Paola vive tra un presente che con capisce, che male interpreta, che fraintende spesso e da cui si allontana per rifugiarsi in un mondo di fantasmi, di sospetti, di fissazioni, di illusioni tristi.
Un tempo Paola era allegra, solare, sempre disposta a farsi coinvolgere. Da quando la conosco non ha mai proposto nulla, ha sempre accettato con entusiasmo ogni cosa e forse per questo qualcuno ha un po’ abusato della sua mitezza e disponibilità.
Perché Paola soffriva in silenzio quando la generosità del suo cuore veniva derisa, soffriva quando si accorgeva di non avere il posto che le spettava nei sentimenti di suo marito e dei suoi affetti ma il suo modo di opporsi era troppo debole o aveva nemici troppo forti e alla fine ha interiorizzato la sua ribellione ammalandosi di un male che viene chiamato spesso depressione.
Io non so se è depressione, vedo solo una Paola assente, triste, incomprensibile a volte nelle sue convinzioni bizzarre e nelle sue reazioni improvvise; vedo una Paola eccessivamente allegra e loquace quando qualche incastro della sua mente sembra far ritornare la vecchia amica e allora in quei pochi momenti credo di poterle parlare come un tempo, di poterle raccontare, ma le parole la annoiano e la sequenza delle frasi si fissa nella sua mente in ordine sparso e si allontana presto, di nuovo più scontrosa e assente di prima.
Ho osservato Paola per anni e il legame che ci unisce forse mi ha fatto capire l’origine del suo problema, ma come aiutarla?
Io non sono una psicologa e lei da un medico non andrebbe mai perché “sta bene”. Provare a parlare con quello che forse è la causa prima della sua malattia è stato inutile perché per quanto amore suo marito provi per lei non capisce che forse è proprio lui a sbagliare o ad avere sbagliato, non ascolta o forse sono io che non capisco e c’è altro che non vedo o non voglio vedere.
Un giorno il figlio di Paola mi ha detto:
“Ma tu te la ricordi la mia mamma quando era "normale"?”
“Sì me la ricordo, me la ricordo bene e mi manca tanto la normalità della tua mamma più di quanto tu creda.”
“Ma cosa faceva? Com’era?”
“La tua mamma era gentile con tutti; organizzava pic nic all’aperto; giocava con te; ti aiutava ad imparare le sigle dei cartoni animati; ti raccontava sempre una fiaba per farti addormentare sereno, sempre la stessa fiaba che aveva inventato lei e che era anche un po’ macabra ma a te piaceva; ti portava dal suo parrucchiere supplicandolo ogni volta di guardare “Olly e Benji” perché tu volevi i capelli come i loro. Tu eri un bambino un po’ teppista e a volte ti arrivava anche qualche ciabatta ma non ha mai centrato il bersaglio.
Un tempo Paola era allegra, solare, sempre disposta a farsi coinvolgere. Da quando la conosco non ha mai proposto nulla, ha sempre accettato con entusiasmo ogni cosa e forse per questo qualcuno ha un po’ abusato della sua mitezza e disponibilità.
Perché Paola soffriva in silenzio quando la generosità del suo cuore veniva derisa, soffriva quando si accorgeva di non avere il posto che le spettava nei sentimenti di suo marito e dei suoi affetti ma il suo modo di opporsi era troppo debole o aveva nemici troppo forti e alla fine ha interiorizzato la sua ribellione ammalandosi di un male che viene chiamato spesso depressione.
Io non so se è depressione, vedo solo una Paola assente, triste, incomprensibile a volte nelle sue convinzioni bizzarre e nelle sue reazioni improvvise; vedo una Paola eccessivamente allegra e loquace quando qualche incastro della sua mente sembra far ritornare la vecchia amica e allora in quei pochi momenti credo di poterle parlare come un tempo, di poterle raccontare, ma le parole la annoiano e la sequenza delle frasi si fissa nella sua mente in ordine sparso e si allontana presto, di nuovo più scontrosa e assente di prima.
Ho osservato Paola per anni e il legame che ci unisce forse mi ha fatto capire l’origine del suo problema, ma come aiutarla?
Io non sono una psicologa e lei da un medico non andrebbe mai perché “sta bene”. Provare a parlare con quello che forse è la causa prima della sua malattia è stato inutile perché per quanto amore suo marito provi per lei non capisce che forse è proprio lui a sbagliare o ad avere sbagliato, non ascolta o forse sono io che non capisco e c’è altro che non vedo o non voglio vedere.
Un giorno il figlio di Paola mi ha detto:
“Ma tu te la ricordi la mia mamma quando era "normale"?”
“Sì me la ricordo, me la ricordo bene e mi manca tanto la normalità della tua mamma più di quanto tu creda.”
“Ma cosa faceva? Com’era?”
“La tua mamma era gentile con tutti; organizzava pic nic all’aperto; giocava con te; ti aiutava ad imparare le sigle dei cartoni animati; ti raccontava sempre una fiaba per farti addormentare sereno, sempre la stessa fiaba che aveva inventato lei e che era anche un po’ macabra ma a te piaceva; ti portava dal suo parrucchiere supplicandolo ogni volta di guardare “Olly e Benji” perché tu volevi i capelli come i loro. Tu eri un bambino un po’ teppista e a volte ti arrivava anche qualche ciabatta ma non ha mai centrato il bersaglio.
E poi sai la tua mamma è andata contro tutti, forse unica volta in vita sua, quando hai avuto bisogno di un intervento delicato che l’ignoranza dei parenti non voleva che tu affrontassi e ti è sta accanto giorno e notte quando eri in ospedale. E poi veniva a scuola con te: se ne stava seduta per ore in fondo all’aula per imparare il metodo di una maestra a dir poco insolita e poco adatta al ruolo che ricopriva, ma per te lo faceva volentieri."
Forse sbaglio a considerare Paola inguaribile o ad accontentarmi del suo apparente star bene, ma a volte anche se ami tanto una persona non sai proprio come aiutarla e il tuo amore da solo non basta e allora ti appoggi ai ricordi come accade con un persona che non c'è più.
Forse sbaglio a considerare Paola inguaribile o ad accontentarmi del suo apparente star bene, ma a volte anche se ami tanto una persona non sai proprio come aiutarla e il tuo amore da solo non basta e allora ti appoggi ai ricordi come accade con un persona che non c'è più.
Qui non vedete commenti ma io vi ringrazio tutti perchè la mia mail ha ricevuto diversi messaggi di solidarietà a Paola.
RispondiEliminaDi certo Paola non lo leggerà questo articolo e se anche per caso qualcuno glielo stampasse non si riconoscerebbe se non, forse, nel rapporto con suo figlio perchè io ho chiamato depressione qualcosa che vedo e che non riesco a tradurre in altro modo ma che forse va oltre la depressione.
Però sono d'accordo con molti di voi, anche io ho visto persone guarire da questa malattia e una purtroppo riammalarsi a distanza di anni. Ma per guarire però forse devi iniziare a capire di avere bisogno e chiedere/ottenere aiuto.