lunedì 1 dicembre 2008

Parole

Mi piace parlare, scherzare, anche un po' "prendere in giro" a volte ma non amo criticare e mi guarderei bene dal farlo per iscritto magari sapendo che un pubblico potenziale di cinquanta o più persone, che non mi conoscono e non conosco, potrebbe leggere.
Eppure è successo: ho postato il mio commento in un blog , era un commento giusto per dire ti ho letto, mi è piaciuto e invece qualcuno ha proprio preso un abbaglio. Ho cercato di spiegare ammettendo un "mea culpa" dove in realtà la "culpa" non c'era nè nelle intenzioni, nè nelle parole usate ed è stato peggio.
Insomma è bastata una frase forse mal scritta o forse male interpretata per alzare barriere difensive, scritte con classe ed eleganza, ma scritte. Visto che non è mia abitudine cercare lo scontro, ho abbandonato la discussione.

Ammetto che in primo momento ci sono rimasta un po' male, poi mi ha fatto riflettere. Mi son detta se invece di lasciar perdere avessi risposto a tono, se invece di due signori quanto meno educati avessi avuto di fronte due cafoni agguerriti?
Certo che le parole hanno un potere enorme, certo che non c'è da stupirsi se la vita ci regala ogni giorno atti di violenza, razzismo, intolleranza.

Mi fermo qui, non vorrei addentrarmi in un'analisi sociologica "fai da me"; quindici anni fa decisi che Urbino era troppo lontana e con lei la facoltà di sociologia e non è il caso di fare la nostalgica ora.




6 commenti:

  1. buona settimana alla mia autrice preferita!
    purtroppo quanto ti è capitato è più frequente di quanto si possa credere.
    gio

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  2. Come siete pignoli... non è mi abitudine cercare lo scontro se non so nemmeno con chi sto parlando/scrivendo.

    E poi il lavoro è un'altra cosa! Il lavoro?

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  3. Ciao Renata, che strano, siamo quasi parenti da un po' di anni ormai, ma non ti conosco affatto. Ho letto il tuo blog e mi è piaciuto molto e mi sei piaciuta tu. Anche a me piace molto scrivere, scrivo di continuo, soprattuto agli amici, a volte anche in inglese perchè mi sembra di riuscire a dire "di più" in quella lingua che amo. Questa estate ho vissuto un'esperienza molto forte e particolare dal punto di vista emotivo e ho pensato di scrivere un racconto che ho stampato e fatto leggere ad alcuni amici. Sentivo che era molto importante per me poter codividere con gli altri emozioni e sensazioni. Purtroppo mio marito non ha capito e non ha gradito.Figurati se l'avessi scritto su un blog! Antonio è sicuramente molto più aperto! Forse potremmo diventare amiche via e-mail, che ne dici? Ciao, a presto. Lucia

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  4. Cara Lucia, io sono molto fortunata lo ammetto. Antonio mi sostiene molto più di quanto ammetta o faccia trasparire.
    Ti ringrazio per quello che hai scritto, ma forse è meglio che mi hai incontrato così per caso, perchè da quelle parti non sono riuscita ad essere me stessa per tante ragioni. Il blog è aperto da poco ma quando trovo le parole giuste avrai modo di capire di più.
    Però se ti piace scrivere non smettere, aiuta e poi puoi sempre farlo in modo anonimo.

    Ci sentiamo anche via mail allora.

    Renata

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  5. Si, hai ragione, per quanto si possa dire, vivere da queste parti non è ancora del tutto facile e adattarsi non lo è stato nemmeno per me. Pensa a come mi sono trovata io 20 anni fa! Adesso la mentalità è sicuramente più aperta ma non così tanto! Scrivere è veramente terapeutico ma non scriverei mai in modo anonimo perchè se voglio esprimere qualcosa con la scrittura voglio anche che chi legge sappia che quelli sono "miei pensieri", "le mie emozioni". L'anno scorso ho frequentato un corso di "Teatroterapia", bellissima esperienza!, dove ci hanno fatto scrivere dei racconti che poi hanno pubblicato su un dvd con uno pseudonimo. Ma non avrei avuto problemi a mettere il mio nome, anzi mi è dispiaciuto non averlo fatto! Lucia

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  6. Lucia ti ringrazio.
    Questo era il tipo di contatto che avrei voluto creare con il blog: un momento di incontro ma anche di confronto e discussione.

    PS: Antonio mi ha detto della frase su skype. Che dire mi fa piacere.

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