Nella città di C. c’è una associazione sportiva dilettantistica, l’ASD Cervino. Giuseppe, un compagno di università di Antonio, collabora con questa associazione.
Giuseppe è ingegnere e anche una guida montana esperta che da anni ci propone giornate sulla neve ed escursioni varie ma Marco e Luca erano troppo piccoli e lasciarli da soli per una intera giornata non “s’aveva da fare”. Fino allo scorso autunno abbiamo declinato l’invito. Poi la svolta non senza remore e rimorsi.
E’ vero che i ragazzi sono cresciuti ma la domenica è sempre domenica, è famiglia! Ci si alza un po’ più tardi, si fa colazione insieme… e sì qualche volta, ma spesso si vivono ore da separati in casa in cui ognuno è impegnato in attività diverse. Si pranza tutti insieme: primo, secondo, dolce… mmm…l’arte culinaria non è nel DNA dei brianzoli, non nel mio almeno. E poi ci sono le belle uscite pomeridiane...c’erano…”Che facciamo oggi pomeriggio ragazzi?” "Io devo studiare, io devo uscire con gli amici, io ho la palestra… Non è che voi uscite e ci lasciate la casa libera????"
Si forse una domenica ogni tanto possiamo anche dedicarla a noi.
Domenica 12 Maggio 2024. Partenza ore 6:00 dal Palazzetto dello Sport della città di C.. Poco meno di tre ore di pullman gran turismo e siamo pronti per la nostra escursione domenicale: Foroglio e la Val Calnegia.
La cascata di Foroglio in Val Bavona, definita come la più spettacolare del Canton Ticino, ci appare dopo i primi minuti di cammino. L’acqua precipita per 110 metri di altezza con una potenza tale che solo gli occhi ci permettono di capire che è l’acqua a provocare tale fragore. Ma se la cascata ci accoglie è il villaggio a rapirci.
Foroglio è un piccolo
agglomerato di case di pietra raccolte intorno ad una chiesetta del
quattrocento.
Uno dei dodici villaggi del
fondovalle chiamati “terre” dagli abitanti del posto. Le abitazioni sono le tipiche
case dei Walser, una popolazione che abitava le impervie regioni alpine che per
costruire utilizzavano quanto il territorio offriva loro: pietra e legno. Entrare
in questo villaggio, in questa terra, è come fare un viaggio nel tempo e
tornare al basso medioevo.
E la nostra guida ci spiega
il perché: questa valle è rimasta isolata fino al 1950 (anno in cui è stata
costruita l’unica via carrozzabile) e qui non è arrivata l’elettrificazione!
Oggi l’ energia elettrica viene prodotta con pannelli solari ma non basta a coprire l’intero fabbisogno annuo per cui oggi
come un tempo i villaggi restano “vivi” solo d’estate.
Siamo noi ora gli abitanti di
questo villaggio e solo il nostro abbigliamento da moderni escursionisti amanti
della natura ci ricorda che siano nel 2024 d.c.. Per noi è una giornata di svago,
abbiamo dormito o sonnecchiato sull’autobus, abbiamo ancora le forze e l’energia
per chiacchierare. E così con i nostri colori sgargianti e la nostra voce squillante
svegliamo un villaggio che sembra uscire dal torpore dell’inverno e inizia la
sua/nostra transumanza.
Una scalinata di pietra e sasso ci porta in cima alla cascata e da lì, immersi in un paesaggio bucolico, camminiamo costeggiando un torrente.
Superiamo un magnifico ponte in pietra e poco dopo arriviamo al primo maggengo: la Splüia Bèla. È la costruzione sotto roccia più bella della zona: una lama rocciosa di oltre 30 m di lunghezza fa da tetto ad una costruzione in pietra e rocce che serviva da riparo. Una sosta intermedia per i pastori e il loro bestiame che nel mese di maggio abbandonavano i fondovalle invernali e solo di lì a poco avrebbero raggiunto gli alpeggi di alta quota dei mesi estivi. Sarà anche dura la vita dei pastori, lo sarà stata molto di più negli anni in cui questo rifugio venne allestito… ma altro che albergo 5 stelle, questo è un vero paradiso per gli occhi e per l’anima!
Ormai siamo nel mezzo della Val Calnegia, camminiamo tra lastroni di rocce granitiche, attraversiamo rivoli di acqua con l’aiuto dei compagni di viaggio perché ogni ruscello da attraversare è una catena umana che si forma per aiutare i meno esperti. Qualche scarpone finisce in acqua ma non ci fermiamo.
La nostra guida ci insegna a riconoscere il “veratro”, una pianta infestante altamente tossica che provoca vomito e problemi circolatori, così chiamata forse perché chi l’assume sta talmente male che credendo di morire è portato a dire tutta la verità nient’altro che la verità. La verità è che in questo momento iniziamo ad avere fame!
Lasciamo un ponte alla nostra
destra, sembra portare a rocce enormi adagiate in un prato ma non prestiamo
troppa attenzione. Dobbiamo arrivare all'ultimo rifugio prima della salita per il ghiacciaio del Basòdino, c’è
altra strada da percorrere, acceleriamo il passo.
Il ghiacciaio è là in alto, maestoso. Noi nella valle sottostante siamo tanti puntini colorati seduti a banchettare tra rocce, erba,
corsi d’acqua e neve rossastra. Si rossastra perché a fine marzo il vento aveva
trasportato la sabbia del Sahara fino a quote altissime, poi abbondanti
nevicate hanno nascosto questa coltre sabbiosa che riemerge con lo sciogliersi
della neve.
Avrei voluto mio figlio Marco lì con me. Da piccolo faceva capricci perché lui la neve la voleva rossa non bianca, sarebbe stata la sua rivincita!
Minaccia pioggia, iniziamo a
scendere, le nuvole si diradano ed ecco il sole! E il sole illumina le enormi
rocce in prossimità dell’ultimo ponte che avevamo incontrato salendo. Non sono
solo rocce!
E’ Gerra, un piccolo villaggio di rifugi di pietra nascosti che arricchiscono l’ambiente
naturale senza mai deturparlo, una simbiosi talmente perfetta che rende difficile
distinguere le abitazioni dai massicci rocciosi. Un tutt’uno i cui contorni diventano
nitidi solo avvicinandosi.
Riprendiamo la discesa sotto
il sole. Niente pioggia per oggi!
Alle 19:00 siamo di nuovo a casa carichi della energia che questo viaggio nel tempo ci ha lasciato.
Grazie alla nostra super guida Giuseppe e a tutto il gruppo della ASD Cervino!
PS. Marco e Luca chiedono dove andiamo la prossima domenica.
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