martedì 25 novembre 2008

Zio Giò

Zio Giò è lo zio preferito di Marco.
Marco ha per lui una venerazione da sempre. Da quando poi abbiamo vissuto un intero mese nella stessa casa, la casa dei nonni, zio Giò è diventato un mito.

Lo zio fa il falegname e lavora nel capannone, alias bottega, sotto casa. Ovviamente la sua presenza durante il giorno era continua: forse questo, forse la capacità di zio di diventare bambino, di fatto si è instaurato un legame speciale tra i due. Sì perchè zio Giò non gioca con un bambino, quando è con Marco diventa un bambino: fa la lotta con i cuscini sul lettone dei nonni; lo fa volare mentre sta sdraiato sopra un guanciale trasformato in nuvola; gli fa fare tuffi sul divano lanciandolo da due metri di altezza; lo coinvolge nella sua passione per la pesca e per Sampei, storico manga della nostra infanzia; gioca con lui alla play station mangiando patatine; guarda le corse di Moto GP e gli insegna i nomi di tutti i corridori e i colori delle rispettive moto; lo porta con sè quando va a trovare Jessica, la fidanzata; una volta l'ha anche portato a prendere un aperitivo con sommo gaudio di Marco.
E poi zio Giò ha una grande moto verde e ogni tanto fa salire Marco a moto spenta, questo fatto da solo è sufficiente a promuovere lo zio quale unico parente degno di considerazione vera, ovviamente dopo mamma e papà.

Zio Giò ha una grande camera in mansarda e questa estate per stare un po' da solo e non essere costretto alla ossessiva presenza di Marco fingeva di uscire e si rifugiava in camera sua.
"Mamma dove è andato zio?"
"E' sceso a lavorare."
"Ma io sento dei rumori, no Mamma c'è! Ehi zio sei tornato, aspetta che vieno da te."
"Marco non puoi sempre importunare lo zio, adesso è al telefono con Jessica."
"No Mamma, zio ha detto che posso andare. Ehi zio, vero che posso venire!"

Non solo, lo zio è l'unica persona per la quale Marco non è MAI occupato a fare altro.
"Mamma mi ha chiamato zio oggi?"
"No Marco, non ancora."
"Allora io sono arrabbiato."
"Mamma posso telefonare a zio?"
"Pronto, si però la maestra non voleva e non mi ha dato i fogli." dice Marco con le lacrime agli occhi.
"Marco ti devi presentare." intervengo.
"Em, pronto zio, sono io Marco. Oggi sono andato all'asilo e ho disegnato, però la maestra non voleva e non mi dava più fogli e allora adesso ti faccio un disegno tutto per te. Per la zia Lu no, solo per te. Hai capito? Zio Giò ieri vengo a trovarti e te lo porto. Va bene? "

L'inizio delle telefonate non è mai chiaro, Marco parte a raccontare senza presentarsi e nel raccontare rivive le stesse emozioni di quando è successo il fatto: così rabbia, pianto, dolore, vengono trasmessi via cavo ancora prima di sapere se dall'altra parte del telefono c'è chi tu pensi ci sia e in tal caso se ha capito chi sei. Ma questa è un'altra storia.

Per concludere: zio Giò potresti evitare di insegnare a Marco rutti e schifezze varie; potresti smettere di ripetergli i jingle delle pubblicità più stupide: "Italiaaaaaaaaa Uno!"; potresti limitare l'euforia per il motociclismo vista la atavica paura di tua sorella per le due ruote; ma infondo zio Giò i miti non sono perfetti!

5 commenti:

  1. che bello leggerti...che bello avere te e la tua famiglia come amici!
    giovanna

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  2. ahahaha...muoio dalle risate..me li immagino quei due insieme...disastro !! elisa

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  3. Descrizione troppo veritiera!!!Complimenti! un bacio Jessica

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  4. L'avevo detto che era un mito, è bastato parlare di Lui e i commenti sono aumentati!

    Grazie

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