martedì 2 dicembre 2008

Rinunciare ad un figlio

Ho una amica molto più grande di me, questa amica è già nonna. Durante la mia seconda maternità ci siamo viste spesso e un giorno davanti ad una tazza di tè mi ha raccontato un po' della sua vita.
La mia amica ha avuto dei figli e ad altri ha dovuto rinunciare più di quaranta anni fa.
"Perchè?" le ho chiesto.
"Perchè non ce la facevo, perchè avevo già due bimbi piccoli e non avevo aiuti. Ma ancora oggi io sogno quei bambini, ancora adesso mi sveglio di notte e vedo i loro occhi azzurri che mi cercano. Non si può dimenticare, mai."
"Caspita mi parli di fatti avvenuti più di quaranta anni fa, l'aborto non era nemmeno legale in Italia, immagino la tua sofferenza e la difficoltà di far accettare questa scelta?"
"Ricordo la depressione, i sensi di colpa e i due figli che avevo lì con me e che non potevano soffrire per causa mia. Ne avevo parlato solo in casa e a dire il vero sono stata giudicata soprattutto per l'essere rimasta in attesa più volte e non per come ho risolto il "problema".

Forse non posso capire fino in fondo cosa prova una donna che deve rinunciare ad un figlio per scelta sua o di altri, però so cosa si prova quando si scopre di avere una vita dentro.
Allora perchè una donna decide di abortire?
Perchè è costretta da qualcuno, perchè ha altri figli e uno in più è davvero troppo, perchè è sola e non sa come mantenere lei e suo figlio, perchè è troppo giovane, perchè quel preservativo rotto non ci voleva proprio, perchè non è il momento giusto, perchè il suo lavoro non lo permette...
Ogni donna conosce il suo perchè e quanto più è una sua scelta quanto più sa che sarà difficile superare quel dolore, perdonare se stessa, ritornare a ridere come prima, sarà difficile incontrare un'altra donna in attesa ed essere davvero felice per lei.
Una donna sa che non dimenticherà mai, sa che avrà bisogno di tanto amore per superare, per ritornare a vivere, ma sa anche che la maggior parte delle persone sarà solo pronta a giudicare: è più facile fingere di soffrire per una vita che non nasce che condividere il dolore di una vita ferita da quella mancata nascita.
Il poter scegliere è stata una grande conquista e la scelta dovrebbe rimanere intima, privata perchè frutto di una pluralità di situazioni, casistiche, sfumature. Ma non tutti la pensiamo allo stesso modo e il tema è molto caro a certe fazioni politico-religiose e allora si dibatte, si discute e ogni volta che si ripresenta il caso singolo ecco che la morale comune si erge a giudice e sputa sentenze senza pensare che a vivere tutto questo è un altro essere umano.
E allora, oggi, forse è davvero meglio il silenzio.

La mia amica ha settanta anni ha raggiunto l’età della saggezza e ormai le eventuali critiche sono lontane, il reato è caduto in prescrizione per la coscienza collettiva e diventa facile parlarne davanti ad una tazza di tè.
La mia amica ha settanta anni, avrebbe voluto parlare o forse urlare il suo dolore quaranta anni fa ma allora come oggi era meglio il silenzio.

8 commenti:

  1. Rinunciare a un figlio.... io penso che sia capitato a tante tante donne. Perchè purtroppo a volte capita. Eppure quando succede sei sola. Ancora oggi come 50 anni fa. Perchè l'errore è e rimane solo tuo. Come la scelta. Come l'amarezza e il dolore. Perchè comunque sai che si poteva evitare. Evitare di uccidere una vita....
    In ogni caso penso che nessuno mi debba giudicare.
    Così rimango anonima.

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  2. L'anonimato non è una colpa, è un diritto.
    Non penso che la scelta sia un errore, è solo la tua scelta, fatta in un preciso momento. Forse in altre circostanze avresti scelto in modo diverso ma ti fai male da sola pensando e ripensando.
    Il dolore può essere forte, ma piano piano si affievolisce e ti aiuta a crescere e sono certa che ti riprenderei presto.
    Un abbraccio.

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  3. Sì, una scelta non è un errore. Le scelte fatte in modo coscienzioso e ponderato dettate da circostanze determinate non sono un errore, sono scelte. E proprio per questo non vanno giudicate. "Uccidere una vita", sì la società dice così, ma tutto dipende dal concetto di vita. Vita legata a un corpo (inteso come insieme di cellule) o vita legata a un'anima? Io credo che la vita sia legata all'anima, perchè io come persona mi sento piu' anima che corpo; il corpo mi sembra solo un mezzo che ci permette di toccare, sentire, annusare, vedere questa nostra realtà. E mentre il corpo diventa necessariamente polvere, credo che l'anima resti lì da qualche parte, perchè troppo complessa per poter scomparire senza significato.
    Forse un giorno quell'anima rimasta in sospeso troverà posto in un altro corpo a cui darai vita. E allora senza saperlo avrai ritrovato ciò che pensavi di aver perso.
    Io penso questo quando penso a mio figlio.
    Penso questo per un semplice motivo: ho scelto, ma non ho rinunciato.
    Ognuna di noi dentro di sè ha il suo piccolo pensiero che custodisce segretamente e che gli permette di affrontare il dolore.
    Nessuna di noi vuole essere giudicata o commentata, restiamo nell'ombra e quando scriviamo lo facciamo solo per noi stesse.

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  4. per anonima sopra di me:
    mi piace quello che hai scritto, in particolare l'ultimo paragrafo; proprio per questo voglio condividere qualcosa che ci accomuna.
    giovanna

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  5. Non ho provato personalmente cosa vuol dire abortire, ma ho scoperto di recente (per una serie di circostanze assurdamente deprimenti) che i miei genitori decisero di abortire esattamente 18 anni fa, non c'era nessuna ragione economica o sociale che costringesse loro a questa scelta, decisero ti togliersi di torno l'onere di un figlio che avrebbero dovuto crescere in età avanzata. Ho pensato tante volte al fratello che oggi avrei avuto con le lacrime agli occhi, figurarsi il senso di colpa nascosto nel petto di mia madre!

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  6. @Mamma che fatica: Dici che non c'era ragione in realtà una ce n'era: l'età avanzata. Penso che ognuno abbia i suoi perchè e vanno comunque rispettati.
    Non avevo mai pensato all'aborto come ad un fratello mancato. Un dolore diverso, anche se su questi temi l'intensità è soggettiva e dare un giudizio o esprimere un'opinione è sempre difficilissimo.
    Grazie di essere passata a trovarmi!

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  7. Io ho avuto un bimbo a 17 anni e tanti hanno cercato di tirarmi in mezzo alla causa e farmi diventare uno spot pro-vita, ma io ci tengo a dire che me lo potevo permettere, sapevo che avrei avuto la mia famiglia a sostenermi e un carattere abbastanza temprato da non cedere ai malumori, quindi ora e sempre, una donna deve poter scegliere, anche quella scelta così dolorosa da tormentarti per tutta la vita.

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  8. @Cristina: avevo scritto questo post perchè una persona a me molto vicina stava cercando di reagire ad una scelta ormai irreversibile...Rileggerlo mi riporta a lei e al suo dolore mai venuto meno.
    Hai avuto appoggio e aiuto, dici, e penso sia fondamentale per una ragazza di 17 anni che non vuole rinunciare a vivere la sua vita, che non vede in quel figlio la fine del suo futuro. Purtroppo questo aiuto e questa comprensione spesso manca ancora ed è terribile essere costretti ad accettare e subire la volontà di altri su un tema così intimo e personale. Hai ragione, sempre bisogna poter scegliere, sempre! Un caro abbraccio Cristina! Comunque resti una grande donna, come ti ho scritto ieri.

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