giovedì 11 dicembre 2008

Per colpa di una macchina pazza

Ieri mattina ero seduta sul tram con Marco. Eravamo al capolinea e aspettavamo che partisse.
Marco si lamentava, il viso bagnato dalla neve e dalle lacrime, aveva da poco fatto il prelievo del sangue e aveva sentito più male del solito. Effettivamente l’infermiera, arrivata con un ritardo di trentacinque minuti causa neve, era molto brusca nei modi, un po’ stile Rottermaier e Marco aveva iniziato a piangere ancora prima di realizzare pienamente che non dovevamo solo parlare.
Accanto a noi si è seduta una ragazzina. Sembrava molto giovane, una bambina d'aspetto e nelle espressioni; si è subito messa a parlare in modo spontaneo e simpatico.
Le abbiamo raccontato del prelievo e della infermiera monella che aveva fatto tanto male a Marco e della macchina pazza che ci aveva spruzzato le gambe di acqua sfrecciando davanti a noi ad alta velocità.
Lei con viso sereno ci ha raccontato che aveva perso due gemelli al settimo mese di gravidanza per colpa di un'auto che non l’aveva vista mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. Ci ha raccontato che aveva sofferto di depressione per un intero anno e che per tutto quel periodo ogni volta che vedeva un bambino piccolo iniziava a star male e si comportava come una pazza. Da qualche mese stava meglio. Mi ha chiesto quanti anni pensavo avesse ed effettivamente quei dieci anni in più rispetto a quello che io credevo non li dimostrava proprio.
"Non ti scoraggiare, vedrai che quando ti sentirai pronta potrai affrontare un nuova gravidanza e andrà tutto bene!” le dico.
Non aveva finito il suo racconto: il padre dei bambini aveva pensato di lasciarla subito dopo l’incidente, proprio quando aveva più bisogno di lui.

Di solito un fatto è per me spunto di riflessione, di analisi, di commento. Oggi non so cosa dire.

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