martedì 13 gennaio 2009

Manzoni e cioccolata

"Ma lei seguitava a guardar fuori; e benchè il luogo selvaggio e sconosciuto"; "Intanto l'innominato, ritto sulla porta del castello, guardava giù; e vedeva la bussola venir passo passo" I Promessi Sposi, cap. XXI
"Intanto s'andava avanti per un sentiero sassoso, lungo il torrente: al di là quel prospetto di balze aspre, scure, disabitate; al di qua quella popolazione da far parere desiderabile ogni deserto" I Promessi Sposi, cap. XXIII

Domenica abbiamo raggiunto a piedi il castello dell’Innominato, quello che ne rimane. Abbiamo camminato per un’oretta con passo lento perché in braccio avevamo i bimbi; con passo lento perché tutto intorno c’era la neve; con passo lento perchè nella mente affiorava il ricordo di un sentiero battuto spesso quando ero bambina e di un romanzo letto più volte. Chi se la dimentica la tormentata salita di Lucia rapita e la paura di Don Abbondio costretto a percorrere lo stesso sentiero!
Abbandonata la strada lastricata, il percorso ci ha condotto lungo un sentiero di montagna irto e ghiacciato: tutto intorno una vista indescrivibile sulle case del paese, sul lago di Lecco e sui monti innevati in un orizzonte non troppo lontano.
Come accennavo, del castello rimane ben poco: una cinta muraria che delimita il perimetro di quella che doveva essere una fortezza e una cappella votiva a San Girolamo che oggi richiama più fedeli del vecchio burbero senza nome.
Anche lì come ovunque, ai piedi della rocca c’è un accogliente bar trattoria con un bel caminetto acceso e quella cioccolata calda andava giù che è un piacere!

2 commenti:

  1. Ciao Renata, ogni tanto leggendo il tuo blog si scatenano nella mia mente una marea di ricordi. Il Manzoni e Lecco poi....ricordi di bambina. Quel braccio del lago di Como..., recitava mia zia, maestra elementare, indicandomi quel paesaggio bellissimo in una sera d'estate. Io, senese, non ero mai riuscita a capire cosa volessero dire i critici quando dicevano che il Manzoni aveva dovuto "sciacquare i panni in Arno" prima di pubblicare il suo romanzo. L'ho capito da poco, rileggendolo con mia figlia. Adesso che abito qua e che sicuramente ho perso il mio accento toscano, ho finalmente notato in quello scritto tutti i nostri modi di dire che nulla hanno a che vedere con il milanese!!!! Non so se puoi credermi ma la cosa mi ha meravigliato e forse anche un po' rattristato...la mia terra ormai non mi appartiene più!!! Lucia

    RispondiElimina
  2. Cara Lucia, io come immagini ho sempre tue news dal frequentatore di sky e comunque tornando a noi... E sarei triste anche io se avessi lasciato una terra come quella in cui sei nata. Ci sono stata una sola volta ed è bastato per innamorarmene e per proporre ad Antonio: "molliamo tutto e apriamo un agriturismo qui!" Ma te lo immagini Antonio a gestire un agriturismo? Sarebbe un ospite fisso a tavola e latitante in tutto il resto, cosa che "non sa da fare".
    Se invece mi devo soffermare sulla nostalgia per i luoghi di origine, che dire: dipende dai momenti, dalle situazioni. A volte capita anche a me di voler abbandonare Milano, ma non sono certa che il mio paese mi appartenga ancora (a dire il vero ho qualche dubbio anche sul fatto che mi sia mai appartenuto), soprattutto non so se io sono davvero disposta ad appartenere ancora a lui.
    Un caro abbraccio

    RispondiElimina