mercoledì 14 gennaio 2009

Te la ricordi la mia mamma?

Paola vive tra un presente che con capisce, che male interpreta, che fraintende spesso e da cui si allontana per rifugiarsi in un mondo di fantasmi, di sospetti, di fissazioni, di illusioni tristi.
Un tempo Paola era allegra, solare, sempre disposta a farsi coinvolgere. Da quando la conosco non ha mai proposto nulla, ha sempre accettato con entusiasmo ogni cosa e forse per questo qualcuno ha un po’ abusato della sua mitezza e disponibilità.
Perché Paola soffriva in silenzio quando la generosità del suo cuore veniva derisa, soffriva quando si accorgeva di non avere il posto che le spettava nei sentimenti di suo marito e dei suoi affetti ma il suo modo di opporsi era troppo debole o aveva nemici troppo forti e alla fine ha interiorizzato la sua ribellione ammalandosi di un male che viene chiamato spesso depressione.
Io non so se è depressione, vedo solo una Paola assente, triste, incomprensibile a volte nelle sue convinzioni bizzarre e nelle sue reazioni improvvise; vedo una Paola eccessivamente allegra e loquace quando qualche incastro della sua mente sembra far ritornare la vecchia amica e allora in quei pochi momenti credo di poterle parlare come un tempo, di poterle raccontare, ma le parole la annoiano e la sequenza delle frasi si fissa nella sua mente in ordine sparso e si allontana presto, di nuovo più scontrosa e assente di prima.
Ho osservato Paola per anni e il legame che ci unisce forse mi ha fatto capire l’origine del suo problema, ma come aiutarla?
Io non sono una psicologa e lei da un medico non andrebbe mai perché “sta bene”. Provare a parlare con quello che forse è la causa prima della sua malattia è stato inutile perché per quanto amore suo marito provi per lei non capisce che forse è proprio lui a sbagliare o ad avere sbagliato, non ascolta o forse sono io che non capisco e c’è altro che non vedo o non voglio vedere.
Un giorno il figlio di Paola mi ha detto:
“Ma tu te la ricordi la mia mamma quando era "normale"?”
“Sì me la ricordo, me la ricordo bene e mi manca tanto la normalità della tua mamma più di quanto tu creda.”
“Ma cosa faceva? Com’era?”
“La tua mamma era gentile con tutti; organizzava pic nic all’aperto; giocava con te; ti aiutava ad imparare le sigle dei cartoni animati; ti raccontava sempre una fiaba per farti addormentare sereno, sempre la stessa fiaba che aveva inventato lei e che era anche un po’ macabra ma a te piaceva; ti portava dal suo parrucchiere supplicandolo ogni volta di guardare “Olly e Benji” perché tu volevi i capelli come i loro. Tu eri un bambino un po’ teppista e a volte ti arrivava anche qualche ciabatta ma non ha mai centrato il bersaglio.
E poi sai la tua mamma è andata contro tutti, forse unica volta in vita sua, quando hai avuto bisogno di un intervento delicato che l’ignoranza dei parenti non voleva che tu affrontassi e ti è sta accanto giorno e notte quando eri in ospedale. E poi veniva a scuola con te: se ne stava seduta per ore in fondo all’aula per imparare il metodo di una maestra a dir poco insolita e poco adatta al ruolo che ricopriva, ma per te lo faceva volentieri."

Forse sbaglio a considerare Paola inguaribile o ad accontentarmi del suo apparente star bene, ma a volte anche se ami tanto una persona non sai proprio come aiutarla e il tuo amore da solo non basta e allora ti appoggi ai ricordi come accade con un persona che non c'è più.

1 commento:

  1. Qui non vedete commenti ma io vi ringrazio tutti perchè la mia mail ha ricevuto diversi messaggi di solidarietà a Paola.
    Di certo Paola non lo leggerà questo articolo e se anche per caso qualcuno glielo stampasse non si riconoscerebbe se non, forse, nel rapporto con suo figlio perchè io ho chiamato depressione qualcosa che vedo e che non riesco a tradurre in altro modo ma che forse va oltre la depressione.
    Però sono d'accordo con molti di voi, anche io ho visto persone guarire da questa malattia e una purtroppo riammalarsi a distanza di anni. Ma per guarire però forse devi iniziare a capire di avere bisogno e chiedere/ottenere aiuto.

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