giovedì 23 ottobre 2008

Le Quadri si appendono al muro

A volte c’è bisogno di tempo per riflettere, per metabolizzare, per accettare.
E’ una storia semplice e comune.
Mamma ha una laurea presa con il massimo dei voti 10 anni fa e che giace in fondo al cassetto della biancheria.
Mamma è un quadro, inquadramento/categoria lavorativa, e con la cessione del ramo dell’azienda in cui lavora tutto il suo super minimo è stato convogliato nella voce “indennità quadri”. Con il rientro in ufficio dopo il secondo figlio ha chiesto di lavorare solo sei ore e la voce indennità quadri è stata sospesa per contratto. “Come? Ok il regolamento ma lì c’erano somme maturate negli anni che in teoria sono diritti acquisiti e quindi inviolabili tutelati per legge, bla bla bla…” L’origine di quelle somme non importa più a nessuno, di certo non all’azienda e tanto meno al sindacato. Comunque Mamma ha ottenuto il part time ed è già molto: seguirà i suoi due figli e arriverà un po’ meno stanca a sera.

Mamma è in ufficio. Finalmente un po’ di respiro dopo tanti mesi dedicati solo alla casa e ai figli. Finalmente altri impegni, altro tipo di soddisfazione.
Mamma si illudeva: ha chiesto il part time e non è più disposta a trasferte che poco si conciliano con l’orario ridotto e quindi non c’è lavoro. “ Cosa? Finchè ritorna come prima?”
Prima Mamma stava in ufficio dalle 8:00 alle 21.00 o poco più, trascorreva nottate a rivedere bozze ad ultimare verbali, spesso i sabato era in ufficio e qualche domenica lavorava da casa. “A queste condizioni posso lavorare ancora?” E sì perché per fare carriera non è possibile lavorare solo 8 ore, per poter avere una soddisfazione professionale non deve avere una vita privata fuori dall’ufficio! Mamma non si perde d’animo e prova a parlare con qualche collega e amico. “Non è semplice se ti danno attività poco qualificanti temono ripercussioni da parte del sindacato a cui ti potresti appellare per mobbing, sei pur sempre un quadro!” “Mobbing???? Ma io voglio lavorare le mie sei ore, anche cambiare attività, ma lavorare! Questo non è mobbing?”
Mamma continua a pensare: “E se provassi a muovermi? Conoscevo qualcuno qua dentro, ho sempre lavorato su progetti a contatto con persone che ricoprono posizioni importanti, mi posso reciclare… E se i bimbi si ammalano? Non ho nessuno a cui lasciarli, devo stare a casa. Come gestirei un eventuale lavoro impegnativo e magari in un nuovo ufficio se mi dovessi assentare spesso?”
Mamma ha deciso per ora va bene così: le manca un lavoro gratificante, le manca l’essere considerata per quello che faceva, le manca la visibilità che le dava il lavoro; ma va bene così.
Però non può fare a meno di pensare che non esiste la parità dei sessi e se anche esistesse nei fatti, non esiste nella sua testa, perché Mamma non si sente uguale.
Prima di tutto è una mamma e poi una donna che lavora e allora accetta, a malincuore accetta di essere un quadro che per sei ore è parte dell’arredamento dell’ufficio, che ha gettato alle spalle anni di sudata crescita professionale perché è fuori dal mercato del lavoro e dalle sue regole.

3 commenti:

  1. Mamma è l'ennesima vittima di un sistema lavorativo che non agevola, svilisce ed accantona chi decide, tra 1000 difficoltà, di fare la cosa più bella del mondo: bambini.
    Un trattamento simile indigna, indipendentemente dal livello del lavoratore che lo subisce o dal tipo di attività svolta ma quando vengono penalizzate figure con back-ground di tutto rispetto ed affidabilità e dedizione provate, l'azienda si priva consapevolmente di una risorsa preziosa e di una potenzialità già acquisita.
    E questo la dice lunga sulle capacità della classe manageriale che "trascina" l'economia italiana......
    Cari Luca e Marco, quando Mamma torna a casa, accoglietela con un sorriso ed un abbraccio; l'ha aspettato per tutta la mattina!
    Un caro saluto
    Fio'

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  2. Ciao Betty! Ho scritto questo articolo quasi due mesi fa e non a caso è stato il primo, perchè avevo bisogno di sfogare quello che avevo dentro per sentirmi meglio. Scrivere mi aiuta ma a volte la nostalgia per un certo tipo di "impegno lavorativo" ritorna e riscriverei le stesse cose.

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