomeriggio sono scesa in giardino con la scusa di dover buttare la stazzatura. Luca non mi rispondeva al telefono e volevo essere certa che stesse giocando senza problemi. A parte Fabio, storico amico dalle scuole elementari, c’erano altri tre ragazzi che non ricordavo di avere visto prima di oggi. Uno di loro aveva i capelli biondi, molto molto corti. Stavano mangiando una torta per festeggiare il compleanno di uno di loro e alternavano al dolce qualche tiro a canestro. Si sarebbero fermati ancora un po’ in cortile per poi spostarsi nel campo da basket adiacente a casa nostra.

Poco fa è risalito e ho chiesto a Luca chi fossero quei ragazzi e in particolare il ragazzino biondo un po' più taciturno degli altri che non avevo mai visto prima.

Lui stanco, sudato e sporco pensava solo al suo bagno ristoratore e non certo alle mie domande.

Per farla breve sono riuscita a sapere che il ragazzo biondo è ucraino e che da 13 giorni vive qui in Italia nella palazzina verde che fa parte dello stesso complesso in cui siamo noi. Oggi è stata la prima volta che si è unito a loro a giocare a basket, è uno 04* e per essere qui da così pochi giorni parla anche quel tanto per farsi capire e interagire.

Luca è stato più di tre ore a giocare a basket, la mia curiosità mi ha portato a incalzarlo di domande: “Luca ma come sta? Ha qualche parente qui? Viene a scuola con te? Conosceva già l’italiano? Cosa ti ha raccontato della guerra?”

“Mamma ma ti pare che lo riempivo di domande e gli chiedevo della guerra! Abbiamo solo giocato per farlo sentire a suo agio e non farlo pensare ai brutti ricordi.”

 

*Tra i ragazzi gli anni si contano così, non dici che un amico ha 17 anni dici che è uno 04: è nato nel 2004

venerdì 25 marzo 2022

Trenta giorni

 

Da trenta giorni in territorio ucraino si combatte. La Russia continua la sua invasione all’interno del Paese radendo al suolo intere città. Per la Russia non è una invasione è solo "un'operazione speciale per smilitarizzare il Paese”.
Un’operazione talmente speciale che in soli trenta giorni ha lasciato sul campo più di 15.000 soldati russi; 4.000 soldati ucraini e 900 civili. Un’operazione speciale che sta costringendo migliaia di persone a vivere come topi nascoste nei corridoi delle metropolitane, che ha generato due milioni di profughi e un numero non definito di deportati in Russia. Numeri falsati ovviamente dalle fonti e dalla propaganda bellica, numeri non ufficiali che solo la storia confermerà. Numeri che rappresentano l’atroce realtà di distruzione e morte che questa guerra sta provocando.


 
Trenta giorni fa mi ha colto un senso di terrore, diverso e ben peggiore di quello che due anni fa ci ha portato dentro la pandemia del Coronavirus. Una morbosa ossessione e ricerca di informazioni sulla situazione ucraina e un’angoscia crescente per l’incapacità di discernere tra notizie vere e verosimili: guerra alle porte, minacce nucleari, terza guerra mondiale…
Ci sono tante guerre nel mondo, di molte nemmeno conosco l’esistenza, ci sono Popoli che vivono situazioni terribili da anni, ma sono lontani. Questa è troppo vicina. Se arriva in Italia cosa facciamo? Abitiamo a Milano al settimo piano, quale bersaglio migliore? Dove possiamo andare, come ci organizziamo per fuggire da questa minaccia?  
Pensavo ai miei figli, al fatto che se solo fossi nata qualche kilometro più a Est avrei dovuto vedere mio figlio Marco abbracciare un fucile senza poter fare nulla per impedirlo.
Ma i giorni passano e ho imparato a convivere con queste notizie e con le sensazioni che generano, la testa mi ha imposto di essere egoista e di credere che forse questo massacro si fermerà al territorio ucraino e che non continuerà a lungo.
Mi sento fortunata, molto fortunata. 
Cerco di aiutare come posso ma mi impongo di vivere, di essere felice, di vedere gli amici e di respirare questa aria tiepida che la primavera alle porte sta regalando.