mercoledì 29 ottobre 2008

La 50!

Qualche giorno fa mi ha telefonato Antonio, mio marito: era sulla 50, la nostra linea e voleva semplicemente ricordarmelo.
Mio marito non è un autista dell’ATM né tantomeno mi informa tutte le volte che cambia mezzo di trasporto, ma la 50 è per noi il ricordo di un evento lontano nel tempo e forse lo sarebbe anche nei ricordi se non fosse che ha cambiato due vite.
Era un venerdì sera di inizio novembre, non so se piovesse o meno, ma per il fatto stesso che fosse novembre mi piace pensare che piovesse, quindi era un piovoso venerdì sera di inizio novembre ed entrambi uscivamo dall’ufficio. Non ricordo dove stesse andando lui, di certo io dovevo correre al treno perché avevo un appuntamento diciamo con un amico.
Ci sediamo negli ultimi posti, nei sedili a quattro, uno di fronte all’altro.
Io indossavo nell’ordine una camicia, una giacca e un giaccone e per un autobus riscaldato era davvero troppo. Avevo caldo e l’essere vestita a cipolla fu inizialmente d’aiuto, ma avevo molto caldo. "Accidenti questo finestrino è rotto? Si soffoca!". Non stavo parlando a lui, lo so bene che non si parla con gli sconosciuti, se poi hanno un aspetto poco raccomandabile peggio ancora: parlavo tra me e me a voce alta come faccio abitualmente. Non si accettano commenti o insinuazioni sul fatto che io parli tra me e me a voce alta, potrei accettare qualche critica sul fatto che avessi giudicato Antonio un tipo poco raccomandabile ma lo dovete conoscere bene per pensare il contrario. Di fatto quella sera era decisamente mal vestito e poco curato, con la barba incolta da giorni e l’espressione stanca, l’unica nota che stonava era un sole 24 ore che spuntava dalla tasca del giaccone: un sole sciupato e ripiegato che sembrava fosse stato studiato più che letto, un sole che poteva aver anche raccolto dopo aver pulito le scrivanie degli uffici e che avrebbe potuto reciclare in mille modi per quel che ne sapevo io. Senza nulla togliere al nobile lavoro di chi pulisce le scrivanie tutti i giorni o che dovrebbe farlo, l’insieme degli elementi erano decisamente a suo sfavore.
"Aspetta provo io!".
Ancora oggi non so se sia mai riuscito ad aprire il finestrino: lui sostiene di sì e io di no; ma quel finestrino ha dato il là a trenta minuti circa di conversazione. Non trenta minuti idilliaci ma di imbarazzo e di gaf continue.
Lui: "Lavori là dentro? Ma ti piace? Io non sopporto quei tipi che lavorano per società come l’Accenture che se la tirano tanto e poi non fanno nulla se non slide che vengono riviste cinquanta volte prima che la forma sia così perfetta da avere il sopravvento sul contenuto! Tu per chi lavori?". "Io veramente sono una consulente di Ernest & Young". Gelo.
Per chi non lo sapesse la società per cui lavoravo era abbastanza simile ad Accenture e anche io facevo le solite noiose e spesso inutili slides che venivano riviste cinquanta volte e forse anche cinquantuno; lui questo lo sapeva e se non lo avesse saputo l’avrebbe capito in quel momento dal mio sguardo.
"E tu?".
"Ma io perdo tempo, cazzeggio". Ecco l’avevo detto io che era poco raccomandabile. "Adesso mi sono iscritto anche ad un corso di teatro per occupare il tempo!".
Visto che lo stare zitta non è esattamente una delle cose che mi riesce meglio nemmeno davanti ad un apparente scapestrato: "Teatro? Ho visto l’Amleto lo scorso week end. Mi ha colpito molto la colonna sonora, un tale Bregovic che non conoscevo".
A dire il vero mi aveva colpito soprattutto Kim Rossi Stuart nei panni di Amleto ma non era nè il momento né la persona a cui dirlo. "Bregovic? Quello che ha composto la colonna sonora di alcuni film di Kusturika. Il regista di Underground, Gatto Nero, Gatto Bianco. Dai che lo conosci!". Imbarazzante, terribilmente imbarazzante. Io Kusturika non lo conoscevo, la mia conoscenza o meglio la mia coscienza cinematografica era molto lontana da Kusturika. Avevo visto nove volte Pretty Woman e altrettante volte Dirty Dancing, questi erano i miei film: film impegnativi più che impegnati, film che dovevi guardare con attenzione per non perdere ogni fotogramma che riprendesse Richard Gere o Patrick Swayze.
"Che gli rispondo?" fingere ignoranza per adattarsi a chi è più ignorante di te è facile ma fingere una cultura che non hai è ridicolo e allora: "Veramente non lo conosco ma mi hai dato una buona idea per il week end, ho appena fatto la tessera al Blogbuster".
Un po’ di sincerità ci voleva ma non troppa e quindi su Pretty Woman e Dirty Dancing silenzio.
I minuti passano e la conversazione continua. Sarà anche stato l’addetto pulizie ma era piacevole conversare con lui, aveva tanti interessi: teatro, cinema, poesia. Aveva anche un indirizzo di posta elettronica!
Ci salutiamo.
Sul treno mi chiama una amica: "Sai ho conosciuto un tipo sull’autobus, sembrava fiorentino dall’accento, un tipo strano ma interessante! Comunque sto arrivando, dove ci troviamo, bla bla bla".
Dopo un discreto week end in cui avevo rimosso l’incontro con il fiorentino, apro il pc e trovo una mail di invito al caffè. Ci vado e ritorno con un cd con le musiche di Bregovic, forse non l’intero repertorio ma quasi.
Era solo l’inizio ed era Altamurano!

3 commenti:

  1. Come hai fatto a scambiare l'accento di Antonio per fiorentino?

    filo

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  2. Dici che è tanto evidente l'accento Barese? Altamurano pardon?

    Dicono che l'amore è cieco il mio era sordo :-)

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  3. Non è possibile!!!!!! Antonio un fiorentino? Quando l'ho conosciuto anche a me è sembrato strano, questo si, d
    iciamo diverso da tutta la famglia, ma.......fiorentino mai!!!!!Lucia

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