venerdì 29 maggio 2009

Caffelatte

C'era una volta un bambino nero di quattro anni.
Alla scuola d'infanzia il bambino nero si divertiva a giocare con i suoi amichetti bianchi; c'erano giorni però in cui era triste perchè gli dicevano parole cattive. Aveva raccontato qualcosa alla mamma e alle maestre ma non proprio tutto perchè temeva che anche le maestre iniziassero a chiamarlo "Caffelatte".
E poi aveva sentito alcune mamme usare brutte parole con Babu, il ragazzo nero che vendeva braccialetti fuori dalla scuola e alcuni papà usavano le stesse parole con Aris, il lavavetri che si appostava sempre vicino al semaforo del passaggio pedonale.
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Il venerdì le maestre si allontanavano dall'aula spesso e in quei momenti i bambini si sentivano liberi di fare tutto, proprio tutto.
Il bambino nero odiava quei momenti perchè i compagni diventavano più violenti e oltre agli insulti, davano spinte, facevano sgambetti. Un giorno poi lo presero a calci e pugni. Arrivò l'ambulanza e il bambino nero fu ricoverato in ospedale dove gli aggiustarono il pisellino, che si era rotto a causa di un calcio.
Dopo qualche tempo il bambino nero iniziò a stare meglio, il pisellino non gli faceva più male ma non voleva più tornare a scuola, non voleva giocare con gli altri. Poi la mamma.....
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La storia è liberamente tratta da una notizia uscita ieri sui giornali. Il fatto risale ad un mese fa, è successo in un Paese in provincia di Como.

giovedì 28 maggio 2009

Di scarpe, di Winx e di sospetti

Da piccola adoravo le scarpe con i tacchi, indossavo quelle della mamma e camminavo trascinando un numero trentotto decisamente troppo grande per i miei piedi: non so quante paia sono riuscita a rovinare per imparare a portarle. Peccato che tanta fatica non è servita a nulla ma questa è un'altra storia.
Pensavo che fosse un mio vezzo, una prerogativa femminile e invece Marco e Luca si divertono a girare per casa indossando le mie scarpe, le mie ballerine.
Ieri pomeriggio passeggiavano come due comari: non erano Marco e Luca, non erano Stoner e Valentino, non erano Trancannone e il Signore del Vulcano, erano Bloom e Stella.
Luca rideva e Marco cantava: "Noi siamo Winx, bellissime Winx in un mondo di magia".
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La prima ecografia chiara di Marco è un pisellino; l'amniocentesi refertava cromosomi X;Y in entrambi i casi; quasi quattro anni di cambio pannolini mi hanno confermato di avere scelto bene i nomi. A volte l'apparenza inganna.
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Dimenticavo io ero Flora.

mercoledì 27 maggio 2009

Comando io?!

Marco, tre anni e sette mesi.

"Papà quando parli con me usa il cervello!"
"Papà non capisci niente!"
"Papà stai zitto, quando arrivi tu, vuoi sempre parlare solo tu!"

Ho creato un mostro.

martedì 26 maggio 2009

Il prefisso è solo una scusa

Suona il telefono, appare il prefisso 06.
Seguiranno ore in cui sarai occupata a studiare carte e documenti, in cui cercherai di trovare un filo logico nell'accozzaglia di allegati, in cui ti annoierai perchè non è rimasta una briciola di interesse per quello che dovresti fare.
E poi infondo non è chiaro cosa dovresti fare: non è chiaro a te e a chi ti sta chiedendo di scrivere.
Cerchi di concentrarti ma ogni scusa è buona per alzarti.

Ti arrabbi con l'aria condizionata che non funziona o funziona troppo.
Te la prendi con la tua schiena che non ha ancora metabolizzato la seduta dal fisioterapista ed è tutta indolenzita.
Ti domandi perchè tutti i mesi ci sono cinque giorni in cui i tuoi ormoni sono più pazzi del solito e dovevano essere proprio ora quei cinque giorni.
E poi questa stagione che porta allergie che fanno lacrimare gli occhi, ma tu non soffri di allergie.
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Poi ti accorgi di essere in ritardo, chiudi la porta dell'ufficio, esci.
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Telefoni, il prefisso è 02.
Seguiranno ore in cui sarai impegnata a correre. Hai chiaro in mente quello che devi fare: destreggiarti tra casa-nido-asilo-supermercato-parco.
Cerchi di fare tutto, non sono concessi sconti.
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Ti arrabbi con l'aria condizionata che su alcuni metrò non esiste e su altri è troppo alta.
Te la prendi con la tua pressione che scompare appena si presenta il caldo rendendoti più difficile ogni azione.
Ti domandi perchè tutti i mesi ci sono trenta giorni in cui alterni dinamismo a stanchezza e trenta giorni son troppi pure per gli ormoni.
Ma c'è questa stagione che porta con sè voglia di passeggiate, di vacanza, di vita e tu sei malata di vita e ti metti a ridere della tua stupida malinconia.

lunedì 25 maggio 2009

Meglio un uovo oggi...

Dimenticati che tuo figlio Luca non è il fratello: non gli assomiglia nel parlare, tanto meno nelle abilità motorie.
Poi prendi dal pollaio cinque uova fresche e appoggiale su un ripiano posto sulle scale a casa dei nonni.
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Marco non si è mai lanciato dallo scivolo a testa in giù, anzi non saliva proprio sullo scivolo; Marco non si è mai arrampicato sulla tavolozza del cesso a ballare come un invasato; Marco non ha mai fatto nulla di pericoloso è troppo fifone per fare, si limita a parlare e a gongolarsi con le sue eroiche imprese mai compiute.
Luca no. Luca agisce in silenzio, non c'è rimprovero o punizione che lo fermi.
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Ecco se ti fossi ricordata di tutto questo, oggi mangeresti una squisita frittata!

domenica 24 maggio 2009

Meglio tardi che...

Cosa ci facessi ieri al MaM ancora non lo so.
Ho aperto il blog per caso, perchè mi piace raccontare e perchè è più semplice farlo partendo dalla propria vita, dal proprio vissuto. Mai avrei pensato di entrare nel gruppo delle mamme blogger e sinceramente anche ieri non mi sentivo poi così a mio agio.
Contrariamente a quello che pensavo quando ho aderito alla iniziativa, non mi andava di presentarmi, di dire: "Ciao sono io quella che nel suo blog rompe con la sua insoddisfazione sul lavoro; quella che allatterebbe un altro figlio per altri nove mesi per poi lasciare centinaia di euro al dentista; quella che quando legge un libro che le piace ve lo consiglia nonostante il suo amico Mimmo le abbia chiesto di non farlo perchè poi Patrizia lo vuole leggere subito e in paese non si trovano; quella che se i suoi vicini sapessero che ha un blog non la inviterebbero più alle feste di condominio..."
Io insomma non avevo tutta questa voglia di uscire dall'anonimato ieri, non era questo quello che pensavo con il blog.
Cercavo un posto dove scrivere e riflettere confrontandomi anche con altri ma il web doveva mettere un filtro, pensavo.

E così è stato. Ho ascoltato con interesse le conferenze del mattino e con curiosità le autopresentazioni pomeridiane. A quel punto mi sono detta perchè no? Sono una blogger per caso e sono mamma. Perchè non salutare qualcuno? Perchè non dire:"Ciao, sono Renata, è un piacere conoscerti." E così ho salutato qualche mamma, altre erano già lontane. Sbagliando si impara.

Comunque la giornata è stata un vero successo e i miei figli:"Invece di andare al parco, domani torniamo qui?"
Dimenticavo: grazie Jolanda!

venerdì 22 maggio 2009

Dietro le sbarre

Nel condominio in cui abito c'è un piccolo giardino curato dal Sig. P., quello della raccolta differenziata.
Il giardino si affaccia su una stradina secondaria poco trafficata: oltre il cancello di ingresso si apre il passaggio pedonale lastricato e tutto intorno piante e fiori.
Il giardino volge ad est e nei pomeriggi estivi è una valida alternativa al parco.
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Nel condominio in cui abito ci sono condomini davvero fantastici e altri che conosco appena. Un esempio? La famiglia di T.: una famiglia riservata che abita al terzo piano. Ci si saluta cordialmete senza andare oltre al "ciao".
T. ha cinque anni ed è l'unico bambino del palazzo.
T. non lo conosciamo se non di nome.
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Siamo solo a Maggio ma in questi giorni le temperature sono estive e ieri pomeriggio siamo scesi in giardino.
Marco si divertiva con il pallonne: qualche calcio contro il muro, alias l'appartamento della nonna di T., e qualche altro nella piscina, una sorta di vasca che ha per pavimento una grossa grata in ferro dalla quale si vedono i garage.
Luca si divertiva a gettare grissini nella grata e a raccogliere margherite trascinando un annaffiatoio da otto litri, vuoto.
T. se ne stava dietro le sbarre della finestra della nonna supplicandola di farlo uscire a giocare con Marco e Luca. Vista l'insistenza del bambino e la mia disponibilità a "curarlo", la nonna l'ha accompagnato in giardino. Era visibilmente a disagio, l'ha rimproverato per i dieci minuti della sosta e poi per una presunta marachella che non s'aveva da fare l'ha trascinato in casa.
T. è tornato alle sue sbarre con le lacrime agli occhi e ha continuato a giocare con Marco dalla sua prigione.

giovedì 21 maggio 2009

Tutta colpa di Zafòn

Chiudo il libro, scendo dalla metro e mi affretto verso le scale quando lo vedo. E' lui? Non ne sono sicura, è passato tanto tempo ma l'odore è proprio il suo. Cerco di avvicinarmi ma a quell'ora c'è tanta gente, lui si allontana e io non riesco a raggiungerlo, vorrei chiamarlo ma la voce non esce, il suo nome rimane chiuso dietro le mie labbra.
Lo seguo, mi faccio largo tra la folla di studenti: è sempre più lontano.
Salgo in piazza, mi guardo intorno: non sono nella solita piazza e quella accanto a me è la casa con gli occhi, lui non c'è.
Forse sto ancora dormendo. Mi stroppiccio gli occhi, li apro. Sono ancora lì, accanto a me anche la casa con gli occhi si è svegliata e da dietro quelle fessure vedo due pupille scure che mi riportano indietro di almeno quindici anni.
Ripenso al passato e mi domando perchè mi sta guardando da dentro quella casa azzurra. Cerco di chiamarlo ma c'è solo la casa davanti a me. E' scomparso di nuovo.
Mi sento prigioniera senza avere catene, vorrei correre e cercare di raggiungerlo. Ma non mi muovo.
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Non mi fa bene leggere a tarda notte, dovrei averlo imparato ormai! Tutta colpa di Zafòn che mi ha tenuto sveglia per tre notti consecutive!
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PS: "La casa con gli occhi" si trova sulla strada che porta alla scuola di'infanzia. Io non l'ho mai vista ma Marco la vede ogni giorno.

mercoledì 20 maggio 2009

Acca e Atte

Luca oggi compie diciannove mesi, suo fratello alla stessa età era in grado di conversare sebbene alcune parole fossero comprensibili solo ai parenti stretti.
Lui invece è tutto un gutturale privo di senso: dal "knu" ancora assai presente, a suoni più o meno decifrabili. Sono comparse anche le prime parole di senso compiuto: "mamma, papà, nonna, pappa" ma non sempre associate al corretto oggetto di desiderio tanto che molto spesso il papà e la nonna sono comunque "mamma".
Poi la sorpresa:"acca" e "atte" per acqua e latte.
Le due parole sono state accolte con suoni di tromba e clamore tale che Luca deve aver pensato di aver vinto il Nobel per la letteratura.
Da qualche giorno quando gli chiediamo "Luca cos'è questo? Dì a mamma tua, che ti guarda estasiata e con fare leggermente ebete, cos'è questo?" risponde ridendo e gongolandosi tra gli abbracci e gli spupazzamenti per questa nuova conquista.

martedì 19 maggio 2009

Lucciole

In alcune sere di Maggio e Giugno, lontano dalle luci della città, quando il sole è tramontato da ore sui prati dove l’erba è stata tagliata da poco e l’umidità rende forte il profumo della terra è possibile vedere tante piccole luci giallo-verdi che aumentano di intensità e poi diminuiscono fino a spegnersi per poi ritornare a brillare in un altro punto del campo.
Dai nonni nella campagna erbese è uno spettacolo che si ripete da quando ero bambina.

La sera scendevo in giardino a giocare e a mangiare le prime ciliegie fino a quando comparivano e allora mi divertivo a rincorrere quelle lucine. Non è difficile prenderle. A volte riuscivo a rinchiuderle in una mano, aspettavo qualche secondo e poi aprivo pian piano le dita e loro restavano lì ferme sul palmo continuando ad accendersi e spegnersi per nulla infastidite dalla mia presenza. Poi le lasciavo libere di tornare ai loro campi.

Domenica con sorpresa sono comparse le prime lucciole, ne ho presa una per Luca o forse per me che mi accorgo di quanto sia bello emozionarsi ancora di fronte a quei piccoli spettacoli della natura e mi domando chi sia più bambino.

lunedì 18 maggio 2009

Certezze

Da qualche tempo a casa di zio Giò c'è un nuovo bi-ruote: un Aspes del 1951, 35 di cilindrata, 2 tempi, colore verde oliva e sella in pelle nera.
Il bi-ruote mentre sfreccia nel cortile di casa o nei prati tutto intorno, brucia olio e inquina come pochi altri mezzi in circolazione.
Il bi-ruote è molto semplice da guidare e altrettanto pericoloso perchè il litfing pagato dallo zio non è andato al cuore del veicolo e i freni iniziano a sentire il peso degli anni.
Marco da quando lo zio gli ha fatto fare un primo giro di prova, trascorre le settimane aspettando con impazienza e ansia il giro domenicale .

Ieri è uscito di casa con la sua maglietta "DUCATI corse" originale regalo di Stoner finanziato da zio Giò, si è presentato dallo zio per il suo solito giro e dopo la corsa è arrivato da me tutto eccitato.
Luca con la sua "DUCATI corse" originale regalo di Biagi finanziata da zio Giò ha iniziato a supplicare "eh eh eh eh eh".

Ecco ho poche certezze e ancor meno aspirazioni circa il futuro dei miei figli. Ho sempre sperato di riuscire a crescerli seguendo le loro inclinazioni, desideri.
Ecco inizio a pensare che le loro inclinazioni, desideri non mi piaceranno affatto.

venerdì 15 maggio 2009

Nozze: consigli da esperta

Il giorno del matrimonio è nell’immaginario collettivo un giorno speciale, unico, da ricordare per sempre. Vi ho già raccontato qualcosa qui, ma oggi voglio riprendere il tema.
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La classica lista nozze è un po’ in disuso.
Molti si sposano dopo un periodo di convivenza, in casa c’è già tutto e così si spazia su altro. Alcuni, pochi, si affidano alla lista nozze in libreria ma se l’avessi fatto io avrebbero pensato ad una burla: lista nozze Rusconi–Laterza!
Altri scelgono il finanziamento per il viaggio di nozze affidandosi ad una agenzia per la raccolta fondi: per una settimana in Mar Rosso non era il caso.
Altri ancora preparano un vero sito web in cui informare del lieto evento con tanto di lista nozze, foto, forum di discussione: l’ho scoperto solo ora.
E poi c'è la vecchia busta: banale quanto utile; ma anche qui dipende da chi invitate: in brianza ci si abbraccia tra braccini!
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L'abito: bianco, panna, rosa pallido. Soprattutto non tradire i propri sogni di bambina!
Ho sempre amato quell’abito che ti dovrebbe far sentire regina per un giorno: color panna, semplice e prezioso insieme. Ho anche un discreto numero di partecipazioni a matrimoni alle spalle perché da piccola mi infilavo abusivamente in chiesa e stavo in disparte a guardare la sposa: sempre bellissima, sempre unica.
Mi sono sposata in rosso, spero di rimediare la prossima volta.
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La cerimonia: idee chiare fin da subito. Possibilmente le stesse idee del consorte.
Io avrei voluto il classico rito in chiesa, lui un "Sì" in comune.
Ci siamo sposati nella biblioteca del mio paese, giurando amore eterno davanti ad un assessore leghista che al solo sentire il cognome del marito avrebbe potuto morir di infarto davanti a noi.
Ma non solo: due settimane prima del matrimonio Antonio ha accettato di farsi benedire dal parroco purchè fosse chiaro il suo totale disinteresse in affari di chiesa. Ormai il vestito c’era e il prete si sarebbe adattato forse, ma meglio tacere. Nel frattempo erano iniziati i lavori di restauro del sagrato e io quel giorno facevo pan dan con le strisce che delimitavano le aree inagibili. Non son più tanto sicura che fosse meglio tacere.
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Un solo pranzo con pochi invitati: tanto la lista cresce sempre.
Avevamo prenotato per pochi intimi in un ristorante sul lago di Pusiano.
C’era un antipasto di pesce non fresco e un branzino deludente alle spalle , ma la caparra era già versata. Poi l’incontro con tale Antonio, cameriere per arrotondare, ci ha portato a cambiare ristorante una settimana prima delle nozze. Niente prove, totale fiducia in quello sconosciuto e nell'eleganza e negli occhi azzurri del proprietario del “Castello”.
Tutto perfetto solo un accenno sbagliato al colore rosso ha fatto sì che le tovaglie avessero la stessa tinta del mio abito: che novità!
A dimenticavo per rimediare all'idea iniziale dei pochi intimi, sette giorni dopo ci siamo ritrovati di nuovo a tavola: bis in quel di Altamura. Se vi dico che per l'occasione due cognate si sono vestite di rosso, pensate che sto esagerando e allora non lo dico.
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Le foto.
A distanza di anni mi rendo conto che le bellissime foto made by Renato, amico fotografo, e da un paparazzo newyorkese di passaggio a Milano, sono inguardabili.
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Consigli.
Evitate il rosso e possibilmente non chiedete consiglio a me.
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PS: E' stata una giornata bellissima e divertente: un errore di gioventù!

giovedì 14 maggio 2009

Interruzione di servizio

Mancavano solo sessanta pagine, dovevo finirlo.
Il senatore Trueba ormai vecchio, partito armato di fucile per riprendere la sua terra espropriata a seguito della riforma agraria e distribuita ai mezzadri di cui un tempo era il padrone, viene tenuto prigioniero nella sua casa alle Tre Marie. Pedro Terzo nemico del vecchio sta intercedendo a suo favore per amore di Bianca e Alba, figlia e nipote di Trueba.
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Che succede? Perchè la polizia fa irruzione nella casa di città del senatore Trueba e porta via Alba? Ma non eravamo alle Tre Marie? Cosa centrano Alba e Miguel ora? Che fine hanno fatto Bianca e Pedro Terzo? Ma no. Ma no.
Un mese fa ho comprato "La casa degli spiriti" di Isabel Allende in edizione Universale Econimica Feltrinelli.
Ho appena scoperto che il libro si interrompe a pagina 304 e riprende a pagina 337.
Che amarezza!
C'è qualcuno che si ricorda cosa è successo in quelle trenta pagine? Mi fareste un riassuntino?
Vi prego!

Se gli spiriti si arrabbiano son guai! Già dormo poco se poi di notte mi vengono a trovare Clara, le sorelle Mora e i vari Spiriti che popolano il libro, cosa faccio?

mercoledì 13 maggio 2009

MaM: per me, per te, per noi

Lo vedete il post-it giallo qui accanto? Sì proprio quello con scritto MaM.
Carino vero? Provate a cliccarci sopra.
Visto?
Tutto chiaro no?
Devo aggiungere altro?
Forse no, ma siete mai riusciti a farmi tacere?

Chi mi legge da un po' sa che il mio blog è una sorta di diario ormai non più privato, nato per rabbia e per amore come scrissi in una delle "interviste alla redazione" qualche tempo fa.
Rabbia e amore alias lavoro e figli.

Con una premessa così io il MaM non lo voglio proprio perdere. Sono curiosa di incontrare altre mamme ma anche papà e chiunque altro voglia confrontarsi parlando di rete, lavoro, imprenditorialità, creatività, essere mamma.

E secondo voi ci posso andare da sola?

PS: un grazie a Jolanda che sta organizzando tutto questo!
PS2: Per chi mi sta chiedendo se è virtuale. Cliccate qui.

martedì 12 maggio 2009

Non mi arrabbio mai

Ieri al parco ho chiaccherato un po' con una mamma che avevo già visto altre volte agli stessi giardini: "Certo che sei bravissima, ti vedo sempre con i tuoi piccoli, non hai aiuti? Si vede che loro sono molto legati a te e poi non ti arrabbi mai con loro!"
Bravissima è una parola grossa. Il non avere aiuti è un dato di fatto, come il fatto che siano legati a me. Non mi arrabbio mai?!?!
V. era talmente presa con i suoi che si è persa i sermoni che faccio ai miei. Al parco è tutto più semplice: sono liberi, si divertono e il rimprovero è meno frequente ma in casa urlo in continuazione nell'inutile tentativo di limitare alle parole i tentativi di riconciliazione fraterna. In casa è un continuo:
"Marco lascia stare tuo fratello. Marco non per il collo, lo soffochi. Marco la "batista bomb" no!"
"Luca lascia stare i detersivi! Luca la pattumiera non è il cestino dei giochi. Luca chiudi il frigo: lascia stare i dadi per il brodo non sono cioccolato!"
Spesso quando si addormentano sono stanca di sentire la mia voce che li rimprovera. Non mi arrabbio mai?!?!

lunedì 11 maggio 2009

Pretty Woman "remake"

Giulia Roberts in una famosa scena del film "Pretty Woman" si dà allo shopping sfrenato a Hollywood Boulevard: sceglie abiti da sogno o meglio gli stessi che avrei scelto io, spendendo una cifra spropositata e camminando orgogliosa in un fantastico abito bianco.
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Sabato pomeriggio abbiamo reinterpretato le sequenza del film con qualche piccola variante.
La nostra Pretty Woman girava accompagnata da tre valide assistenti e una mascotte che l'avrebbero aiutata nella ricerca di un abito adatto al ruolo di "testimone di nozze". La Pretty nostrana non ha un vitino da vespa -a suo dire- ma è una vera sexy bomb -a mio dire- e gusti MOLTO particolari!
Con una pazienza degna di un certosino, per tre ore ha seguito i suggerimenti delle tre comari che l'accompagnavano nonchè quelli di una commessa molto gentile che con discrezione suggeriva abiti adatti all'evento e alla modella: dopo aver indossato una trentina di abiti e scartato un' altrettanta trentina di indumenti, abbiamo cambiato negozio.
Eravamo un po' stanchi, demoralizzati e certi che sarebbe stato un altro flop e invece il primo abito che ha visto ha reso la nostra Pretty una affascinante damigella.
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Era da tanto che non mi divertivo così a fare shopping e ci è scappato pure l'acquisto d'occasione: un BELLISSIMO abitino bianco a vita semi alta con cintura in vernice nera. Modello "Audrey Hepburn". Ovviamente l'abito non è piaciuto a nessun' altra e la mascotte ha stranamente evitato di dare un parere, ma come si dice de gustibus...
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Il cast:
Mia cugina Elisa, alias la nostra Pretty Woman.
Mia cugina Marta nonchè sorella di Pretty e aiutante della mascotte nella sua ricerca di tondini (i cerchietti colorati che si trovano sugli appendi abiti e indicano la taglia).
Mia sorella e quindi zia Lu.
Renata e quindi io.
La mascotte: Marco.
Durante le riprese abbiamo anche incontrato l'unica altra cugina da parte di mamma ma questo è il remake di un altro film.

sabato 9 maggio 2009

Voglio la minigonna che mi piace tanto

Domenica scorsa, parlando con una zia.
"Non ti trucchi mai".
"Domanda o affermazione? Zia sono le dieci di domenica mattina, sono nell'orto con i bambini per evitare che calpestino l'insalata che il nonno ha appena seminato, direi che il trucco è fuori luogo".
"No, non dico ora ma non ti ho mai vista con quei trucchi pesanti, con i ceroni."
"Come? Non esco mai se prima non ho truccato gli occhi, cosa dici?"
"Sarà .."
"Insomma non esco mai senza matita, ombretto e mascara e a volte metto anche la cipria."

Ma guarda un po' mi devo anche giustificare, esco come mi pare e poi di più non so fare. L'unica volta che mi son fatta fare un trucco professional (l'unica perchè mi ero persa le classiche prove, ma questo ve lo racconterò un'altra volta) era il giorno del mio matrimonio: mi sentivo bellissima e lo ero nonostante il vestito rosso che faceva pan dan con il colore dei capelli e le tovaglie del ristorante. Dopo qualche ora però tutto quel fondotinta mi aveva messo strane vampate addosso, manco fossi stata in menopausa!

"Ti vedo sempre con i pantaloni! Mai una gonna!"
"Sai come è, con i bambini sono comodi e poi ho ancora delle gran belle gambe e il marito è un po' geloso!"

Io con le minigonne non mi sono mai sentita a mio agio. Avrei voluto indossarle, a volte anche per mostrare le gambe ma sentire gli occhi addosso mi metteva a disagio. "Parli con me o con loro?" avrei dovuto chiedere. Oggi poi confesso di aver paura.
Ho paura di alcuni uomini che salgono su tram e metro, del loro sguardo quando incontrano ragazze carine e poco vestite.
Non fraintendete, non voglio sembrare sessista, se sale Roberto Bolle sul tram sono la prima a girarmi a guardarlo e se è in calzamaglia forse ci farei anche un pensierino (con la testa, solo con la testa! che se poi legge il marito!!!) ma non penso che il Bolle in questione temerebbe di essere violentato dalla sottoscritta.


Che avranno di strano i corpi delle donne per attirare così tanto l'attenzione? Perchè ci si deve sentire a disagio se si è brutte e pure se si è belle? E poi brutte??? Belle??? O forse nel corpo e sul corpo si proietta un disagio che ha radici più profonde e lontane?

Non so rispondere ma vorrei tanto partecipare al "Festival del corpo femminile" che è in corso al teatro Cargo di Genova. Spettacoli, tavole rotonde, cinema, mostre e laboratori che proseguono fino al 24 maggio. E devo ringraziare Cristina per il suo post di oggi in cui veniva segnalato l'evento.


PS: Vi consiglio di rubare ventitre minuti del week end per vedere il documentario di Lorella Zanardo trasmesso durante l'Infedele di lunedì e già che ci siete date un'occhiata anche qui, qui e qui.
Si parla di corpi di donne, in modo diverso.

venerdì 8 maggio 2009

Succede

Succede che te ne stai a casa dal lavoro quattro giorni.
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Succede che in quei quattro giorni in cui vieni chiamata in continuazione con il tuo nome: "mamma" o con grida di dolore e supplica difficili da tradurre tu ti annulli completamente, diventi un'appendice del tuo piccolo giorno e notte o lui un'appendice di te.
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Succede che dopo quattro giorni così ti dici che lassù qualcuno ti ama proprio, visto che ogni mese scopri di non essere nuovamente in attesa.
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Succede che oggi sia il quinto giorno: venerdì e tu sei contenta di essere seduta nel tuo ufficio-loculo, dove il silenzio è interrotto solo dal rumore delle dita sulla tastiera, dal vociare lontano di ragazzi che si recano all'università e da qualche clacson.
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Per fortuna Succede.

giovedì 7 maggio 2009

Tutta colpa di un Folletto

Per anni io e Antonio abbiamo vissuto in un bilocale e avevamo decisamente poco spazio per tutto. Poi finalmente abbiamo trovato la casa dei nostri sogni.

L'Italia giocava contro la Croazia nel Mondiale 2002, noi dovevamo raggiungere alcuni amici per vedere la partita e pranzare insieme. Il giorno prima dell'appuntamento ci telefonò Francesco, un amico tramviere: "Vendono un appartamento all'angolo tra la via X e la via Y, l'ho visto e ho pensato a voi! Andateci subito.".
Nei due anni precedenti avevamo visionato diversi appartamenti senza trovare nulla che rispondesse ai nostri gusti o al nostro budget, eravamo un po' delusi ma Francesco era stato convincente e poi non potevamo ignorare un amico che durante le sue ore lavorative lanciava occhiate a destra e manca alla ricerca di un appartamento per noi.
Ore dieci: presa visione della casa.
Ore undici, mentre l'arbitro fischiava l'inizio partita: firma del compromesso.
Ore tredici circa: della sconfitta dell'Italia non ci importava affatto, per dirlo in italiano corretto.
La casa è bella ma non arriva a 75 metri quadrati.
Fino ad oggi ho sempre pensato che era oggettivamente piccola anche per una banale aspirapolvere: scopa e spazzolone erano più che sufficienti.
Poi ho iniziato a pensare che una domestica poteva essere utile ma ho continuato a rimandare.
Questa mattina ho conosciuto il sig. Claudio e quando è tornato Antonio:

"Cosa hai fatto oggi?"
"Ho speso un po' di soldi."
"Non sei nemmeno uscita di casa, hai trovato qualcosa su Ebay?"
"No è passato il sig. Claudio. Prima mi ha mostrato quanto sporco c'era per terra: e già lì. Poi mi ha mostrato come si lucida facilmente il marmo: e lì quasi. Poi siamo passati al materasso e lì ho detto sì!"
"Che hai fatto?"
"Ho ceduto ad un Folletto!"

PS: Ditemi che vale la spropositata cifra che ho versato!

mercoledì 6 maggio 2009

Almeno un sorriso

Marco è uscito da poco insieme al papà. Io ero distratta a riordinare quando ho visto Luca. In silenzio è sceso dal lettone dove ha dormito qualche ora dopo una notte insonne passata tra lamenti e pianti per un qualche dolore di cui ancora non sappiamo la causa, si è diretto in soggiorno: scalzo, pigiamino in cotone del fratello di cui sono evidenti le taglie in più, andatura molleggiata alla Linus*, capelli spettinati e sudaticci, sorriso spento.
Mi ha guardato e ha chiesto un abbraccio senza sorridere.
Luca non è un bambino dal sorriso gratuito e facile.
Non elargisce sorrisi agli estranei che preferisce osservare in silenzio e in disparte lasciando spazio alla esuberanza del fratello, ma si trasforma con chi conosce e ama e i suoi sorrisi sono accompagnati da gorgheggi e dalla bella mostra della sua dentatura in crescendo, da abbracci affettuosi e ricerca di protezione.
Vederlo spento, passivo, apatico, mi stringe il cuore!

*mi hanno fatto notare che la camminata di Luca è identica a quella di Linus, amico di Charlie Brown.

martedì 5 maggio 2009

Pane, amore e tanta fantasia

Fino ai tre anni del bambino, i genitori possono assentarsi dal lavoro nel caso di malattia del piccolo, l'assenza è giustificata ma ovviamente non retribuita. Dopo due figli era il caso di sperimentare questa agevolazione evitando così di muovere mari e monti, alias: giorni di ferie che si esauriscono subito, baby sitter dell'asilo, nonna in trasferta in località da orticaria.
Così da ieri sono qui full time con Luca e part time con Marco. Pensavo di riuscire a recuperare un po' di arretrato domestico e invece riesco a malapena a scrivere due righe mentre condivido la scrivania con Luca distratto a disegnare. Questa immersione nel ruolo casalinga full time ha i suoi lati positivi anche per il marito che lavorando qui vicino si è invitato per pranzo, sperando nel post pranzo.
Ora i miei pranzi da casalinga sono pari a quelli di un venerdì di quaresima di una persona molto devota e onde evitare di cadere in tentazione non apparecchio nemmeno la tavola. Il frigo poi è in sciopero da giorni e nemmeno Barbara & Company riescono ad aiutarmi.
Temo che quando arriverà il marito improvviserò una ricetta tipo: "pane, amore e fantasia". Il pane c'è, l'amore dovrebbe e la fantasia... diciamo che sarà la sorpresa del dopo caffè: Luca è una cozza oggi e non mi pare interessato a lasciar spazio agli esercizi propedeutici alla ricerca di un fratellino/sorellina.

PS: comunque non telefonate nel primo pomeriggio, non si sa mai!

lunedì 4 maggio 2009

Peregrina a sorpresa

A nonna Grazia è sempre piaciuto "andare in passeggiata". Ha sempre cercato di coinvolgere nonno Gianfranco ma mio padre, uomo nato per lavorare e per nascondere dietro il lavoro le sue paure, difficilmente si allontana da casa. Così nonna Grazia di tanto in tanto si organizza con qualche amica e si aggrega al gruppo pensionati del paese o al gruppo della parrocchia sua o di altri. Capita anche che informi e dica:"Io non ci sono per tre giorni in maggio". Lo dice quando prenota e si dimentica di ricordarlo, a me che non abito con lei, nei cinque mesi successivi. Dalle sue "mini vacanze" torna sempre stanca come un ciuccio, ricaricata nello spirito e a volte con qualche ricordino per i figli che accolgono con entusiasmo e ripongono in fondo agli armadi.
A dire il vero a volte ha anche acquistato oggetti carini: la sacra famiglia in legno "made in Bethlehem" è davvero bella, i due chili di mele di Lourdes quanto meno gustose. Ancora ho difficoltà a capire l'utilità di un libro che regalò a me, mia sorella e mio fratello su suggerimento di una improvvisata amica. "Il dottor Antonio" di Giovanni Ruffini è riposto nella libreria da quasi un anno: apprezzo lo sforzo di allontanarsi dall'arte sacra ma l'acquisto in triplice copia per un totale di sessanta euro è davvero troppo, e poi a zia Lu e zio Giò non piace leggere!
Nonna è tornata ieri sera, attendiamo di vedere cosa ci ha regalato la tre giorni in giro per l'Italia di cui ho scoperto solo la tappa a Santa Rita da Cascia: paese o santuario non è lecito sapere. Non ancora.

sabato 2 maggio 2009

Sempre di "Visconti" si tratta

Grazzano Visconti è un borgo medioevale nel piacentino, non l'ho mai visitato ma ne ho sentito parlare spesso. A Grazzano è possibile visitare un castello del trecento con annesso parco e il borgo ricostruito a inizio novecento grazie ad un progetto di Giuseppe Visconti, tutto in stile medievale.
Motta Visconti è al confine tra Milano e Pavia, un paesino sul Ticino dove è aperta al pubblico una mostra dedicata a Leonardo Da Vinci: bellissimo un vecchio torchio del 1600 costruito partendo da un disegno di Leonardo.

E allora?
Vi alzate e vi lagnate perchè volete visitare Pralormo e i suoi tulipani, mentre state per uscire di casa telefonano alcuni amici ma il dilemma tra Parco Lambro a Milano e Pralormo non si pone proprio. Partite e dopo pochi km di A7 imbottigliati nel traffico, ripensate agli amici soli a Parco Lambro, con la scusa dei sensi di colpa li chiamate e li dirottate su un bellissimo borgo medioevale di cui siete espertissimi conoscitori. Gli amici si fidano di voi: vi raggiungono portando altri amici.
Ma ieri il Borgo Medioevale era scomparso, la trattoria dalla cucina tipica richiedeva prenotazione, il Ticino era uscito dagli argini coprendo parte del sentiero che costeggia il fiume rendendolo inagibile...
Daniele e Vanny, grazie per esserci amici, per credere ogni volta che ho organizzato una giornata fantastica che si rivela un flop e perchè riuscite anche a convincermi di esservi divertiti comunque.
Grazie perchè ieri a fine giornata le mie mandibole erano indolenzite dalle troppe risate!

venerdì 1 maggio 2009

Lavoravo. Lavoro?

Oggi primo maggio: festa dei lavoratori.
Sotto l’etichetta “mamma che lavora” ci sono tanti articoletti e rileggendoli sembra proprio che io associ quella sorta di mobbing che sto vivendo all’essere diventata mamma. In realtà tra i due aspetti non c'è un rapporto di causa ed effetto.
Durante i mesi di assenza dal lavoro dopo la nascita di Marco non ho mai perso i contatti con l’ufficio. Laura, una cara amica di cui ero anche la responsabile, invece di pensare a “farmi le scarpe” mi ha tenuta informata sulle diverse attività: acquisizioni societarie, fusioni, migrazioni da un sistema informatico ad un altro. Quando avevo tempo leggevo le mail e così al rientro avevo ben poco da recuperare anche se mancavo da quasi un anno.
In poco tempo ho imparato anche a convivere con i sensi di colpa che mi assalivano se pensavo a mio figlio che stava al nido dalle 8:00 alle 18:30. Se andavo in trasferta o mi fermavo fino a tardi per qualche riunione, soffrivo un po’ di più ma fortunatamente in quel periodo Antonio riusciva a essere presente quando mancavo io. Per dimostrare a me stessa e agli altri che nulla era cambiato, aspettavo che Marco si addormentasse e poi accendevo il pc e mi immergevo.
Poi il mio capo è tornato a Roma ed è arrivata la proposta: "Ti trasferiresti? Se no, accetteresti di fare almeno tre giorni a Roma ogni settimana?".
Ero rientrata da tre mesi, si prospettava una ottima crescita professionale, di quelle che ti capitano una volta e poi chissà.
"Decidere e trasferirci in meno di un mese?" Telefonai a tutti i nidi vicino all’azienda e ne trovai uno che aveva ancora un posto libero, mio marito invece chiese alla società di consulenza con la quale stava lavorando se aveva clienti nella capitale. Da sola non mi sarei trasferita e non potevo lasciare Marco tre giorni su cinque anche se confesso di averci pensato per qualche ora e quasi mi sento in colpa per averlo ipotizzato.
Mentre mi tormentavo ho scoperto di essere in attesa.
Se con il primo figlio avevo lavorato fino all'ultimo, con il secondo ho avuto problemi da subito.
Ho cambiato capo e in parte lavoro, ho abbandonato anche le minime trasferte per poi restare a casa in maternità anticipata. E' arrivato Luca.
Il resto lo sapete e comunque sta tutto sotto la citata etichetta.

Ammetto però che non ce la farei oggi a reggere i ritmi di allora: dovrei sacrificare i miei figli, mio marito e non ne vale la pena, non per me, non più.