venerdì 28 novembre 2008

Un invito a cena

Viveva in un bilocale a Milano, da solo.
Mi invita a cena e cucina lui.
Se vive da solo, l'appartamento non sarà proprio in perfetto ordine, pensavo tra me e me condizionata dalla mia situazione famigliare in cui mio padre non è capace di cucinarsi un piatto di pasta e mio fratello non ha ancora imparato a portare in bagno gli abiti smessi.
Suono il campanello, apro la porta.
Un intenso odore di olio fritto mi blocca sulla porta. Ma senza dire nulla riesco ad entrare.
“Ti posso aiutare? Non sono una grande cuoca ma se vuoi?”
“No guarda è tutto pronto, dai un’occhiata in giro se ti va.”
In un bilocale fai in fretta a guardarti in giro e in un bilocale fai anche in fretta ad accorgerti che in quella casa tu non ci potresti mai vivere. "Mai dire mai!"
Bagno lungo e stretto, sul vetro della doccia sono appesi tre sacchetti: uno pieno di indumenti intimi bianchi, uno con calze blu e uno con camice dai colori tenui. La luce fa strane ombre sul muro, alzo la testa e vedo uno stendibiancheria da interno da cui pendono panni bagnati.
La cucina è out, vado in camera.
Una grande camera con un balcone vista incrocio, una grande camera con quattro pareti: un letto, sfatto, appoggiato al muro e al lato opposto un armadio a tre ante; una parete che sembra un misto tra un’officina meccanica e una discarica per computer e su quella difronte un grande poster con centinaia di foto sue in compagnia di un bimbo di circa tre anni; nel mezzo della stanza, sparse, tante cose.
Nell’ordine: “Hai un figlio?” e Ci sono stati i ladri oggi?” mi veniva da chiedere.
“E’ pronto!”
Primo piatto: pasta con panna e noci. Un piatto impegnativo per lo stomaco ma direi superlativo per il palato.
Secondo piatto: una grande padella piena di funghi cardoncelli che navigano nel prezioso olio di mamma.
Il resto non lo ricordo, la vista di quell’olio mi aveva bloccato.

Io non uso molto l’olio e in quel periodo forse non lo usavo affatto. L’olio mi riportava indietro nel tempo, mi riportava al periodo dell’infanzia in cui io bimba scheletrica chiamata “biafra” venivo rimpinzata di olio di mandorle e di olio di fegato di merluzzo aromatizzato all’arancia, uno schifo che ancora oggi mi fa venire la nausea alla sola idea. Non amo l’olio e non mangio fritti, non che sia una salutista, semplicemente non mi piacciono.

Ora è la prima volta che un tipo che hai conosciuto sulla 50 ti invita a casa sua, ha cucinato e a qualcun altro sarebbe piaciuto anche molto e tu fai la schizzinosa? A rischio di vomitare tutto no! Mangio di gusto e apprezzo.
La serata procede, il tipo continuava ad essere interessante bastava chiudere gli occhi e il naso: senza il disordine e senza l’odore di fritto, la serata era davvero ok!
Ci salutiamo e ci risentiamo il giorno successivo: "Che ne dici di vederci per pranzo domenica?"
Io vivevo in famiglia e mica potevo portare a casa un quasi sconosciuto. “Ok, facciamo da te ma questa volta porto tutto io, non ti preoccupare di nulla. Anzi magari vengo un po’ prima così ti aiuto a sistemare un po’, che ne dici?”

NON FATELO MAI! Sono bastate tre frasi dette così per solidarietà, perché hai trovato un modo di fare volontariato, per un senso materno che ti porti dentro e ti ritrovi a pulire da nove anni sempre e solo tu!
E la cucina? Ho vinto l'appalto quasi in esclusiva!

Comunque dopo averlo riordinato in quel bilocale abbiamo vissuto felicemente insieme per quattro anni e ci eravamo così affezionati che avevamo anche provato a comperarlo: per fortuna nostra non lo hanno venduto!

4 commenti:

  1. bene, bene...so già cosa NON preparare per la nostra cenetta di Natale!
    ihh..ihhh.... :-)

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  2. Un bel fritto misto!!!
    Un abbraccio.

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  3. Ma il bambino delle foto è suo figlio?

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  4. Questo a dire il vero potrebbe essere un altro post.
    Comunque no, era il nipotino!

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