lunedì 29 marzo 2010

Si cambia fidanzata... fino a domani

Al mare ci hai tediato sul perchè non avessimo portato Luna con noi, ci hai chiesto in continuazione cosa stesse facendo in Italia nei vari momenti della giornata. L'hai sognata spesso la notte e raccolto conchiglie per lei di giorno.
Al rientro Luna era contenta, ti ha dato un bacino sulla guancia e nei giorni a seguire ti sei dilungato nel raccontarmi i più intimi segreti del vostro rapporto. E così ora so che il vostro amore non vi impedisce di giocare con gli altri compagni, tu coi maschietti e lei con le femminucce, perchè non vi piacciono i rapporti "appiccicosi" come quello di S. e G. che hanno occhi solo l'uno per l'altra e impediscono a chiunque di intromettersi nella loro giornata. So anche che M. e F., due tuoi amici, sono innamorati della tua fidanzata, ma non sei geloso perchè anche loro sono troppo appiccicosi e Luna li guarda sempre digrignando i denti.
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Questa sera Luca, tuo fratello, ha detto di avere una nuova fidanzata.
"Me no innamorato di N., me innamorato di C." dice Luca
"Hai cambiato? E no, non è valido! Allora devo cambiare anche io! Sono innamorato di... Sono innamorato di... Ecco se tu sei innamorato di C. allora io sono innamorato di E." ribatte Marco
"E.? La bimba che è in vacanza in questi giorni?" mi intrometto io
"Allora no, se è in vacanza no, di chi posso essere innamorato?"
"Scusa Marco non devi cambiare fidanzata perchè la cambia tuo fratello. Non è una gara e poi chi è la bimba che sogni la notte, che ti fa piacere vedere a scuola, che ti rende felice quando gioca con te?"
"Luna, ma devo combiare perchè ha cambiato Luca. Solo che non so di chi innamorarmi."

giovedì 25 marzo 2010

Tintarella color cioccolato

Rientrare dalle ferie è sempre un po' traumatico.
  • Il fuso orario altera i ritmi del sonno e porta ad azioni inconsapevoli quali spegnere la sveglia la prima mattina italiana con conseguenti telefonate a scuola materna e sms al lavoro per avvertire che stiamo arrivando. Arriveremo di lì a 90 minuti ma è un dettaglio marginale, no?!
  • Le valigie vanno disfatte, le lavatrici programmate sperando che un unico calzino blu non finisca accidentalmente nel bucato del bianco e se succede non è poi la fine del mondo, se era un calzino rosso era peggio.
  • Le attività dell'ufficio riprendono e siamo quasi a fine mese, un fine mese di fine trimestre, inutile aggiungere altro. Se non rispondo a mail, telefonate e messaggi sul communicator non è perchè le ferie sono state un disastro o perchè il marito mi ha lasciato per una cubana è che me la voglio tirare un po' anche io no! :-) Comunque le foto arriveranno presto!
  • I bambini vorrebbero andare al parco o quanto meno giocare di più con me il pomeriggio, li sto trascurando e per compensare i sensi di colpa o per riuscire a lavorare un po' più tranquilla non sto ponendo freno alla loro creatività distruttiva. Se passate a trovarmi in questi giorni, quello che vedrete non è conseguenza di terremoti, alluvioni o altre calamità naturali, o forse sì.
  • Il corso di nuoto: latitanza totale! Non pensate sia una conseguenza dei punti A, B, C, D: una sola sessione di cloro e la mia pelle color cioccolato diventa tintarella color latte.

ANTONIO, ti ho scritto anche un post invece di andare a dormire, per favore vai tu questa sera in piscina al posto mio? Sai il giovedì la piscina pullula di belle ragazze!

Cosa non si fa per la tintarella fuori stagione!

domenica 21 marzo 2010

Quello che da Cuba non puoi scrivere

Sto scrivendo da Cuba, ma quando pubblicherò il post sarò di nuovo a Milano. Perchè?.
Da Cuba l'accesso ad Internet è possibile tramite schede prepagate anche se l'accesso è molto lento, costoso e difficoltoso; inoltre nei pc in dotazione non si può inserire la propria pen drive per copiare un articolo già confezionato. In questi giorni ho scritto sul blog grazie ad Antonio che aveva configurato prima di partire un account mail per la pubblicazione diretta: bastava trovare qualcuno che leggesse la chiavetta e spedisse a quell'indirizzo una mail avente per subject il titolo del post e per contenuto l'articolo stesso. Ovviamente riservatezza dei contenuti zero.
E di questa Cuba non posso scrivere restando qui.
Ma se Internet è un mondo per pochi, per quei pochi che i soldi li hanno, come si può parlare di ugualitarismo? E' così vero che è un Paese in cui tutti lavorano per un salario dai 20 ai 50 pesos mensili (più o meno 17-42 euro)?
Qui nessuno nega che il salario è altro rispetto al guadagno mensile e questo anche e soprattutto grazie alle mance dei turisti. Ma quando chiedi “E chi lavora nei campi, lontano dai turisti, come sopravvive?” le risposte sono evasive e non riesci a capire. Ti ripetono che a Cuba l'istruzione e la sanità sono gratuite ed efficienti, che per ogni famiglia esiste una razione di cibo mensile data dallo Stato, che la corruzione e delinquenza non sono un problema sociale, ma tutto ciò non basta a spiegare come è possibile costruirsi una casa di proprietà, benchè spesso sia in legno e foglie di palma e sempre esente da imposte; o a comprare un frigorifero che costa quanto da noi se non di più.
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A Cuba lo Stato Socialista provvede e controlla ma chi può, cerca di "fregare" quello stesso Stato di cui a parole è fiero, come alcune guide turistiche che durante le gite incassano soldi vendendo cd, sigari e rum e consigliando di non acquistare gli stessi prodotti nelle fabbriche che vengono visitate perchè vendono a prezzo più alto. Non dimenticano però di ringraziare i turisti per il proprio tenore di vita che a quanto si vede non è dovuto alle sole mance! O ancora il tassista che si apposta ogni giorno dentro la reception dell'hotel e offre ai turisti le sue promozioni: il prezzo è lo stesso dei colleghi ma lui parla francese e inglese e si propone anche come guida turistica. Stabilito l'accordo, informa i clienti che è meglio incontrarsi nella via laterale all'hotel in modo da non essere visto dai colleghi che, abbiamo scoperto poi, avrebbero una priorità di partenza stabilita. La corsa non viene registrata e lungo la prima parte del tragitto una serie di segnali gli garantiscono che nessuno si è accorto di nulla. Lui promuove sè stesso, dice, quando cerchi di fare qualche domanda, gli altri no. Tutto QUASI regolare in un'ottica di libera concorrenza, ma se il mercato qui non esiste, se lui davvero non guadagna in base al numero di corse?! Il sospetto che il guadagno sia in buona parte se non tutto "in nero" c'è. Non a caso si sente ripetere spesso “tutto il mondo è Paese”.
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Questo è quello che da Cuba non puoi scrivere, non se per pubblicare chiedi un favore a un cubano che lavora per lo Stato.
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Cuba è anche altro. L'altro giorno stavo aspettando Antonio che era in coda all'Ufficio Cambi. Mi si è avvicinata una ragazza molto bella che aveva con sé la figlia di sei anni. Lei di anni ne ha 22 e il suo fidanzato straniero 72; stanno insieme da quattro anni, ovviamente lui non la porta in Italia dove è regolarmente sposato e anche quando viene a Cuba devono essere registrati in due hotel diversi perchè la differenza di età supera i dieci anni. Lei preferirebbe un compagno più giovane, ma quello ha trovato. Questa è la Cuba in cui il denaro consente di comperare le persone, la loro dignità, ma questo succede ovunque ci sia povertà, anche ai margini del nostro benestante Paese. E forse è meno peggio di altrove dove per denaro si vende molto più della dignità.
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Ovvio che questi sono alcuni aspetti di Cuba più o meno marginali, ovvio che il fascino di Cuba almeno per noi era altrove: Cuba è gente allegra, cordiale che sta seduta sull'uscio di casa e ti saluta quando passi in bicicletta e non lo fa solo nella speranza di un pesos o perchè pensa che tu sia la moglie straniera di un cubano: e sì Antonio dopo dieci giorni di sole è il fratello di Che Guevara! Cuba è colore, allegria, musica, ballo, voglia di vivere. Cuba è un mare da sogno, un cielo limpido di giorno e stellato di notte e anche se da queste parti dicono che questo inverno è più rigido del solito, a noi qualche giornata nuvolosa non è sembrata tanto grigia. Ma di tutto questo si può parlare anche da qui.


sabato 20 marzo 2010

All inclusive _19 Marzo 2010

Nell'all inclusive del villaggio rientrano le più svariate attività: dagli sports acquatici al tennis, dall'acqua fitness alla palestra, dai balli caraibici al corso di spagnolo. C'è anche il miniclub aperto dalle 9:00 alle 17:00 per i bambini dai quattro anni in su. Fino ad oggi abbiamo proposto alterative per fare desistere Marco dal partecipare: Luca da solo si sarebbe annoiato e poi non siamo al mare per chiuderci in una stanza!

Oggi, ultimo giorno, il miniclub proponeva una uscita in carrozza di due ore con sosta su una spiaggia per raccogliere conchiglie. Luca non ha voluto abbandonare il fratello e visto il suo entusiasmo caballo, che bello! le animatrici si sono offerte di portare anche lui. Ad esser sinceri Luca da quindici giorni apprezza con manifesto entusiasmo e a voce molto alta tutto quello che vede: la spiaggia, che bello!, la cocchiglia, che bello!. Il suo trasporto è evidente anche con il personale della struttura, alcuni ormai sono amici che cerca e saluta: Mio amico, che bello! non a caso è conosciuto come Lucas so cute!. Ma sto divagando...

Questa mattina nelle nostre due ore di libertà potevamo:

  • aspettare seduti al bar consumando alcolici, sperando così di non essere più scambiati per italo canadesi ma per canadesi puri
  • fare un giro in bicicletta senza zavorra sulle spalle
  • goderci spiaggia e mare in assoluta tranquillità
  • mettere il cartello non disturbare fuori dalla camera

Chi ha detto che non eravamo al mare per chiuderci in una stanza? La prossima volta vedremo di sfruttare il miniclub più spesso!

giovedì 18 marzo 2010

Ore ed ore _ 17 Marzo 2010

Starei ore ed ore ad osservare il mare: una tavolozza azzurro-verde che cambia di continuo al variare della luce, della profondità, del fondale roccioso, sabbioso o abitato da tante piccole alghe.

Starei ore ed ore sulla spiaggia: ci sono pochi turisti, discreti e silenziosi, si sente solo il rumore continuo della risacca e una leggera brezza che attenua i raggi caldi del sole.

Starei ore ed ore...

Ieri mattina pedalata in bicicletta fino a Playa Esmeralda: sei chilometri andata e sei ritorno. Il percorso, abbandonata la statale, attraversa campi e pascoli in un continuo saliscendi e, in un fuori rotta non voluto, anche un lago le cui sponde sono collegate da un ponte di legno azzurro lungo più di 300 metri che traballa di continuo sotto le nostre ruote. Le donne nel giardino-orto di casa chiedono l'età dei ninos, gli ombre de campo guardano ridendo, i turisti in carrozza fotografano divertiti.

Luca, seduto nel marsupio dietro la mia schiena, saluta tutti e ad ogni salita grida veloce mamma, ho detto veloce!. Marco, avvolto in un telo da mare trasformato in fascia contenitiva per l'occasion è un tutt'uno con la schiena di Antonio, saluta i cavalli e incita a sua volta più veloci della luce!.

Questa mattina sto ore ed ore sdraiata sul bagnasciuga...guai a chi propone un'altra gita!

lunedì 15 marzo 2010

No tengo dinero _14 Marzo 2010

Anche oggi il cielo è coperto di nubi, la nostra passeggiata a cavallo viene rimandata e abbiamo tutta la domenica da riorganizzare. Alla reception incontriamo Giorgio, il taxista-guida turistica che l'altro giorno ci ha accompagnato a Banes, gli proponiamo un'uscita a Gibara, una cittadina che sembra affacciarsi su una splendida baia e offrire ben conservati edifici coloniali, splendide piazze, il forte spagnolo El Cuartelòn, insomma da non perdere. Lungo il tragitto incontriamo due piccoli e vitali villaggi di campagna, distese di prati adibiti a pascoli, contadini intenti a lavorare i loro terreni. Ci fermiamo spesso per qualche fotografia perchè per noi non è così usuale incontrare una coppia con tre figli al seguito seduta sul calesse e diretta verso la chiesa per la funzione domenicale, o un contadino a cavallo che regge tra le braccia un covone di fieno, o ancora mucche, capre e maiali che attraversano la strada incuranti del nostro taxi, per non parlare della mucca pisciona!

Gibara è una cittadina curata, nulla a che vedere con alcuni sobborghi di Santiago o con il villaggio di Banes. Non mancano donne che cercano di vendere collane o uomini che ci seguono con l'intento di propinarci sigari o oggetti di artigianato locale ma non c'è insistenza e nessuno elemosina per strada. Giriamo a piedi per la città, salutiamo le persone che incontriamo sempre molto cordiali con i bambini e ci fermiamo in farmacia. Cerco di spiegare che ho una brutta tosse da giorni e che abitualmente la voce non mi manca have you got something for my tosse, no tengo voce da mucios dies. La farmacista mi propone alcune pastiglie senza scatola e foglietto illustrativo ma non posso pagare: occorre la moneta nazionale, i nostri pesos cuc non sono accettati. Un signore dietro di me apre il portafoglio, un altro propone di aggiungere il mio farmaco alla sua ricetta medica, la farmacista mi dice che non c'è problema, di prendere le pasticche e di non preoccuparmi per i soldi. Io e Antonio ci guardiamo stupiti e un tantino a disagio. Anche questa è CUbA!

No bidè, no pipì_13 Marzo 2010

Ci siamo alzati con il sole: giornata calda e afosa fino a poco fa e ora piove. Antonio seduto sul balcone legge un libro, le due pesti dormono: il momento adatto per scrivere un po'.

Marco per superare la tristezza iniziale di non aver trovato altri bambini italiani con cui chiacchierare ha ripiegato sui canadesi che pullulano in piscina, non capisce una parola di quello che dicono ma nemmeno loro capiscono lui e quindi il problema non esiste. Apprezza le uscite in pedalò e cajak, ma ancora il mare è lontano dai suoi desideri. Da quando poi ha scoperto i segreti del braccialetto all inclusive lo vediamo allontanarsi e tornare con bicchieri di acqua e coca cola in mano, altre volte torna con le sole cannucce; a volte non sono per lui ma per Luca. Ovviamente anche il barista sa quando sono per il fratello. L'altro giorno siamo andati a visitare Santiago di Cuba, ha cercato di far valere il potere di acquisto del suo bracciale anche nel ristorante in cui abbiamo pranzato ma con deludente risultato.

Luca il suo orologio non lo ama molto, lo mette e lo toglie in continuazione ma ancora non ha capito a cosa serve, per ogni necessità di cibo o bevande si rivolge al fratello. Ci segue al mare e in piscina ma resta sempre all'asciutto. Gli piace invece correre per i viali del villaggio con le ciabatte rosse ai piedi e gli occhialini da mare in testa, sembra un piccolo aviatore più che un nuotatore dei caraibi. Sorride a tutti e tutti lo guardano sorridendo per il suo buffo aspetto: è il nino piqueno di CUbA, perchè lui non è al mare in vacanza, lui è a CUbA e CUbA gli piace proprio tanto a parte quel piccolo particolare mancante dei bagni che non smette di sottolineare: me no pipì, me voglio bidè!

venerdì 12 marzo 2010

Scoprendo Cuba_ 10 Marzo 2010

Il villaggio è un'oasi magnifica: piccoli edifici in muratura sorgono in un
grandissimo giardino dalla vegetazione rigogliosa, ricercati angoli fioriti
sparsi tra palme di ogni specie, piscine, corsi d'acqua, ristoranti e bar a
cui si accede in ogni momento grazie al braccialetto all inclusive. E ancora
la spiaggia e il mare che si estendono davanti al balcone del nostro
bungalow e che raggiungiamo in meno di due minuti a piedi.
Un paradiso terrestre abitato principalmente da ospiti canadesi che se ne
stanno sdraiati a bordo piscina con i loro termos in mano o ai bar a
consumare alcolici dalle prime ore del giorno. I bambini sono pochi e quei
pochi parlano inglese.
Bello ma di cubano quasi nulla, se non fosse per il cocco fresco tagliato
dal macete di mani esperte, o da grilli e pappagalli costruiti con foglie di
palma da alcuni giardinieri che cercano così di arrotondare lo stipendio.
Cerchiamo un taxi che per 40 euro ci segua nella nostra gita a Banes,
cittadina nell'entroterra che dista circa 30 km. Lungo la strada non
incontriamo auto, solo carri trainati da buoi o cavalli, persone in
bicicletta o a piedi e un camion colmo di gente in piedi sotto il sole,
stipata come su un tram milanese nelle ore di punta. La provincia è quasi
esclusivamente agricola, il verde domina incontrastato: piantagioni di
banani, canne da zucchero, patate dolci; piccoli villaggi con poche
abitazioni in legno dal tetto in foglia di banano essiccata e qualche casa
in muratura, poche, pochissime potrei definirle belle, ma in ogni villaggio
non manca mai la bandiera cubana che sventola davanti alla scuola elementare
e il consultorio. Parlando con il nostro tassista, scopriamo che le piante
di banano durano il tempo di un solo raccolto.
E poi Banes.
Carretti trainati da cavalli per il trasporto di un massimo di dieci persone
fungono da taxi collettivo; biciclette con posto passeggero costeggiano la
strada in quello che è il punto di ritrovo di questi altri taxi; poche
moto, un'auto d'epoca.
Tutti i negozi hanno un arredamento minimo, spoglio e trascurato; all'inteno
la merce è stipata in scatole di cartone malconce: dalla merceria alla
farmacia tutto si ripete uguale. Alcuni banchi da lavoro sono posti
direttamente sul marciapide: calzolai, gelatai... Sembra che sia da poco
passato un tifone, un villaggio fantasma a giudicare dalle abitazioni.
Mi sento a disagio nei miei abiti made in Cina e nel mio completo
scarpe/borsa sportivo che da solo costa più dell'abbiglimento esposto
nell'intera merceria, mi sento a disagio nel camminare lungo una strada in
cui la povertà si respira in ogni angolo, mi sento a disagio e mi accorgo
che è un sentimento solo mio.
Dietro una dignitosa povertà di abiti e strutture, scopriamo una città viva
che pullula di persone riverse nelle strade intente a chiacchierare,
discutere, passeggiare. La musica suonata da un gruppetto di musicisti fermi
per strada contagia chi passa, non c'è ombra di tristezza nei volti. Nella
"casa della cultura" alcuni artisti locali stanno facendo le prove di uno
spettacolo musicale, uno dei tanti a giudicare dalla ricca locandina esposta
all'ingresso.
C'è anche un museo e una simpatica cubana si offre come babysitter per
l'intera durata della nostra visita. Marco e Luca si allontanano felici con
la signora, non capiscono nulla di quello che dice ma la sua allegria è
sufficiente e al ritorno ci accolgono con un festoso: "Ciao mamma e papà ,
noi restiamo qui!"

martedì 9 marzo 2010

Prova mail

Testo prova mail

Farina, neve, sabbia_ 8 marzo 2010

Metabolizzare un fuso orario di sei ore è stato più difficile del previsto. Alle 7:30 del mattino camminiamo sulla spiaggia ascoltando la voce dell'oceano: l'aria è fresca, i bambini non abbandonano giacca e cappello ma a piedi scalzi camminano nella sabbia e seguendo le orme dei granchi arrivano a toccare l'acqua senza timori o forzature. Con la stessa naturalezza e confidenza due ore più tardi stanno seduti sulla sabbia color avorio a cucinare una buonissima torta limone limonosa.
*Mamma questa sabbia è bellissima sembra farina!” continua a ripetere Marco mentre fa scivolare la sabbia tra le dita, impasta la sua torta e si tuffa nel morbidissimo lettone a cielo aperto.
*No farina, è neve!” sentenzia Luca lanciando le sue palle e tuffandosi accanto al fratello.
Hanno ragione la sabbia della spiaggia di Guardalavaca è fine come la semola appena setacciata e ha un colore molto prossimo alla farina impastata con acqua e lievito, è morbida e fresca a tutte le ore del giorno... impossibile non innamorarsene!

Benvenuti a Cuba! _6 Marzo 2010

Dopo undici ore di volo inziavo ad essere stanca per le tante fiabe raccontate e i disegni colorati; stanca di fare da “Sceriffo” e di imprigionare “Saetta” e “Luigi” dopo ogni terza Piston Cup consecutiva disputata lungo i corridoi dell'aereo; stanca delle minacce caricate a salve nel tentativo riuscito di non infastidire troppo i vicini bergamaschi che alla loro terza bottiglia di rosso e seconda di prosecco non celavano più il motivo della loro vacanza ma a quel punto cubana o hostess era la stessa cosa; stanca di contenere l'entusiasmo dei miei piccoli mentre si sbilanciavano sui sedili di fronte a noi per salutare una taciturna coppia dal viso inespressivo, ingessata nei comportamenti e arrugginata dalla diffidenza che ancora mi domando se non abbia sbagliato meta per le vacanze; stanca e infreddolita per quel bicchiere colmo di acqua ghiacciata finito accidentalmente sui miei pantaloni alla sesta ora di volo e accolto con un entusiastico “Mamma pisciona”.
Dopo undici ore di volo Antonio condivideva parte della mia stanchezza ma non aveva carpito i segreti dei vicini bergamaschi che comunicavano tra loro in dialetto stretto e soprattutto non aveva il sedere completamente a mollo da ore.
Dopo unidici ore di compressa ilarità Marco e Luca erano due bombe pronte ad esplodere ed è bastato il contatto con l'aria calda fuori dal velivolo per innescare la miccia.
Ad Holguin, il tratto dalla pista alla struttura aereoportuale è percorribile con una breve passeggiata: si raggiunge un ampio salone rettangolare e da lì ai metal detector, passando attraverso una delle piccole “guardiole” in cui un funzionario controlla passaporti e visti d'ingresso. Nel salone sono iniziati i tuffi nell'immaginario mare cubano e raggiunta la piccola insenatura della guardiola Marco si è accorto dello specchio sopra la sua testa: ha coinvolto il fratello in una serie di smorfie, di irripetibili suoni gutturali e grasse risate. Poi ha mostrato con orgoglio a “ ehi signore” il cimelio che portava dall'Italia: uno stemma della polizia di Stato- Squadra Antiterrorismo- ricevuto in regalo da un simpatico agente conosciuto durante l'attesa al check-in di Milano. L'impiegato per dieci minuti ha osservato i bambini con finto sguardo severo, li ha rimproverati con un mal riuscito tono austero, poi, dimentico del suo ruolo, li ha salutati con un sorriso aperto e un “ Bienvenido a Cuba ninos!”
Per la cronaca rosa: non sono partita per Cuba da sola, ma Antonio non poteva aiutarmi, la frontiera si passa uno alla volta a meno di minore al seguito...accidenti a me e a quando ho indicato il mio passaporto sul visto di entrambi i bambini!

venerdì 5 marzo 2010

Dodici ore alla partenza

La valigia dei bambini attende la partenza dalla scorsa domenica: magliette e calzoncini estivi stirati e riposti con cura che dopo giorni di tortura hanno un aspetto piuttosto malconcio, ma non voglio pensarci ora.
Anche la nostra valigia è pronta: abitini che molto probabilmente non indosserò ma che nell'incertezza affronteranno il viaggio insieme a noi.
Io sono felice come sempre prima di ogni partenza: non mi illudo, non sarà una vacanza rilassante, non lo è quasi mai da quando ci sono i bambini ma non ritornerei alle vacanze di un tempo per nessun motivo!
Antonio è ancora in ufficio questa sera, nei giorni scorsi ha preparato tutti i documenti per il viaggio: ad essere sinceri la vacanza è proprio merito suo quest'anno e della sua efficiente organizzazione, chi l'avrebbe mai detto! :-)
Marco è un po' triste e anche un po' arrabbiato, proprio non riesce a capire perchè io e il papà ostacoliamo la sua storia d'amore portandolo lontano per tanti giorni e poi non abbiamo nemmeno accettato di discutere su una piccola e ingenua richiesta: portare la sua fidanzata al mare con noi!
Luca gira per la casa nudo al grido di me mare e me "piina (piscina)", poi ripreso si accontenta di sedersi dentro il cassettone delle provviste, assumere la posizione da pilota di formula e alternare il verso del motore ad un gioioso "me guido aereo".
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Domani all'alba si parte e per quindici giorni alloggeremo dall'altra parte dell'atlantico, su un isola che cinque anni fa ci aveva affascinato per la cordialità e la gioiosità della sua gente ma che avevamo visitato poco perchè un piccolo fagiolino dentro di me, impediva grandi sforzi.
Domani all'alba taxi, navetta, aereo, pulman: spiaggia!
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PS: Mi sono informata, sembra piuttosto complicato riuscire a collegarsi ad internet da Cuba. Io scrivo di certo e se proprio non dovessi riuscire a pubblicare salverò i vari post al rientro.

mercoledì 3 marzo 2010

Il mio è più lungo!

Se ne stanno in bagno a confabulare tra loro e mi giungono le voci alle orecchie:
"Il mio è più lungo!"
"No me lungo!"
"No Luca guarda bene il mio!"
"No, ho detto, me lungoooo!"
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Dovevo prevederlo che con due figli maschi prima o poi questi discorsi sarebbero usciti, ho colleghi adulti che si dilettano confrontando le dimensioni del proprio membro a quarant'anni, figuriamoci due bambini.
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"No il mio è più scuro. Perchè il tuo è verde?"
"No me curo, me bello guarda!
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"Scuro?" Li raggiungo, sono entrambi attenti e concentrati a guardare alternativamente nel water e nel bidet. Non vado oltre.
Ho sempre desiderato avere figli maschi, se arrivasse il terzo non mi dispiacerebbe fosse un Andrea o uno Stefano o un Francesco.
Nulla mi ha fatto cambiare idea: non il vedere la casa devastata da continue guerre civili, il lettone sfatto dalla lotta greco-romana, l'asse del water perennemente bagnato.
Però ditemi che le bambine non confrontano i propri escrementi tra loro con tanta soddisfazione, il mondo "bambine" salirebbe subito in cima alla classifica dei desideri.
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PS: la speranza è l'ultima a morire, sempre. Ma tranquilli per ora non c'è nulla in arrivo!