venerdì 9 gennaio 2009

Intervista: scuola privata o pubblica?

Luca frequenta un nido privato, lo stesso che aveva frequentato Marco.
Marco è alla scuola d'infanzia comunale.

"Perché ha scelto il nido privato per Luca?"
"L’avevo scelto per Marco dopo essere stata a lungo combattuta tra una tata o un nido e mi è piaciuto. Perché pagando, pensavo di offrire a mio figlio un servizio migliore e perché avrei avuto una serie di servizi che al nido comunale mancano."
"Quali?"
"Orari flessibili, chiusure praticamente inesistenti, babysitter a casa se il bimbo di ammala. Sono un aiuto importante se non hai appoggi e devi gestire un figlio da sola. Sì c’è il marito ma anche lui lavora."
"E’ contenta della scelta?"
"Moltissimo e se avessero aperto anche la scuola d’infanzia nella stessa struttura, avrei iscritto Marco."
"Con le insegnanti?"
"Marco aveva una insegnante fantastica, una persona che stimo e ammiro per la dedizione e l'amore con cui ha seguito mio figlio. Mary ha accudito Marco da quando aveva dieci mesi, lo ha coccolato quando era triste, gli ha insegnato a giocare, a cantare, a crescere e Marco ha appreso molto da lei, anche un marcato accento sardo. Luca ha la stessa insegnate, ora dice solo “ te te, kn knu” ma aspetto presto un bel "capito mi hai"."
"Perché per la scuola d’infanzia ha scelto una struttura pubblica?"
"Perché nella scuola privata non c’era posto, avrei dovuto iscrivere mio figlio quasi prima di concepirlo e perché quasi tutte le strutture vicino a casa erano gestite da suore."
"Non voleva una scuola cattolica?"
"Io ho frequentato asilo ed elementari dalle suore e non ricordo con piacere quegli anni: la "discriminazione" che avvertivo in quanto figlia di un falegname e non di un avvocato, la sottomissione che mi hanno insegnato in nome di una qualche virtù. E' vero non si può generalizzare e forse io avrei anche accettato ma mio marito mai."
“Quindi più che una scelta è stata obbligata?"
"Diciamo che non ero pienamente convinta e inizialmente anche un po' scettica: gli orari rigidi, gli scioperi, le tante festività e il dubbio che mio figlio non fosse seguito come avrei voluto. Quindi mi son detta: proviamo e poi valuteremo."
"Ora cosa ne pensa?"
"Marco ha due brave insegnanti, è a contatto con bambini di razze e culture diverse e spero che questo gli insegni più di tante belle parole. Quando vedeva un uomo o una donna con la pelle scura diceva “Mamma che brutto/a " certo era il suo modo per indicare una evidente diversità ma volevo che la diversità diventasse normalità."
"Quindi soddisfatta?"
"Contenta non soddisfatta. La scuola d'infanzia comunale è adatta a chi ha tate e nonni a supporto. Gli orari come dicevo sono rigidi, ci sono gli scioperi, le vacanze natalizie sono lunghissime e se non avessi l’appoggio del nido privato avrei seri problemi di gestione. E poi i bambini hanno pochi giochi ma infondo ai bambini piace stare insieme e si sanno divertire con poco."
"Non ho capito se è a favore della scuola privata o di quella pubblica?"
"Le rispondo trascurando una variabile fondamentale, quella economica: fingiamo per un attimo che non esista. I miei figli sono piccoli e quello di cui hanno bisogno ora è amore. Sono a favore di una scuola che sia una seconda casa per loro, che li accolga e li aiuti a crescere. Una scuola dove il rispetto per la persona sia fondamentale, dove i bambini vengano aiutati a sviluppare la loro personalità e non ridotti a soldatini. Una scuola dove il dialogo sia alla base di tutto. E la scuola è fatta di persone. Puoi trovare persone valide nella scuola privata come nella pubblica, a volte è solo fortuna."

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