lunedì 9 febbraio 2009

Quei de Canterana

Ieri sulla Provincia di Como c'era un articolo dedicato alla "popolare e stimata casata dei R. del quartiere Canterana".
Due fratelli verso la fine dell'800 lasciarono Valmadrera, si spostarono a Penzano per poi approdare qualche anno più tardi nel paese in cui sono nata, lì acquistarono una casa a corte, misero su famiglia ed ebbero tanti figli. Uno dei due fratelli era il mio bisnonno Felice. L'articolo ricostruisce una parte dell'albero genealogico e arriva fino a mio padre e ai suoi sei tra fratelli e sorelle. L'elemento guida della storia è il contributo di questa casata alle schiere ecclesiastiche. In tre generazioni ben nove suore di cui sei missionarie in Africa.
Ovviamente ho ritagliato l'articolo per conservarlo ma l'articolo è uscito sulla Provincia non sul Messaggero o su qualche altro bollettino parrocchiale: si potrebbe aprire un bel dibattito, mi limito a sottolineare come Don Camillo e Peppone non siano solo bei film di qualche anno fa. Spesso poi, se ci si limitasse alle storie rappresentate dai due attori il tutto sarebbe quanto meno digeribile se non accettabile .
Torniamo all'articolo. Rispetto sinceramente i miei avi e ammiro quella Fede incondizionata che ha fatto scegliere a tante donne della mia casata di seguire l'insegnamento di Cristo, vivendo povere tra i poveri. Io stessa non nego che la Fede in Dio è un elemento importante nella mia vita, anche perchè con una famiglia così potete facilmente immaginare quale sia stato il mio imprinting. Ma Fede e chiesa seguono strade talmente diverse da far dimenticare che hanno un minimo comune denominatore. Su troppi temi vedo una chiesa che non ha rispetto per gli uomini e con il pretesto di sapere cosa è bene e cosa è male si erge a giudice spesso senza sforzarsi di capire e dimenticando il vero insegnamento del suo fondatore: l'amore e il rispetto per tutti gli uomini. Dal boicottagglio del referendum per l'abolizione della legge 40/07; alla accettazione di una sola famiglia formata da un uomo e una donna uniti dal sacro vincolo del matrimonio con evidente discriminazione verso gli omosessuali, i conviventi, i separati; per non parlare di aborto ed eutanasia. Mi fermo ai temi più pubblicizzati sorvolando sulle esternazioni antisemite di molti prelati. Ecco questa è la chiesa che rifiuto ma questa è anche la chiesa che parla dal Vaticano e che incontro sempre più spesso quando partecipo a qualche funzione.
Sarà per questo che l'articolo della Provincia si ferma alla generazione di mio padre?

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