martedì 24 febbraio 2009

Arance a Ivrea

Oggi è il martedì grasso, l’unico giorno del carnevale che accomuna l’italica festa alla medesima chiamata ambrosiana. Mentre per il resto del Paese il giovedì, il venerdì e anche il sabato grasso sono già un ricordo, per l’ambrosiano popolo “en fest da venì" (devono ancora arrivare).
In attesa dei nostri bagordi, siamo andati a sbirciare un poco fuori porta e mentre scrivo ho già nostalgia di una battaglia che si disputerà tra poche ore e di cui siamo stati spettatori e protagonisti domenica scorsa.
La battaglia delle arance si ripete infatti per tre giorni consecutivi: la domenica il primo combattimento e il martedì l’epilogo.
Se volete informazioni, il sito ufficiale del carnevale di Ivrea descrive tutto: la storia, la battaglia delle arance, la mugnaia e gli altri personaggi, la fagiolata, dedica anche parecchio spazio alle fotografie e vi alletterà se non per questo pomeriggio per il prossimo anno.
Per me e Antonio era la terza presenza: la prima anni fa su invito di un collega naturalizzato eporediese, la seconda quattro anni fa con un affiatato gruppo di amici e poi domenica con zia Lu, il fidanzato di zia e i figli.

Mi colpiscono sempre gli improvvisati banchetti che vendono cappelli, rigorosamente rossi e dalle forme più strane, tra le quali domina incontrastata il Berretto Frigio chiamato anche “Calza” per la sua forma e per la comune tecnica manifatturiera. Devi acquistarlo: è simbolo di libertà e di rivolta contro le oppressioni, esprime la tua partecipazione attiva alla manifestazione, ti introduce subito nell'atmosfera carnascialesca, dà allegria e ti mette in salvo dalle arance!

Poi la passeggiata mattutina tra le piazze. Piazze illuminate dal sole, pulite. Gli edifici che le circondano sono ricoperti da alte reti e protezioni metalliche lungo tutte le pareti; i bar che si affacciano sulle piazze o che trovi lungo le vie di accesso alle stesse hanno pavimenti e banconi rivestiti con tavole di legno perfettamente incastrate l’una accanto all’altra: un abito perfetto a protezione degli interni. Lungo i lati della piazza, loro, le protagoniste: migliaia di arance in cassette di legno ordinatamente accatastate e protette da rudi guardiani.
Se ci sei già stato, ti soffermi a guardare quelle piazze più a lungo: già sai che di lì a qualche ora saranno simili a grossi frantoi colmi di succo d’arancia e bucce, venti trenta centimetri di poltiglia ricoprirà tutto.

Incomincia la battaglia delle arance. Le due volte precedenti avevamo seguito i combattimenti nelle varie piazze e qualche arancia abusiva fuori dalle reti di protezione, cappello rosso in tasca, l’avevo lanciata anche io e qualcuna ne avevo presa. Quest’anno abbiamo osservato i combattimenti tra le guardie del tiranno sui carri e gli aranceri (il popolo) sotto, mantenendo qualche metro di distanza. L’unica piazza in cui abbiamo dato spazio al nostro entusiasmo era quella dedicata ai piccoli: bambini di sei/dieci anni che imparano sul campo la tecnica del lancio. Anche Marco ha voluto provare, si è tolto il cappello e arrivato in prima linea ha lanciato la sua arancia. Un lancio che ha permesso alla sfortunata di rotolare qualche metro più avanti e di finire schiacciata sotto gli zoccoli di un cavallo e che nella sua descrizione: "ho lanciato fottissimo e ho colpito il cavallo che si è messo a correre”. L’unico centro è stato la mia spalla esposta ai proiettili vaganti mentre cercavo di proteggerlo. Luca durante la battaglia, dormiva. Fortunatamente, perché vista la sua passione incontenibile per arance e mandarini temevamo il peggio: che è arrivato sì ma era quasi ora di ripartire!
.
Una camminata lungo le sponde della Dora Baltea in un primo pomeriggio quasi primaverile. Alla nostra destra il fiume che scorre lento trasportando a valle le prime arance cadute in battaglia. A sinistra una fiumana di cappelli rossi che con la stessa lentezza del fiume si trascina su un altro campo di battaglia, forse il più grande, quasi fuori dal centro storico.

3 commenti:

  1. bellissimo reportage!
    mi sembrava quasi di essere li con voi.

    RispondiElimina
  2. Ci sono stata anch'io domenica!
    A me, però, è piaciuto tantissimo il programma del mattino, ovvero le bande musicali in piazza Nazionale, davanti al municipio.
    Siamo passati dalla polizia di Roma, alla scuola militare di Minsk, alla banda di cornamuse scozzese, per arrivare finalmente al gruppo Folk Pogerolese di Amalfi, che ha decisamente animato la piazza!

    RispondiElimina
  3. @Giovanna: ecco bella idea, l'anno prossimo organizziamo.

    @Andrea:ma sai che eravamo proprio nella stessa piazza mentre suonava il gruppo di Amalfi! Peccato non esserci incontrate. Un abbraccio.

    RispondiElimina