martedì 21 febbraio 2023

COVID 19 ... per non dimenticare

Il governo di Pechino il 23 Gennaio 2020 impone la chiusura per quarantena dell’intera provincia dell’Hubei dove si trova la città di Wuhan. Blocco completo degli spostamenti all’interno del paese e di conseguenza dei collegamenti stradali, ferroviari e aerei. Blocco totale dell’economia e chiusura di tutte le scuole. Wuhan diventa simbolo di una città fantasma: strade vuote, negozi chiusi, parchi disabitati, spesa alimentare consentita solo online e consegne per comprensori al fine di ridurre al minimo i contatti. Obbligo assoluto di restare in casa e monitoraggio degli spostamenti di tutte le persone tramite il GPS dei loro dispositivi cellulari. Wuhan città natale di un virus apparso tra Ottobre e Novembre 2019. Un virus che si manifesta con tosse, febbre alta, stanchezza, difficoltà respiratorie e che degenera inesorabilmente causando la morte del paziente nell’arco di poche ore. Non in tutti, non sempre.

Da qualche giorno gli occhi di tutto il mondo osservavano cosa stava succedendo in Cina. Ma la Cina era lontana e la distanza riduceva l’empatia.

Mentre si cercava di capire da cosa fosse generato il virus e mentre gli esperti indirizzavano le coscienze ad abbracciare una tesi o l’altra* il virus venne diagnosticato anche in Italia e successivamente nell’intera Europa e come è facile ipotizzare varcò i confini.

Venerdì 21 Febbraio 2020, venerdì grasso in quel di Milano, un trentottenne di Codogno risultò positivo al Coronavirus. Nelle ventiquattro ore successive l’intero Paese sprofondò in una sorta di delirio collettivo: supermercati presi d’assalto, reti televisive sintonizzate su un unico tema, panico. 

Lunedì 24 Febbraio 2020: scuole chiuse, molti uffici anche. L’inizio di un incubo.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) parlò subito di pandemia da cui nessuno era escluso.

Il governo italiano adottò un approccio graduale nel tentativo di contenere la diffusione del virus. Vennero istituite le Zone Rosse: vere e proprie zone di confino nelle quali non si poteva entrare o uscire a causa della presenza di focolai del virus. Drastici limiti agli spostamenti in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, interessate dalla prima ondata del virus, con chiusura delle scuole e di molte attività produttive e introduzione di smart working.

Vivevamo tutti rinchiusi, terrorizzati dalle immagini che la TV ci mostrava: file di carri militari che trasportavano corpi morti, distese di bare negli ospedali, medici e infermieri costretti a lavorare per ore e ore in una sorta di scafandro antivirus nel tentativo di non morire mentre cercavano di salvare la vita ad altri, corpi intubati nell’estremo tentativo di strapparli ad una morte quasi certa. La spesa alimentare un incubo: carrelli riempiti on line e confermati nelle più disparate ore notturne, consegne ritardate e la ossessiva pulizia con alcool di ogni confezione di cibo depositato dal commesso del supermercato sul pianerottolo di casa. Ragazzi costretti a vivere la scuola davanti allo schermo di un computer: nessuna interazione con gli amici e con gli insegnati.

Fuori dalla finestra assoluto spettrale silenzio. E la paura che nonostante l’isolamento quel virus potesse raggiungerci comunque.

L’estate 2020 sembrava l’inizio della ripresa ma ad ottobre il Virus tornò. Nei mesi successivi l’Italia intera diventò la tavolozza di un pittore che spazia dal rosso all’arancione, dall’arancione al giallo dal giallo al bianco.  Gli indici dei contagi avevano il potere di cambiare il colore con cadenza mensile o settimanale. E il colore decideva le libertà concesse e quelle non. Dalla spesa on line si passò alla spesa con ingresso programmato e numero contingentato. La spesa: l’unica solitaria uscita consentita. 

In quei lunghi mesi siamo diventati tutti esperti di mascherine: chirurgiche, FP3, FP2 con filtro , senza filtro. Questo oggetto, indossato gli anni prima solo da qualche turista orientale per limitare gli effetti negativi dello smog,  diventò l'accessorio assoluto di ogni outfit. Poi finalmente la prima svolta. Nella primavera 2021 il primo vaccino: sono state somministrate le prime dosi con tutte le polemiche che lo hanno accompagnato e finalmente con il Green Pass ci siamo sentiti un po’ più sicuri ma ancora per gran parte del 2022 abbiamo convissuto con la pandemia. Con il passare dei mesi i contagiati hanno presentato sintomi sempre più lievi/simili nella maggior parte dei casi a quelli di una influenza stagionale.

E mentre il virus smetteva di fare paura, la guerra in Ucraina ha preso il sopravvento e il virus è subito sparito da trasmissioni televisive e dialoghi delle persone.

Sono trascorsi tre anni da quel Febbraio 2020, siamo tornati alla vita di prima, ma due anni sono rimasti sospesi. Per chi ha avuto la fortuna di poter lavorare per tutto il periodo in smart working isolato tra le mura della propria casa, la sensazione più comune del ritorno alla "normalità" è stata quella di incontrare amici, colleghi e conoscenti e parlare con loro di un ieri lontano due anni come se fosse stato lontano solo poche ore. Due anni scanditi da abitudini, ritmi e quotidianità diverse e per molti aspetti non vissuti.


*Ipotesi complottista: il virus e l'epidemia sono una nuova arma biologica.

Ipotesi errore: virus prodotto in laboratorio per valutare la capacità di causare l'infezione da Covid nelle vie aeree umane e diffusosi accidentalmente

Ipotesi selezione naturale: un virus che dai pipistrelli sarebbe passato ai pangolini e da questi ultimi all’uomo, fortificandosi attraverso successive mutazioni genetiche.


Nessun commento:

Posta un commento