domenica 2 novembre 2008

Una morte inaccettabile

E’ un bel ragazzo biondo, riservato, discreto, sempre molto educato e gentile. Ha 25 anni. Lo vedo passare tutti i giorni lungo il corridoio di fronte al mio ufficio: lo vedo passare quando entra la mattina e lo vedo la sera nella direzione opposta. Ci salutiamo quando ci incontriamo ma non c’è confidenza tra noi, di lui so poco anzi pochissimo: non ha fratelli e ha perso il padre quando era ancora giovane, vive con la mamma.
Con l’arrivo di Marco rimango a casa per diversi mesi, di tanto in tanto vado in ufficio a trovare i colleghi, l’ultima volta a inizio settembre: Lui è gentile, mi saluta con il solito sorriso e in modo discreto e senza invadenza si avvicina a Marco. “Ci rivediamo presto” dico.
Il diciotto settembre rientro in ufficio: saluto i colleghi, parlo di Marco, racconti dei mesi trascorsi a casa. Arriva una telefonata: “C’è stato un incidente ieri sera, un ragazzo è sbandato con la moto ed è finito contro un palo”. E’ morto sul colpo.

Lei era lì accanto alla bara del suo unico figlio e la accarezzava con la stessa dolcezza con la quale qualsiasi madre accarezza il volto del proprio figlio. Lei era lì accanto a quel corpo e si preparava a dire addio.
Non era il primo funerale a cui partecipavo, non era il primo figlio che vedevo salutare ma era la prima volta che mi succedeva da quando ero diventata madre.
Non riuscivo a smettere di piangere, era un pianto convulso, ero sconvolta. Pensavo a Marco, a quando l’avevo abbracciato per la prima volta. Avevo voglia di correre da lui, di stringerlo forte a me, di supplicarlo di non lasciarmi mai! Lei invece era lì composta nel suo dolore.

Improvvisamente ripenso a mia nonna con nostalgia e con rimpianto. Ero troppo piccola allora e forse l’avevo criticata e rimproverata senza sapere, senza poter capire.
Avevo a lungo visto una nonna indifferente, quasi infastidita dalla presenza dei nipoti; ora vedevo una madre chiusa nel suo dolore.
La sua mente si era rifugiata nel passato, lontano dal momento in cui le era stato tolto suo figlio. I medici parlavano di arteriosclerosi, oggi penso che quegli ultimi anni fossero solo un dignitoso e progressivo addio ad una vita di cui rimaneva solo un corpo.

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