lunedì 22 febbraio 2010

Falsi sospetti

"Mamma che lavora" conosce tutti i colleghi del nuovo ufficio e con tutti ha un buon rapporto. Ha riscoperto il piacere di recarsi al lavoro, si ferma quasi sempre oltre l'orario stabilito per poi correre disperatamente verso il cancello della scuola materna, sicura che un giorno o l'altro troverà il suo Marco seduto sul marciapiede ad aspettare. La sera si diletta ad ultimare documenti e di tanto in tanto augura la buona notte ai colleghi che trova in rete o chatta con loro perchè mal comune mezzo gaudio. "Mamma che lavora" sa che qualsiasi cosa faccia non servirà per una crescita di stipendio o professionale, almeno non ora che è in part time, ma è fatta così: si butta anima e corpo come ha sempre fatto in passato dimentica dell'anno trascorso da mendicante lavorativa. "Mamma che lavora" non ha abbandonato il suo progetto più grande ma visto che le speranze si affievoliscono mese dopo mese, non ha mai parlato con il Capo del suo più grande desiderio.
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Oggi "Mamma che lavora" ha ricevuto la conferma della sua partecipazione al corso d'inglese richiesto oltre un anno fa dal precedente responsabile. Inizio del corso DOMANI.
Mamma si affretta a chiedere conferma ai nuovi responsabili:
"Senti Capo, ci sarebbe questa opportunità riemersa dal passato, mi piacerebbe però l'orario non è comodissimo. Comunque lo sai che non è un problema recuparare la sera, insomma mi vedi collegata da casa spesso. Che dici?"
"Certo cara e poi ti sarà molto utile quando tornerai a lavorare a tempo pieno. Un'occasione da sfruttare!"
"Tornare a tempo pieno? Diciamo che per il futuro avrei sperato in un terzo figlio più che nel tempo pieno. Ma hai ragione tu, è un'ipotesi in cui ormai non credo più nemmeno io."
"Terzo figlio???!!!!????!!!"
Il capo era perplesso e un poco turbato e in minima parte rassicurato dal mio confermargli che i miei desideri sembrano destinati a rimanere tali e quindi poteva stare tranquillo.
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Cinque minuti dopo il Capo passa accanto alla mia scrivania e osserva l'ultimo libro che sto leggendo "I love shopping for the baby"e ha un sussulto.
"Tranquillo Capo, è l'ultimo di cinque libri simpatici e divertenti ma nulla a che vedere con il mio stato. E poi ti pare che dopo due figli ho bisogno di consigli su cosa acquistare?"
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Mezz'ora dopo sono in riunione con il mio diretto responsabile e un altro collega. Passa il Capo. Il collega, ricordando uno scambio di battute mattutine mi invita a sedere: "Prego nel tuo stato è meglio che stai comoda". Il Capo non era più tanto tranquillo.
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Caro Capo, puoi davvero stare tranquillo purtroppo, non mentivo stamane. Continuerò a lavorare come sempre perchè mi piace farlo al di là del dovere e del necessario. Continuerò a lavorare con la passione che conosci e che può far pensare che il lavoro è l'unica cosa imporante nella mia vita. Ma non è così, non lo sarà mai più, ci sono desideri a cui non voglio rinunciare, non ancora.

4 commenti:

  1. Renata, nonostante i miei desideri in questo momento siano su una linea molto distante dalla tua, quando parli di questo argomento provo una tenerezza nei tuoi confornti da farmi sempre commuovere. Io ti auguro che i tuoi desideri possano realizzarsi. E dato che c'è in mezzo anche il corso d'inglese, chi lo sa, magari potresti rispondere al capo "terzo figlio??? Yes, I can!!!"
    :)

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  2. @Ondaluna: Non so se i nostri desideri sono poi tanto distanti, io vorrei davvero poter tornare a lavorare come prima dei figli, mi piacerebbe non dovermi preoccupare della assenza nelle riunioni pomeridiane, delle trasferte e di tutto quello che comporta la responsabilità professionale ma non posso. E non è un "non posso" dettato dal non avere nessuno a cui affidare i miei figli (potrei decidermi per una tata in fin dei conti) ma da me stessa che non accetta che altri si occupino di loro a tempo pieno, che li vuole accanto a sè anche se spesso io sono al pc e loro disegnano lì vicino rinfacciandomi che "non è valido che tu non disegni con noi". Mi accontento di quello che per ora posso avere. Una nuova maternità? Sarebbe bellissimo, ma non rinuncerei al mio lavoro anche se ridotto e senza grandi prospettive, non ne sarei mai capace.

    Ti ringrazio tanto per il tuo augurio!

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  3. Ti ammiro per quello che hai scritto. Sei semplice e autentica. Spesso quando una donna (spesso quando io...) dice queste cose, viene tacciata di contraddizione. Proprio ieri, che ho conlcuso la giornata con quella che tu hai definito poesia, mi sono svegliata male e ho scritto della ferita per l'immagine che la gente ha dedotto di me.
    Io lo capisco che si può desiderare un figlio ma anche il lavoro.
    Io lo capisco che a volte essere madre è avere dentro tutto e il suo contrario.
    Hai colto bene, io desidero poter tornare al mio lavoro pienamente, e non in termini di tempo ma di "esserci al 100%" anche in una sola ora. Ma forse ancora è presto. Nel mio caso la scelta di una tata o di un nido è anche (ma non solo) economica, ma penso pure che 6 mesi siano proprio pochi per pensare di delegare la sua gestione e riprendere la vita di prima. Che devo fare? Fatico, arranco, soffro, ma so che il tempo cambierà le cose: cambiano sempre, continuamente, e sono certa che non potranno solo peggiorare. Arriverà un momento in cui sarà più autonoma, e lasciarla e ritagliarmi uno spazietto per me (già lei che gioca accanto a me mentre io faccio qualcosa di mio sarebbe bellissimo!) non sarà poi tanto male.

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  4. @Ondaluna scusa se rispondo tardi. La tua bimba è davvero piccola, dici bene è ancora presto per tutte e due. Però pensa seriamente ad un nido magari tra tre o quattro mesi (il costo potrebbe essere compesato da una ripresa del lavoro, me lo auguro) e anche se all'inizio non è facile staccasi, anche se ci saranno lacrime mentre aspetti di rivedere la tua piccola, sarà un'ottima scelta! Non sei sola con le tue contraddizioni, so che non ti sarà d'aiuto sentirlo e che saperlo non consola ma è così credimi. Un abbraccio più forte del solito.

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