martedì 4 novembre 2008

Riunione di lavoro


Negli ultimi dieci anni ho partecipato a tante riunioni: incontri e meeting erano diventati il mio lavoro.
Il termine riunione però è alquanto riduttivo e generico, occorre un po’ di esperienza per saper distinguere, collocare in ordine di importanza e scegliere a quale incontro partecipare perché quando il ritmo è frenetico, le riunioni si sovrappongono e così devi spesso partecipare a più incontri contemporaneamente.
Non è un mondo di malati ma si è sulla buona strada per diventarlo.

Io amavo i tavoli di lavoro dove si praticava il brainstorming e detestavo le logorroiche riunioni con i grandi capi.
Indipendentemente dal piacere personale di essere presente o meno, ho sempre cercato di essere professionale: a volte aggressiva e un po’ rompiscatole, a volte spiritosa perché dopo un po’ o ti fai una canna o trovi una alternativa meno dannosa per la salute, ma sempre professionale.

L’incontro di ieri era a Roma ed era stata concessa la gentile partecipazione a me, Mamma part time milanese, e ad un collega del Nord Est.
Vengo chiamata tramite communicator, una specie di messenger aziendale che consente di contattare le persone via chat, telefono e web cam contemporaneamente.
Attendo quarantacinque minuti.
L'attesa è la normalità durante gli incontri con Roma, il resto un po’ meno.
Little Angel, il Capo del grande capo, entra nella stanza e inizia a parlare senza sapere che c’è un PC che deve veicolare la sua voce anche al Nord Est e a me, ovviamente Little Angel è seduto molto lontano dal PC.
Io sento molto poco. Il collega romano digita sul communicator “Si sente?” “No ma non ti preoccupare” digito a mia volta. A turno parlano diverse persone ma io non sento nulla e cerco anche di concentrarmi, di sfogliare le slide dell’incontro per capire meglio, ma nulla. Chiedo anzi digito al collega del Nord Ovest e anche lui sente poco.
Da Roma "Non digitate, non digitate si sente tutto!".
C'è uno strano rumore di sottofondo simile ad un treno che sta per entrare in stazione: due ore di riunione inutile e un mal di testa crescente.
Ad un tratto bussano alla porta del mio loculo milanese: è arrivato il pranzo.
"Grazie, lo mangio più tardi!".
Nelle orecchie il fischio del treno, nel cuore la delusione di dover far parte di un modo di lavorare che non sento mio, nella testa la consapevolezza di essere una presenza via cavo del tutto inutile e ignota a Little Angel, sotto il naso il profumo della pasta con panna e zucchine.
"Mangio?". No non posso, un minimo di decoro, di professionalità, anche se non interessa a nessuno, ho pur sempre una dignità personale.
Altri quindici minuti e la riunione termina.
"Buon appetito!" dicono ora in modo nitido "Grazie anche a voi, è stato un piacere!".
Si è stato un piacere mangiare la pasta con panna e zucchine comodamente seduta davanti al PC con le cuffie alle orecchie che veicolavano un fischio di treno accompagnato dal vociare convulso di qualcuno che crede ancora che quello sia lavoro.

2 commenti:

  1. Little Angel, carina questa!

    RispondiElimina
  2. La redazione si scusa con i lettori: era stata erroneamente pubblicata la prima bozza, un po' troppo logorroica!

    RispondiElimina