martedì 16 dicembre 2008

Ho detto "sì"


Domenica ho incontrato L.
L. era la mia migliore amica. Poi la vita ha allontanato le nostre strade. Ci vediamo raramente ora ma quando accade c’è un sorriso e un velo di nostalgia. Ci accomunano i ricordi più che la vita presente perché a volte si scopre di non avere molto in comune con le persone un tempo importanti nella nostra vita: crescendo maturi altri interessi, altre idee.
L. mi ha detto che si sposa la prossima estate. Mentre lo diceva era radiosa, felice e desiderosa di iniziare questa nuova esperienza di vita. I suoi occhi luminosi, riflettevano la sua gioia.

Da piccola ero affascinata dai matrimoni e dagli abiti che indossavano le spose e il sabato mattina d’estate partecipavo a quasi tutte le cerimonie della chiesa vicino a casa, non mi interessava la funzione in sé ma l’abito bianco. Sognavo anche io di indossare un giorno quell’abito, un abito elegante e prezioso.
Mi sono sposata poco prima dei ventisette anni. Desideravo ancora quell’abito, forse non più bianco, ma un abito chiaro, lungo, un abito che doveva in qualche modo tradurre la favola.
Però quando Antonio ed io abbiamo deciso di sposarci avevamo idee molto diverse sulla cerimonia: io avrei voluto la classica cerimonia religiosa, quella stessa che mi faceva sognare da bambina; lui, agnostico come si autodefinisce, voleva un matrimonio civile. Alla fine come spesso accade nella vita, siamo arrivati ad un compromesso.
La sera prima del matrimonio: i parenti di Antonio stipati con lui nel nostro bilocale, i miei futuri suoceri ed io a casa dei miei genitori, gli amici altamurani nel camper parcheggiato nel cortile di casa. Un camper fornito di ogni comfort e di ogni genere alimentare: ho trascorso con loro la serata prima delle nozze mangiando pasta fresca con funghi cardoncelli preparata dalla madre di Domenico.
La mattina mentre ero ancora dal parrucchiere vengo raggiunta dal fotografo e amico, poi la corsa a casa già invasa dai parenti.
Arriva Antonio, in casa non c’è più una stanza libera, si cambia sul camper.
Io chiusa nella camera di mio fratello aspetto, perché un minimo di tradizione andava rispettata.
Ok posso uscire.
“Non ti cambi?”
“Sono già vestita.”
“Come?”
“Si mi sposo così.”
Indossavo un semplicissimo abito rosso.
Eccoci, sono già tutti seduti. Mio padre mi accompagna. E’ emozionato.
Io improvvisamente inizio a tremare. Le gambe sembravano cedere e quei venti metri erano interminabili e pensavo di non farcela. Davanti a me il mio futuro marito, l’uomo con il quale già vivevo e non aveva senso tremare non sarebbe cambiato nulla; al mio fianco mio padre. Felice? Non so lo. Di sicuro più sereno perché a lui quella convivenza non piaceva, l’aveva accettata ma era troppo lontana dal suo mondo.
La cerimonia procede, io sono serena, rilassata.
Tocca a me devo dire sì, solo sì. Nemmeno la raucedine è capace di farmi tacere e in quel momento la voce si blocca in gola, forse nessuno se n’è accorto ma l’emozione mi ha reso difficile pronunciare quelle due sillabe.
Perché alla fine anche se non è la cerimonia dei tuoi sogni di bambina, hai accanto l’uomo che ami, tutto il resto non conta più e ti emozioni. Puoi lasciare spazio ai tuoi sentimenti più intimi, è il tuo giorno e tutto ti è concesso: la fragilità, le lacrime, la paura, la gioia, il riso.
E’ stata una bella giornata di festa, una giornata vissuta senza aspettative perché non volevo restare delusa e che non mi ha delusa affatto.

Tra pochi mesi anche L. farà il grande passo. Ha scelto una chiesa semplice e sobria e sarà una sposa radiosa come lo era domenica mentre parlava del suo ragazzo.
Cosa augurare ad una amica? Solo tanto amore, perché il matrimonio non è solo un bel giorno, un giorno "indimenticabile".
E’ un sì che si ripete ogni giorno, un sì spesso difficile che va difeso e protetto, ma se accanto hai un uomo in cui credi e che crede in te anche i giorni difficili diventano in fretta ricordi lontani.

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