lunedì 1 giugno 2009

A 18 anni mi sarei rifatta

Due mesi fa ero andata alla presentazione di un libro .
Due giornaliste avevano intervistato lo scrittore. Una pubblicava quasi quotidianamente su un blog e qualche giorno fa è uscito il suo primo libro: "appena ho 18 anni mi rifaccio".
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Ho iniziato a pensare che molto prima dei 18 anni sarei ricorsa ad una rinoplastica se solo avessi avuto più soldi in tasca e meno paura di tutti i limiti che un naso nuovo mi avrebbe imposto (sport ...). Ne parlavo spesso ma in casa mi ripetevano che il mio era un naso importante, un naso di famiglia, il naso dei Rusconi e avrei dovuto "portarlo" con orgoglio. Peccato che intorno a me vedevo nasi orrendi forse più del mio.
Non avevo un rapporto idilliaco con i parenti che in quegli anni elargivano consigli gratuiti, non richiesti e non graditi sulla scuola: rifiutare e cambiare il mio naso era un altro modo per contrastare, ribellarmi.
Come fu come non fu il mio bel nasone ce l'ho ancora e tale resterà.
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Ho comperato il libro e l'ho letto. Mi sono accorta che il mio sogno di un bel nasino era piccola cosa: rinoplastiche, mastoplastiche additive e riduttive, protesi ai glutei e lipofilling, ricostruzione dei piedi...
Le storie, vere, raccontate abbracciano il problema adolescenziale, si fermano sulle famiglie, il contesto socio culturale in cui nascono e si sviluppano. Quello che mi ha colpito è la trasversalità. "Rifarsi" è un imperativo che non ha confini geografici, di età, sesso, ceto sociale o cultura: essere belli per sentirsi accettati, essere perfetti per sentire veri i propri corpi di plastica, essere e apparire dove l'apparenza diventa una finzione programmabile.
"I greci ritenevano che la bellezza esteriore fosse anche segno di bellezza e purezza interiore" Cristina Sivieri Tagliabue in "appena ho 18 anni mi rifaccio" edizione Bompiani-16 euro-... la differenza è che si è spostato il confine di ciò che è possibile e il "fine giustifica i mezzi" è un adagio che si adatta alle coscienze e alle azioni.
Uno spaccato interessante di Noi.

12 commenti:

  1. il naso! Non me ne parlare, io mi guardavo allo specchio decine di volte al giorno e cercavo tutti modi per renderlo meno evidentem ma evidente lo era, ed è tuttora. Credo di non aver mai considerato sul serio di rifarmelo (mi faceva impressione l'idea). Alla fine l'ho accettato, ma che fatica!

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  2. @Laura.ddd: ti capisco bene, ho faticato anche io per accettarlo. E' facile parlare di complessità della persona, di dare importanza all'aspetto interiore e non a quello esteriore ma dipende dall'età. Durante l'adolescenza le incertezze sono tante e i complessi anche.

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  3. Una mia collega sudamericana si e' recentemente definita una scampata del silicone a diciotto anni.
    Nel suo Paese d'origine rifarsi inaugurando una quinta di seno al diciottesimo compleanno e' pratica comune.
    Alla fine, penso che in Italia non siamo cosi' distanti dalla telenovela colombiana "Sin tetas no hay paraiso..."

    Ciao!
    MammaOggiLavora

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  4. Ciao... grazie per aver letto, e per le belle parole! a presto spero
    Cristina

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  5. @MammaOggiLavora:quando si parla di trasversalità. Rifarsi è un imperativo ovunque.

    @Cristina: grazie a te di averlo scritto e di essere passata a trovarmi. Spero di riuscire a vederti questa sera alla Fnac.

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  6. Davvero hai un naso grande?? non me me sono mai accorta!! comunque faccio parte anch'io del gruppo delle "vorrei rifarmi il naso". Poi ho conosciuto Marco e il mio naso è diventato quasi perfetto.
    Adesso che ho quasi 40 anni stavo pensando di rifarmi il viso...ogni età ha le sue esigenze!!!
    Un abbraccio
    Isa

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  7. Modificare il nostro aspetto esteriore può darci controllo su quello interiore e far parte del percorso di affermazione di noi stessi..o può essere un segnale che ci avvisa che quello interiore ormai è andato ed ha bisogno di esser sostenuto dalla facciata..chissà...:)Alem (www.ilcinemanelcassetto.splinder.com)

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  8. @Isa: e pensare che il mio nasone è ancora lì! Peccato tu non ci sia alla presentazione del libro questa sera, quando penso alla scorsa volta rido ancora di gusto!
    @ALEM: Verissime le tue osservazioni. Accettarsi dentro e fuori sarebbe il top, ma i condizionamenti sono talmente tanti che non sempre si riesce, non tutti almeno riescono. Ti dirò io il nasone c'è l'ho, le rughe anche ma per ora va bene anche così. Mi dire mai, però. Grazie di essere passata:-)

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  9. Non vorrei sembrare la più cinica e pessimista, ma ritengo che mirare all'estetica sia ormai un cancro per la società... che impegna troppo tempo davanti allo specchio, rubandolo a quello che rimane per pensare.

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  10. @Mamma che fatica: è che purtroppo la società mira solo a quello e in tutti i campi se sei bello hai una marcia in più. In alcuni settori poi se non sei il top, sei proprio fuori. Hai ragione è un non valore ma domina alla grande!

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  11. anche io tempo fa avevo scritto un post su questo aromento, su queste scelte. e soprattutto sull'esempio che diamo ai nostri figli nell'accettare o meno i nsotri difetti fisici, lievi, ovviamente.
    Ottimo spunto, ottima riflessione quella che fai.
    Purtroppo nella nostra società pagano lecose superficiali: l'aspetto fisico, il vestito, la borsa, la scarpa, l'accessorio, la vacanza. La macchina, la casa, e via discorrendo. Mai cambierà tutto ciò se noi per prime, esempio primo di vita verso i nuovi arrivati, spendiamo diecimila euro per rifarci il seno. o il naso. o la bocca.

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  12. @Ciao Lisa che piacere risentirti. Io non sono del tutto contraria alla chirurgia. Ci sono casi in cui il complesso che ti porti dentro è profondo e un ritocco può essere d'aiuto anche se non basta da solo. Poi ci sono i casi estremi descritti nel libro, in quei casi davvero dico: spero di riuscire a fare di meglio!
    Un abbraccio grande e buon soggiorno al mare!

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