martedì 28 aprile 2009

Discriminazione "pianeta donna"

Stamane nella mia rassegna blog quotidiana, mi sono imbattuta su questo post che rimanda ad un articolo di Silvia Ventura: “Donne in politica: il “velinismo” non serve.”
La Ventura ha tradotto e documentato un sentimento comune o quanto meno mio, un fastidio forte quando vedo in televisione la Carfagna, la Gelmini per non parlare della Santanchè.

L’articolo parte con la discriminazione delle donne in politica. Discriminazioni che dipendono in parte "dalla cultura del paese, la struttura famigliare e sociale e sono tanto più efficaci quanto meno il sistema del welfare va in aiuto alla donna rispetto all’esercizio dei suoi compiti più “tradizionali”" e in parte da una opposizione politica "riconducibile alle –resistenze- degli insider".
In Italia poi c’è una forte propensione ad "attribuire alle donne ministro ministeri di scarsa rilevanza, solitamente senza portafoglio, oppure ministeri tradizionalmente “femminili”, come l’istruzione", e per le cariche prescelte si cercano "signore, talvolta giovanissime, di indubbia avvenenza ma con un background che difficilmente può giustificare la loro presenza in un’assemblea elettiva" perché le dirigenze dei partiti "fanno uso dei bei volti e dei bei corpi di persone che con la politica non hanno molto a che fare, allo scopo di proiettare una (falsa) immagine di freschezza e rinnovamento."
Spero di non aver snaturato l'articolo con i miei taglia e incolla, ma vi consiglio di leggerlo. L’articolo si conclude con una frase tanto ovvio quanto spesso dimenticata:"...le donne sono, banalmente, persone."

La scelta della destra italiana è forse una delle poche cose azzeccate di questo governo: cotante donne attirano l'attenzione di molti, meglio se il volume della televisione è basso basso però.
Molte grandi società chiedono di allegare al curriculum una fotografia; in molte aziende le poltrone più alte sono occupate da persone belle e affascinanti (spesso uomini e fortunatamente preparati). Che la bellezza sia una marcia in più non è negabile a mio parere, che diventi l’unica marcia fa riflettere; se poi dietro non c'è niente, peggio ancora. E a me pare proprio....

Ma non è tutto, l’articolo si apre con un accenno alla discriminazione nei confronti delle donne a causa della cultura del paese, al sistema di welfare "mancante"…tutto vero, tutto ovvio, tutto talmente abituale da non fare notizia.
Però le parole del premio Nobel Rita Levi Montalcini dette domenica nella intervista rilasciata da Fazio, mi hanno dato un po' fastidio. Pare che all’età di tre anni a seguito di un rimprovero di suo padre -non di sua madre- la Montalcini abbia pensato che lei non si sarebbe mai sposata, non avrebbe mai avuto figli perché aveva cose più importanti da fare.
Che lo dica una signora di cento anni, per quanto premio Nobel, è ancor accettabile, che rappresenti ancor oggi la realtà “o figli o carriera” è molto triste.

6 commenti:

  1. Ebbene sì!!la donna ancora oggi deve faticà il doppio degli uomini per poi essere pagata anche meno di loro...e il fatto di essere madre,non le aiuta!!Che ingiustizia!!

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  2. non so. io non mi sento discriminata in quanto donna. non mi ci sono mai sentita.

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  3. Io mi sono sentita discriminata, eccome, come purtroppo la maggior parte delle donne. E la cosa grave è che invece di migliorare la situazione sta tornando a livelli preoccupanti. Che sia la madre dolente, la donna in carriera, la donna oggetto, la donna che tenta di tenere insieme insieme più aspetti di sé o altri modelli ancora... non intrevedo modelli di donna nei quali poter pensare di starci senza pagare prezzi troppo alti. Lavori in corso...

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  4. Io penso spesso a quella manager di una grande banca che vive nella campagna veneta e lavora a Milano. L'ho incontrata in treno alle otto e mezza del mattino, mi ha raccontato che aveva tre figli piccoli, una grande casa circondata da un enorme giardino, i nonni per quel paio di ore buche in cui non poteva essere con loro dopo la scuola, una colf/cuoca. Che però lei tutte le sere alle sette era a casa come molte altre mie amiche che fanno lavori più semplici e si godeva i figli, la cena, il bagnetto, eccetera eccetera. Il weekend era tutta per loro, non doveva fare pulizie, cucinare (a meno che non ne avesse voglia), stirare, eccetera. Non aveva l'ansia da "oddio cosa mi metto oggi" perchè il suo armadio era carico di abiti griffati e non doveva aspettare l'autobus per tornare al suo paesino perchè aveva un super fuoristrada. E per dirla tutta non era neppure bellissima, troppo alta, cavallona, senza trucco, aveva l'aspetto della classica ragazza di campagna vestita in Armani senza avere il phisique du role (con l'accento circonflesso sulla "o"). Certo, magari non sarà con loro quando si ammalano, però quella è innegabilmente una donna di successo, che non sacrifica i figli. E mi chiedo dove ho sbagliato.

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  5. @ Sono contenta di sentire che c'è anche chi non si sente affatto discriminata come Patrizia ma concordo con Marilde: è l'eccezione non la norma. La maggior parte qualche discriminazione la subisce o l'ha subita e l'essere mamma è un elemento in molti casi a sfavore, dici bene Rox!.
    Dove hai sbagliato Barbara? Non nego invidia per la donna che hai conosciuto sul treno ma non penso tu abbia sbagliato, a volte sono un mix di elementi che in parte dipendono da noi e in parte no. Però tu mi sembra abbia le idee chiare e abbia già gettato le basi per una nuova dimensione anche lavorativa, soddisfacente.

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  6. La fatica di arrivare a tutto naturalmente c'è ed è tantissima. Io ho rinunciato due volte ad una promozione per stare con mia figlia piccola. Ma è stata una mia scelta, a cui ho posto rimedio qualche anno fa a figlia cresciuta accettando finalmente una mansione più impegnativa. Io credo che il doversi barcamenare tra più ruoli sia un valore aggiunto

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